Cronaca

Rimodulazione del piano di riequilibrio, Intravaia: “Manovra diversiva o trappola per il consiglio?”

“L’adesione del Comune di Monreale alle norme che consentono una rimodulazione del Piano di riequilibrio finanziario (meglio note come “Salva Napoli”), lungi dall’allontanare dalla città lo spettro del dissesto, rischiano di farla precipitare nel caos totale”.  Ne è convinto il Consigliere Marco Intravaia che, ieri pomeriggio, non ha potuto partecipare al Consiglio comunale a causa di appuntamenti istituzionali che lo vedono impegnato accanto al presidente della Regione, Nello Musumeci. Intravaia si è detto “molto dispiaciuto per non avere potuto esprimere il suo voto contrario alla delibera approvata ieri”; confortato nella sua posizione dalle parole del capo della burocrazia comunale, il segretario, Domenica Ficano, che si è detta scettica sulla possibilità di rimodulare il Piano nell’arco di 45 giorni, anche in caso di riscontro positivo dal parte della Corte dei Conti e del ministero dell’Interno.

“Sebbene non determinante – ha chiarito Intravaia – avrei voluto esprimere il mio dissenso a questa iniziativa che nulla otterrà se non, nella migliore delle ipotesi, il procrastinare la dichiarazione di dissesto appena di qualche mese, poiché non è pensabile, salvo gridare al miracolo, che la situazione finanziaria del comune possa essere risolta in così poco tempo. Nella peggiore delle ipotesi, invece, potrebbe fare fuori in un sol colpo il Consiglio comunale, lasciando a Capizzi e alla sua giunta dimezzata le chiavi della città. Perché, non dimentichiamolo, il sindaco Piero Capizzi è senza il plenum della sua Giunta, cioè non è in grado di gestire l’ordinario, figuriamoci di assumersi una tale responsabilità di fronte alla città. Lo stesso segretario comunale Ficano ha chiarito che gli uffici non sono nella condizione di riformulare il Piano in un termine così perentorio di 45 giorni. Quindi delle due l’una: o è una manovra per prendere tempo o una strategia del sindaco per restare con le mani libere fino alla fine del mandato”.

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