Palermo

Mafia, maxi operazione dei carabinieri: azzerati i mandamenti San Lorenzo e Resuttana

Dopo i recenti blitz allo Zen, a Borgo Vecchio e a Santa Maria di Gesù, oltre 200 Carabinieri di Palermo, supportati da due elicotteri del 9° Elinucleo di Boccadifalco, da 5 unità cinofile del Nucleo di Palermo Villagrazia, da militari del 12° Reggimento Carabinieri Sicilia e dello Squadrone Carabinieri Eliportato “Cacciatori Sicilia”, su delega della Procura distrettuale di Palermo, stanno eseguendo – nei mandamenti mafiosi di San Lorenzo e Resuttana – un provvedimento restrittivo emesso dal Gip del Tribunale di Palermo nei confronti di 25 indagati, ritenuti a vario titolo responsabili di associazione mafiosa, estorsione consumata e tentata, danneggiamento, favoreggiamento personale, ricettazione, tutti commessi con l’aggravante del metodo e finalità mafiosi.

L’indagine rappresenta la logica prosecuzione delle pregresse operazioni condotte nei confronti degli affiliati ai mandamenti mafiosi di San Lorenzo e Resuttana, quali “David” (2005), “Eos“ (dal 2008 al 2010), “Oscar “ (2011) e, in ultimo, “Apocalisse” (giugno 2014). L’indagine ha permesso di: ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali delle famiglie mafiose di “San Lorenzo”, “Partanna Mondello”, “Tommaso Natale” e “Pallavicino/Zen” (tutte appartenenti al mandamento di “San Lorenzo”) e della famiglia mafiosa di “Resuttana” (facente invece parte dell’omonimo mandamento unitamente alle famiglie mafiose di Acquasanta e Arenella); cristallizzare la storica riconducibilità del mandamento di Resuttana alla famiglia Madonia, evidenziando anche il ruolo ricoperto da Maria Angela Di Trapani, moglie dello storico boss di Resuttana, Salvino Madonia, colui che il 29 agosto del 1991 uccise Libero Grassi; rivelare come cosa nostra, per quanto depotenziata dai risultati investigativi e giudiziari, dimostri ancora la sua perdurante capacità di avvalersi della forza di intimidazione e del vincolo associativo per costringere i commercianti ad accettare l’imposizione del pizzo. LE FOTO DEGLI ARRESTATI.

Le indagini hanno anche consentito ai militari di: documentare l’attuale riconducibilità del mandamento mafioso di Resuttana alla famiglia Madonia, nonostante il decesso dello storico capomafia, Francesco, il cui controllo veniva mantenuto attraverso Sergio Napolitano e Salvatore Lo Cricchio, rispettivamente cugino e zio di Mariangela Di Trapani, moglie dell’ergastolano Salvatore Madonia, detto Salvino. I militari hanno individuato i nuovi reggenti dei mandamenti mafiosi di San Lorenzo e di Resuttana, già designati successori nella costanza della reggenza dei rispettivi predecessori. In manette è finita la componente soggettiva dei due mandamenti mafiosi attraverso cui venivano realizzate le finalità illecite dell’associazione mafiosa ed è stato possibile individuare i mandanti e gli autori di numerose estorsioni, tentate e/o consumate, nei confronti di imprenditori e commercianti della zona di riferimento, costretti al versamento a cosa nostra di somme di denaro per evitare ritorsioni che, in alcune circostanze, sono avvenute e sono state documentate. Durante le indagini si è scoperto anche l’interesse di cosa nostra nei confronti dell’ippodromo di Palermo, e si è potuto tracciare i contorni dell’interesse mafioso verso il settore delle scommesse online, attuato sul territorio mediante la logica dell’imposizione mafiosa. Uno dei retroscena emersi è quello del progetto di uccisione di un mafioso. La sua colpa? Aver patteggiato una pena. La vittima designata da Cosa nostra, come emerge dall’inchiesta coordinata dalla Dda di Palermo, era Giovanni Niosi. A salvargli la vita, come emerge dall’indagine, è stata solo la mediazione di alcuni boss del clan di Porta Nuova.

I particolari dell’operazione denominata “Talea” saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che, si terrà presso la Palazzina “M” della Procura di Palermo, presieduta dal Procuratore Capo – Francesco Lo Voi, dal Procuratore Aggiunto – Salvatore De Luca e dal Comandante Provinciale dei Carabinieri di Palermo – Colonnello Antonio Di Stasio.

LE INDAGINI

Nello specifico, nel mese di agosto 2015 si assisteva alla nomina a reggente del mandamento di Resuttana Giovanni Niosi, grazie all’interessamento di Mariangela Di Trapani. Sin da subito, Sergio Macaluso e Pietro Salsiera manifestavano una grande insofferenza nei confronti di Niosi, ritenendolo inadeguato e in malafede, accusandolo di molteplici mancanze, tra cui: il patteggiamento durante il processo scaturito dall’operazione “Addio pizzo 5”, scelta che violava i “pilastri del galateo mafioso” a cui deve attenersi ogni uomo d’onore; il mancato sostentamento economico di Tommaso Contino, da cui scaturiva una vera e propria indagine interna finalizzata a verificare la veridicità delle lamentele del figlio del boss detenuto. In tale contesto, Sergio Macaluso, che in passato aveva già consegnato somme di denaro destinate esplicitamente al mantenimento di Contino, tratteneva in una circostanza parte del denaro proveniente dalle estorsioni, rifiutandosi di consegnarla a Giovanni Niosi, temendo che questi se ne potesse appropriare, così come avvenuto in altre circostanze; l’ermetismo nella conduzione delle attività estorsive realizzata da Giovanni Niosi, tenendo all’oscuro gli altri affiliati di vertice che non erano, quindi, in condizione di valutare la consistenza della “cassa mafiosa”; la direzione mafiosa proiettata su un vastissimo territorio che comprendeva le principali famiglie del mandamento di Resuttana e di San Lorenzo.

“La destituzione di Giovanni Niosi – spiegano i militari – era molto lunga e complessa ed avveniva in primo luogo, per effetto di un processo decisionale maturato all’interno del mandamento, previa acquisizione del placet di Mariangela Di Trapani che lo concedeva soltanto di fronte a prove univoche ed incontrovertibili. In un secondo momento coinvolgeva gli esponenti di vertice dei mandamenti mafiosi palermitani di Porta Nuova e di Passo di Rigano. In particolare, Paolo Calcagno, reggente del mandamento di Porta Nuova (sino al suo arresto avvenuto, nel dicembre 2015, nell’ambito dell’operazione “Panta Rei”), intervenne, tra l’altro, bloccando i progetti di uccidere Giovanni Niosi. Calcagno chiedeva che Giovanni Niosi fosse demansionato, piuttosto che estromesso, pur riconoscendo la validità delle intranee decisioni adottate, in maniera autonoma, dai mafiosi del mandamento di Resuttana.

I carabinieri hanno ricostruito buona parte della componente soggettiva del mandamento di San Lorenzo che risultava diretto da Francesco Paolo Liga, autorevole uomo d’onore della famiglia mafiosa di Tommaso Natale e figlio dell’ergastolano Salvatore detto “tatuneddu”, famoso perché bruciava i cadaveri delle sue vittime nella graticola della sua abitazione di Fondo De Castro. Liga veniva era interessato dal processo di destituzione di Niosi perché quest’ultimo lo coadiuvava nella gestione operativa del mandamento. Le indagini, infatti, documentavano come fosse in atto una forte sinergia tra i mandamenti di Resuttana e San Lorenzo dovuta all’azzeramento delle rispettive componenti per effetto dell’inchiesta Apocalisse. Indagine consentì all’epoca di identificare gli affiliati dediti all’imposizione del “pizzo” che agivano sul territorio di Tommaso Natale e Partanna Mondello e di individuare gli affiliati che si occupavano della borgata dello Zen che risultavano diretti da Massimiliano Vattiato.

L’indagine “Talea” ha consentito di scoprire il modus operandi dei mafiosi da cui emerge uno spaccato in cui cosa nostra, per quanto depotenziata dai risultati investigativi e giudiziari, dimostra la sua perdurante capacità di avvalersi della forza di intimidazione e del vincolo associativo per assoggettare i commercianti, piegandoli ad accettare l’imposizione del pizzo. Sono infatti documentati 33 episodi di estorsione, 22 tentate e/o consumate nei confronti di 5 attività imprenditoriali e 17 commerciali, incendi ed intimidazioni attuate attraverso le classiche metodologie mafiose. Tra gli episodi registrati quello della sera del 6 giugno 2015 a Palermo, con un grave atto intimidatorio ai danni di un’attività commerciale e la notte del 14 agosto 2015 un incendio ai danni di una concessionaria di autovetture a Partinico. Inoltre, è emerso l’interesse del mandamento mafioso di Resuttana sull’ippodromo di Palermo, al cui interno veniva esercitato un controllo delle corse e delle scommesse, che consentiva, in conseguenza, all’organizzazione mafiosa di reperire liquidità economica. Il controllo dell’ippodromo avveniva attraverso un referente che si impegnava a versare, mensilmente, una somma di denaro destinata alla cassa della famiglia mafiosa di Resuttana.

LE FOTO DEGLI ARRESTATI
SOGGETTI SOTTOPOSTI A ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE

1. BONANNO Filippo, nato a Palermo il 18 ottobre 1962, ivi residente;
2. CALDERONE Ignazio, nato a Palermo il 28 febbraio 1985, ivi residente;
3. DI MAIO Vincenzo, nato a Palermo il 29 ottobre 1944, ivi residente;
4. DI NOTO Francesco, nato a Palermo il 13 settembre 1989, ivi residente;
5. DI TRAPANI Maria Angela, nata a Cinisi il 30 aprile 1968, ivi residente;
6. FARINA Renato, nato a Palermo il 16 gennaio 1962, ivi residente;
7. LA BARBERA Antonino, nato a Palermo il 16 novembre 1956, ivi residente;
8. LIGA Francesco Paolo, nato a Palermo il 18 novembre 1964, ivi residente;
9. SALSIERA Pietro, nato a Palermo l’1 settembre 1958, ivi residente;
10. SCHIERA Fabio, nato a Palermo l’8 dicembre 1973, ivi residente;
11. SPATARO Corrado, nato a Palermo il 20 novembre 1984, ivi residente;
12. VATTIATO Massimiliano, nato a Palermo il 10 luglio 1974, ivi residente;
13. NAPOLITANO Sergio, nato a Palermo il 9 luglio 1967, ivi residente;
14. NIOSI Giovanni, nato a Palermo il 24 ottobre 1954, ivi residente;
15. CATANZARO Antonino, nato a Palermo il 28 marzo 1992, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
16. CRIVELLO Lorenzo detto “Renzo”, nato a Palermo il 7 luglio 1982, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
17. LO CRICCHIO Salvatore, nato a Partinico (PA) il 29 maggio 1945, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
18. MACALUSO Sergio, nato a Palermo il 22 maggio 1973, ivi residente (detenuto presso il carcere di Caltagirone);
19. MAMMI Domenico, nato a Palermo l’8 maggio 1975, residente a Bagheria (detenuto presso il carcere di Sciacca);
20. MARANZANO Vincenzo, nato a Palermo il 4 settembre 1972, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
21. SALAMONE Pietro, nato a Palermo il 31 luglio 1980, ivi residente (detenuto presso il carcere “Pagliarelli” di Palermo);
22. SGROI Giuseppe, nato a Palermo il 6 aprile 1979, ivi residente in Via Perpignano nr. 147, veniva individuato in altro Stato dell’Unione Europea.

SOGGETTI SOTTOPOSTI ALLA MISURA DEGLI ARRESTI DOMICILIARI

23. MANITTA Giovanni detto “Gianluca”, nato a Palermo il 26 luglio 1985 ivi residente;
24. CASELLA Stefano, nato a Palermo l’ 1 dicembre 1978, residente a Belmonte Mezzagno (PA);
25. TUMMINIA Antonino, nato a Belmonte Mezzagno il 21 Novembre 1970, ivi residente.

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