Mafia, Riina in fin di vita: il capo dei capi è in coma

Redazione

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Mafia, Riina in fin di vita: il capo dei capi è in coma

16 Novembre 2017 - 19:16

Il boss corleonese Totò Riina che compie oggi 87 anni,  è in fin di vita. E’ in coma da due giorni dopo due interventi chirurgici. Arrestato il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza, è ancora considerato dagli inquirenti il capo indiscusso di Cosa nostra. Dopo i due interventi, i medici avevano avvertito i familiari che difficilmente li avrebbe superati. Alcuni mesi fa, si era pensato che il boss potesse lasciare il carcere a causa delle precarie condizioni di salute, ed era stata la Cassazione a chiedere – visto le condizioni di salute – al Tribunale di Bologna di motivare adeguatamente la permanenza di Riina in carcere a Parma. In quell’occasione la richiesta era stata negata perché il personaggio “gode – spiegavano – di estrema attenzione e rispetto della sua volontà, al pari di qualsiasi altra persona che versi in analoghe condizioni fisiche”. In più era stato manifestato che Riina, benché in condizioni di salute critiche potesse esercitare ancora un potere criminale nel caso in cui avesse fatto ritorno a Corleone. Alla fine il capo di Cosa Nostra era rimasto ricoverato nel reparto ospedaliero del carcere di Parma, dove si trova tuttora. A confermare che al boss rimane poco tempo è il provvedimento del ministro della Giustizia Andrea Orlando, che, con il parere positivo della Procura nazionale antimafia e dell’amministrazione penitenziaria, ha firmato il permesso per i figli di Totò Riina che potranno stargli vicino. l figlio maggiore del boss Salvo ha anche postato un messaggio su Facebook: “Per me tu non sei Totò Riina, sei il mio papà. E in questo giorno per me triste ma importante ti auguro buon compleanno papà. Ti voglio bene, tuo Salvo”. Totò Riina sta scontando una pena cumulativa di 26 ergastoli, l’accusa più grave è quella per gli attentati in cui persero la vita i magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme alle rispettive scorte nel 1992. E’ invece ancora imputato nel processo per la cosiddetta trattativa Stato – mafia, processo in cui ha sempre seguito le udienze in videoconferenza fino a quando la salute glielo ha permesso.

 

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