Palermo

Mafia, sequestro da 1,6 milioni a quattro boss palermitani

Beni per un valore complessivo di circa 1.600.000 euro. E’ il bilancio del sequestro effettuato dalla Guardia di Finanza di Palermo, al termine di indagini della Procura della Repubblica, rivolte a elementi di spicco di “cosa nostra”.

Tra questi spicca Giovanni Bosco (classe 1956), già reggente della famiglia mafiosa palermitana di “Boccadifalco – Passo di Rigano” ed in carcere dal 2001 per associazione a delinquere di tipo mafioso. Infatti, le indagini a suo tempo svolte hanno permesso di dimostrare come Bosco avesse partecipato a numerose riunioni con importanti esponenti dell’organizzazione mafiosa di altri mandamenti, tra i quali:

Giulio Caporrimo (reggente del mandamento di “Tommaso Natale”);
Andrea Luparello (uomo d’onore della famiglia di “Tommaso Natale”);
Cesare Lupo (reggente del mandamento di “Brancaccio”);
Antonino Sacco (detto “Sacchiteddu”, uomo d’onore della famiglia di “Ciaculli”);
Giuseppe Arduino (uomo d’onore del mandamento di “Brancaccio”);
Salvatore Seidita (reggente del mandamento della “Noce”);
Gaetano Maranzano (del mandamento della “Noce”);
Giuseppe Calascibetta (uomo d’onore della famiglia di “Santa Maria di Gesù” ucciso a colpi di pistola a Palermo il 19 settembre 2011).

Le indagini condotte dalle Fiamme Gialle del Gico hanno, inoltre, consentito di individuare altri soggetti responsabili di aver illecitamente accumulato ingenti patrimoni e che, per tale motivo, sono stati colpiti dalla misura di prevenzione patrimoniale. Si tratta, in particolare, di:

Giacomo Vaccaro (classe 1955), condannato in via definitiva e ritenuto vicino al noto Giuseppe Guttadauro (classe 1948);
Girolamo Celesia (classe 1968), elemento di spicco della famiglia mafiosa di Palermo-Brancaccio, condannato anch’egli nel 2015;
Pietro Mansueto (classe 1960), indicato da numerosi collaboratori di giustizia come prestanome dei Lo Piccolo, egemoni nel mandamento mafioso di Palermo – San Lorenzo e ritenuto, in passato, soggetto in procinto di essere “formalmente” affiliato a “cosa nostra”.

Tra i beni sequestrati: un ampio terreno con annesso fabbricato a Palermo, in viale Regione Siciliana, di Pietro Mansueto; una società di distribuzione di bevande di Girolamo Celesia; un villino a Campofelice di Roccella, riconducibile a Giacomo Vaccaro; un’attività economica nel settore della ristorazione, intestata al figlio di Giovanni Bosco, nella piazza del borgo di Boccadifalco.

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