Spettacoli, “E fu fatta” esordisce col botto al Ditirammu di Palermo

Edoardo Ullo

Eventi

Spettacoli, “E fu fatta” esordisce col botto al Ditirammu di Palermo

14 Marzo 2017 - 14:59

Lo spettacolo di Maurizio Bologna ripercorre la storia (non quella scritta sui libri) del Regno di Sicilia fino all’unità d’Italia per concludersi alla Seconda Guerra Mondiale. La storia la scrivono i vincitori. La fanno i vincitori. La si legge nei testi scolastici ma anche nella stragrande maggioranza dei giornali, delle opere e – in tempi più recenti – la si ripercorre anche nei film ed in televisione. Tuttavia, da qualche tempo, anche l’altro punto di vista della storia trova sempre più spazio e considerazione. Il racconto dei vinti, infatti, comincia ad avere seguiti e considerazione. Un esempio lampante, ed anche clamoroso, lo si ebbe con “Lettere da Iwo Jima”, film di Clint Eastwood del 2006 che raccontava la battaglia di Iwo Jima nella Seconda Guerra Mondiale dal punto di vista dei giapponesi… ma questa è un’altra storia. Al teatro-museo Ditirammu, una piccola perla nel pieno centro storico di Palermo, è andato in scena nel fine settimana “E fu fatta”, uno spettacolo di narrazione, musica e balli che racconta la storia della Sicilia e del Meridione fino all’unità d’Italia ed oltre con conclusione alla Seconda Guerra Mondiale. Una racconto che si basa sul punto di vista di un uomo del Sud. Ben diverso da quello che si studia a scuola ma ugualmente parte della storia nonché faccia diversa della stessa medaglia.

Firmato, narrato e cantato da Maurizio Bologna (nella foto), estroso attore ed autore palermitano in ascesa (di recente ricordiamo le sue presenze di rilievo in “In Guerra per Amore” di e con PIF ma anche nella mini-serie TV “La mafia uccide solo d’estate”), lo spettacolo vuole fare riflettere su diversi aspetti. E lo fa con ritmo, efficacia, grazia ed ironia. Amara ironia, quella capace di strappare tante risate ed applausi a scena aperta ma al tempo stesso di commuovere e di far masticare amaro. Troviamo una interessante cronistoria di quello che fu la Sicilia, e più in generale, il Sud della penisola che non fu solo terra di conquista. Ne elenca le sue virtù (in pochi sanno che in questa parte d’Italia ci siano tanti primati interessanti, e documentati, in ogni campo, dalla cultura all’industria, alla scienza), ma anche le sue disgrazie e disavventure accennando anche a tragedie ed eccidi compiuti nella nostra terra in nome dell’Unità d’Italia che in molti, in troppi, non conoscono. Barbarie che hanno avuto per vittime bambini, donne, vecchi, gente indifesa come nelle più sporche delle guerre. Si arriva ad un affresco che ci presenta un Meridione vittima in primis ma al tempo stesso incapace di muoversi e di difendersi al punto da diventare “colpevole” (almeno in parte) delle proprie disgrazie. Un monito per riflettere e rimboccarsi le maniche per risalire la china e scrollarsi una insana indolenza che è, probabilmente, il nemico più grande del nostro pensiero e del nostro modo di vivere.

Tra un episodio storico e l’altro il lavoro di Bologna propone un’antologia di brani del tempo in siciliano ed in napoletano, da “Palumella” a “U surdato innamuratu” con “Tammuriata Nera”, a “A Rumba de scugnizzi” e “Malarazza” grazie ai musicisti Salvo Capizzi (chitarra), Katia Raineri (violino), Alessio Tarantino (percussioni), del piccolo Francesco Bologna (8 anni) e delle ballerine Chiara Bologna e Federica Pollari che hanno ingentilito la scena con le loro movenze e la loro interpretazione nella narrazione di alcuni scorci storici.
Uno spettacolo da vedere e da far conoscere che molto probabilmente sarà riproposto sempre al Ditirammu in estate.

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