Palermo

“Misericordia pronta a sorprenderci”, il messaggio dell’arcivescovo Lorefice

La Misericordia, “non si chiude con le porte sante del Giubileo, ma rimane spalancata pronta a sorprenderci. Come sempre”, il Messaggio dell’Arcivescovo di Palermo Monsignor Corrado Lorefice per l’Avvento. Dopo la suggestiva e intensa Veglia di Avvento di sabato scorso tenutasi in Cattedrale, l’Arcivescovo Corrado Lorefice, invita i fedeli a riflettere sul tempo di avvento e sull’anno della Misericordia che si è appena concluso, sottolineando la bellezza della Misericordia, del meditare, pregare e vivere le Sacre Scritture. Ecco il testo:

Care sorelle e cari fratelli, gioia e pace nel Signore Gesù. È arrivato, puntuale come sempre, il tempo di Avvento. Tempo in cui ogni desiderio di futuro si lascia educare dal dono del futuro di Dio che viene a noi. Tempo in cui ogni progettualità, seppur buona e necessaria, si pone in ascolto di quanto Dio semina in tutti gli uomini, credenti e non-credenti. E così i bisogni diventano desideri ed il nostro “io” impara a fidarsi del “tu” di Dio, del dono che sopravanza ogni speranza. Inizia così un nuovo anno liturgico, portatore dell’abbondanza della grazia di Dio e della sua misericordia. Sì, ancora una volta la misericordia di Dio.

Essa infatti non si chiude con le porte sante del Giubileo, ma rimane spalancata pronta a sorprenderci. Come sempre. Bene, allora, ha fatto papa Francesco a ricordarci questa grande verità dottrinale ed esistenziale con la Lettera Apostolica Misericordia et misera (MM), al cui inizio pone la splendida icona dell’incontro tra Gesù e l’adultera. Voglio anche io soffermarmi un po’ con tutti voi, amati fratelli e figli di questa Chiesa di Palermo, su questo stesso brano, perché della sua luce risplenda il tempo di avvento di questo anno.  Tutti gli uomini che erano intorno alla donna, pronti a lapidarla in nome della Legge, sono andati via. A partire dai più anziani. E tuttavia, il vangelo di Giovanni (cfr 8,9) ci dice che Gesù e la donna continuano a restare in mezzo. In mezzo a chi? Tutti sono andati via. Ma noi no. Noi che oggi siamo gli uditori della Parola, di quello stesso Gesù che parla a tutte le donne e a tutti gli uomini di ogni tempo e di ogni spazio, continuiamo a restare intorno a Gesù e alla donna. A Gesù perché ci interessa la sua Parola di vita e di salvezza, che ogni giorno ci ricrea in uomini nuovi. Alla donna perché non è più il capro espiatorio di tutti i nostri peccati, la mela marcia che guasta tutte le altre mele e quindi da eliminare, ma piuttosto l’icona del nostro peccare: “chi non ha peccato, scagli la prima pietra” (Gv 8,7).

Questa donna, senza alcun nome proprio, ci rappresenta tutti. Non solo nel nostro peccato, ma soprattutto nell’accoglienza piena di stupore nei confronti della misericordia di Dio a lei donata. Sì, perché ciascuno di noi può peccare e anche desiderare il perdono per i propri peccati, ma ricevere il perdono senza aver scontato la giusta pena, fissata dalla legge, questo no! Bisogna che ognuno paghi il prezzo di quello che ha fatto. E questa non è solo un’esigenza della società, codificata dalla legge, ma è anche – direi meglio, soprattutto – un’esigenza di ogni peccatore. Bisogna sempre pagare il prezzo. Non esistono cose gratis. Almeno per gli uomini. Ma Dio no. Dio non pensa secondo gli uomini. Dio ci sorprende sempre, perché è gratuità, gratuità pura. E avvolge con lo spazio della sua misericordia il nostro peccato.

E così la misericordia non avviene come risultato di un cammino di espiazione, regolato dalla legge, perché “fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina. C’è un valore propedeutico nella legge (cfr Gal 3,24) che ha come fine la carità (cfr 1Tm 1,5). Tuttavia, il cristiano è chiamato a vivere la novità del Vangelo, «la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù» (Rm 8,2). Anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina” (MM 11). È questa allora la bellezza della misericordia. Essa è una realtà così centrale nella Rivelazione che Dio ha offerto di se stesso, che ne risulta la stessa sintesi. Non si può comprendere Dio se non si entra nello spazio di una misericordia donata. Ecco perché la misericordia “non può essere una parentesi della vita della Chiesa, ma costituisce la sua stessa esistenza, che rende manifesta e tangibile la verità profonda del Vangelo. Tutto si rivela nella misericordia; tutto si risolve nell’amore misericordioso di Dio” (MM 1). La misericordia è il modo concreto con cui Dio esprime il suo amore ad ogni uomo e ad ogni donna. E la Chiesa non ha altro scopo che essere il luogo in cui si annuncia e si vive la misericordia di Dio.

Incontrandola, ogni uomo ed ogni donna entrano nel gioco della gratuità di Dio e imparano a ricevere, senza diffidenze e resistenze, il perdono di Dio. “È per questo motivo che nessuno di noi può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona. La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita. È così che si manifesta il suo mistero divino. Dio è misericordioso (cfr Es 34,6), la sua misericordia dura in eterno (cfr Sal 136), di generazione in generazione abbraccia la persona che confida in Lui e la trasforma, donandole la sua stessa vita” (MM 2). Il valore assolutamente centrale della misericordia emerge in tutti gli ambiti della Chiesa. Non c’è nessun luogo veramente ecclesiale che non sia rivelativo e custode della misericordia di Dio. Ma è soprattutto nella Parola santa di Dio, custodita nelle Sacre Scritture, che risplende il dinamismo della misericordia. L’ascolto della Parola, nei vari modi e contesti possibili e specialmente nella lectio divina (cfr MM 7), è il luogo dove si manifesta alla luce dell’abbondanza della misericordia di Dio la trasformazione del nostro cuore, da cuore di pietra a cuore di carne (cfr Ez 36,26). Nell’ascolto orante della Parola veniamo convinti da Dio stesso.

L’Avvento è tempo di speranza e perciò tempo di gioioso impegno e di fecondo cambiamento. Ci fa aprire alla Parola di Dio che viene ancora a prendere carne in mezzo a noi. È tempo di ascolto del Signore. Lui ci fa guardare il mondo e la storia umana con i suoi occhi. Lui ci parla nella sua Parola e ci conduce per mano verso la trasfigurazione definitiva della storia, quando si accenderà il suo Giorno, il giorno del suo ritorno definitivo come Signore della storia trasfigurata e riscattata dal male, dagli operatori di iniquità e di violenza, dalla guerra, dall’ingiustizia dalla morte, che la Scrittura chiama l’ultimo nemico.  Ecco perché, già a partire da questo tempo di avvento e poi nei prossimi tempi di quaresima e di pasqua, nella nostra amata Chiesa di Palermo siamo chiamati tutti a fermarci ed ascoltare la Parola di Dio. Non un esercizio formale e rituale, ma piuttosto un esercizio esistenziale, un cuore a cuore che trasforma la vita di ogni credente.  Insieme ai Consigli Pastorale e Presbiterale ci siamo detti che quest’anno daremo più spazio all’ascolto di Dio e fra noi. Non c’è migliore occasione di questi centri di ascolto della Parola di Dio per vivere insieme sotto la luce dell’invocazione dello Spirito l’ascolto di Dio e l’ascolto fraterno – lectio e collatio – che poi si trasformano in preghiera contemplativa – oratio e contemplatio –. Il vostro Vescovo è con voi. Lo sapete bene. Cammina con voi. Per primo ascolta la Parola. Per primo vi ascolta. Insieme, nella comune obbedienza a questa Parola di salvezza, procediamo con gioia nei sentieri che Dio ha tracciato per noi in attesa del compimento del Regno, quando il Signore Gesù ritornerà nella gloria.

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