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Omicidio Conigliaro, il marito assassino sarebbe stato vessato dalla moglie

Singolare la richiesta dell’accusa che nel processo d’appello. Per Salvatore Maniscalco, che nell’aprile del 2014 uccise la moglie Concetta Conigliaro, bruciò il corpo e gettò i resti in un bidone. Per lui sono state chieste le attenuanti e uno sconto di pena, perchè il marito sarebbe stato vessato dalla moglie che in più occasioni lo avrebbe perfino picchiato.

Maniscalco in primo grado è stato condannato a 20 anni di carcere. L’uomo fu arrestato pochi mesi dopo l’omicidio. Ha più volte cambiato la sua versione dei fatti, dicendo alla fine che la moglie Concetta sarebbe morta sbattendo la testa a terra dopo l’ennesima lite e lui, per paura avrebbe deciso di disfarsi del corpo. Dopo aver bruciato il corpo, lo trasportò in campagna con l’auto di Vincenzo Caltagirone, anche lui condannato in primo grado.

Ma a sorprendere è il fatto che a ricostruire la storia è stata la pubblica accusa e non la difesa. E’ stato infatti il sostituto procuratore generale Giuseppe Fici a sollecitare alla corte d’assise d’appello di Palermo una riduzione della pena da 20 a 16 anni, ricostruendo il contesto in cui è maturato l’omicidio.

I ripetuti atti di violenza ai quali Concetta Conigliaro, 27 anni, madre di due bambine, avrebbe sottoposto il marito che poi, avrebbe ucciso la donna con un’arma mai identificata per poi bruciarla. Il procuratore ha chiesto di rivedere anche la condanna di Vincenzo Caltagirone per il quale ha sollecitato l’assoluzione mentre ha chiesto la conferma della condanna a 4 anni e 8 mesi per il figlio Antonino Caltagirone.

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