Corruzione, avviso di garanzia al sindaco Piero Capizzi

Redazione

Cronaca

Corruzione, avviso di garanzia al sindaco Piero Capizzi
Con lui indagate dalla Procura della Repubblica di Palermo altre 52 persone, per una presunta organizzazione criminale all'interno dell'"Alto Belice Ambiente spa"

02 Marzo 2016 - 14:22

Le accuse sono di quelle pesanti, “corruzione per un atto d’ufficio e corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio”. Sono questi i reati contestati dalla Procura della Repubblica di Palermo al sindaco di Monreale, Piero Capizzi, raggiunto in questi giorni, da un avviso di garanzia. Insieme a lui, sono indagate altre 52 persone. Lo rivela il quotidiano La Repubblica.

Sono giunte al termine le indagini preliminari che hanno svelato la presenza di una presunta organizzazione criminale all’interno dell'”Alto Belice Ambiente” e che ha coinvolto anche ambienti imprenditoriali e istituzionali del territorio monrealese. La società con sede a Monreale, incaricata del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti all’interno dell’Ato (Ambito Territoriale Ottimale) PA2 costituito da 17 comuni, il 22 dicembre 2014 era stata raggiunta dal decreto di fallimento pronunciato dal Tribunale fallimentare di Palermo.

Siamo a dicembre 2013, in piena emergenza rifiuti, si legge sempre su Repubblica. Il servizio di raccolta presenta delle evidenti falle, le strade sono invase dai rifiuti. Capizzi, ai tempi consigliere comunale, secondo gli inquirenti avrebbe assunto il ruolo di “istigatore o determinatore” di uno degli indagati principali, il caposervizio Pupella ritenuto il regista dell’organizzazione, che avrebbe così acconsentito alla richiesta di un esercente monrealese di smaltire dei rifiuti solidi urbani, ricevendone in cambio panettoni e spumante. Capizzi, che ha nominato quale difensore di fiducia Giuseppe Botta del Foro di Palermo, per questo è finito nei guai

Le indagini risalgono al 2011, in seguito ad alcune denunce che lamentavano carenze e disfunzioni nel servizio di raccolta dei rifiuti. Dai primi accertamenti, svolti dalla stazione dei carabinieri di Altofonte, oltre al riscontro delle carenze nel servizio, emergevano diversi casi di assenteismo dei dipendenti. Gli sviluppi investigativi, curati dalla compagnia dei carabinieri di Monreale, si concentravano su illeciti commessi dagli autisti degli autocompattatori. Veniva accertato che alcuni autisti dei mezzi, nel tragitto verso la discarica di Siculiana, asportavano gasolio dai serbatoi. Questa prima fase dell’attività investigativa aveva portato all’arresto di alcuni autisti colti in flagranza di reato. Da quel momento l’indagine aveva cominciato ad allargarsi e a svelare altri comportamenti illeciti.

Differenti i capi di imputazione formulati dal sostituto procuratore Enrico Bologna. Il filone più corposo riguarda alcuni reati reiterati nel corso degli anni e coinvolge 46 dipendenti della società che, in combutta con i fratelli Antonio e Alessandro Geraci, gestori dell’impianto di distribuzione di carburante Q8 posto sulla SS 186 tra Monreale e Pioppo, convenzionato con la società, avrebbero costituito e gestito un’organizzazione criminale dedita al furto del carburante contenuto nei serbatoi degli autocompattatori di pertinenza della società, e alla falsa attestazione di consumi di carburante a fronte di rifornimenti mai effettuati o effettuati per un quantitativo minore, in modo da consentire un ingiusto profitto ai titolari dell’impianto di distribuzione convenzionato.

Altri reati contestati sono “l’illecito smaltimento di rifiuti pericolosi e non, su commissione di privati corruttori mediante l’indebito impiego di mezzi e risorse della stessa società, condotte fraudolente ai danni della società, falsa attestazione della presenza in servizio di alcuni dipendenti”. Dalle indagini emerge che alcuni colleghi degli indagati non avrebbero accettato di entrare a far parte dell’organizzazione, e per questo avrebbero subito intimidazioni e minacce. La filosofia “aziendale” sarebbe stata quella della compartecipazione di tutti all’attività illecita, per proteggersi l’un l’altro ed evitare fughe di notizie. Al presunto capo dell’organizzazione, Pupella Giuseppe, viene anche contestato di avere appiccato il fuoco alle autovetture dei colleghi Massimo Greco e Salvatore Bruno e di avere danneggiato gli pneumatici dell’automobile del collega Castrenze Campanella. I fatti risalgono agli anni 2012 e 2013. Lo stesso Pupella, assieme ad altri compagni, nel febbraio 2014 avrebbe fatto irruzione nella sede amministrativa della società, per sottrarre la documentazione relativa ai rifornimenti di carburante degli autocompattatori.

Altro filone d’indagine con relativo capo di imputazione riguarda lo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi consegnati da due aziende monrealesi al Pupella e ad alcuni autisti in cambio di denaro. Il servizio sarebbe stato svolto utilizzando i mezzi della stessa società, al costo di 20/30 euro a viaggio. In un episodio sarebbe stato prelevato anche un fusto di amianto.

Abbiamo provato a sentire il sindaco Piero Capizzi, senza però riuscirci

(Fonte Repubblica)

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Un commento a “Corruzione, avviso di garanzia al sindaco Piero Capizzi”

  1. dario ha detto:

    Come nell’altra testata giornalistica voglio esprimere il mio disappunto e sdegno
    In tutto questo magna magna in tutto questo casotto di indagati ” più o meno eccellenti ” rimane il fatto che quelli che ne piangono le conseguenze siamo noi cittadini che versiamo nelle casse del comune i nostri € chi anche con difficoltà per poi sentire e venire a sapere che c’è chi se li ” fotte pari pari senza dare il servizio da noi pagato Sono indignato sempre più pensavo ad una svolta ma invece la solita delusione che schifo

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