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Tredici anni fa moriva Michele Pantaleone, lo scrittore mafiologo

Ricorre oggi, il tredicesimo anniversario della morte dello scrittore mafiologo, come lui stesso amava definirsi per distinguersi dai colleghi definiti “antimafia”, Michele Pantaleone. Nato il 30 novembre 1911 a Villalbra, in provincia di Caltanissetta, nell’entroterra quindi di una Sicilia, allora poverissima, divenne segretario del Partito Socialista Italiano ed attaccò veementemente, uno dei boss più potenti di allora, il concittadino Calogero Vizzini, da tutti riverito ed osannato come Don Calò. Il 16 settembre 1944, segna una tappa tragica ma importante nella vita dello Scrittore, infatti, durante il comizio a Villalba del leader comunista Girolamo Li Causi, gli uomini del Vizzini, pubblicamente additati dal politico alla presenza di Pantaleone, accanto a lui sul palco, fecero fuoco. Lo stesso Li Causi rimase ferito e fu lo stesso Pantaleone a soccorrerlo e ad aiutarlo a mettersi in salvo. Lo scrittore, fu membro attivo del “Movimento Contadino” della Sicilia che si ribellò al latifondo ed alla prepotenza mafiosa e, dal 1947 al 1951, fu Deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, in quel “Blocco del Popolo”, nato dall’unione tra il PSI ed il PCI. Nel 1962, pubblica “Mafia e Politica” che, pur da molti oggi dimenticato. segna una pietra miliare nella storia della Sicilia piche, per primo, svela le collusioni e gli intrighi che portarono la mafia di allora, guidata da Giuseppe Genco Russo di Mussomeli e da Calogero Vizzini, a pianificare, su richiesta del boss italo- americano, originario di Vicari, Salvatore Lucania, tristemente noto come Lucky Luciano, lo sbarco delle truppe del Gen. Patton in Sicilia. Nel 1969 giunge per Pantaleone, l’ambito e prestigioso premio “Vitaliano Brancati”, grazie all’opera di denuncia svolta attraverso la pubblicazione dei volumi “Mafia e droga” e “Antimafia occasione mancata” pubblicati con Enaudi. Nel 1970 il regista cinematografico Giuseppe Ferrara, girò il film “il sasso in bocca”, tratto dall’omonimo libro dello Scrittore di Villalba e nel quale, lo stesso Pantaleone, recitò in una piccola parte. Michele Pantaleone morì in solitudini, nella sua casa palermitana di Via Galileo Galilei, circondato esclusivamente dall’affetto dei suoi famigliari e dalla vicinanza di un omonimo, Gino Pantaleone, il quale oggi, attraverso il suo libro “il Gigante Controvento” (edizioni Spazio e Cultura) sta cercando veementemente di tenere vivo il ricordo e l’opera meritorio del mafiologo siciliano. Pantaleone era inoltre legato da pronto e sincera amicizia con il Maestro Madè, il quale, oltre ai tanti convegni contro la mafia, realizzati in occasione di alcune sue mostre, esposte in giro per l’Italia, ne illustro diversi libri. In suo omaggio ricordiamo i libri che ci ha lasciati, nelle speranza che i più giovani vogliano approfondire la lettura, ricercandoli nelle biblioteche e nelle librerie: – I casi di Villalba ovvero il malcostume amministrativo del paternalismo e delle complicità (Ed. Prilla 1957). – Alcuni aspetti dell’economia agricola siciliana (e. La cartografica 1960). – Mafia e Politica 1943/1962 (ed Einaudi 1962). – Mafia e Droga (ed. Einaudi 1966). – Antimafia occasione mancata (Ed. Einaudi 1969). – Il sasso in bocca – mafia e cosa nostra (ed. Cappelli 1970). – L’industria del potere (ed. Cappelli 1972). – La mafia oggi (ed. LITES 1972). – L’Antimafia in Tribunale (Centro Editoriale del Mezzogiorno 1976). – Un processo a Palermo (Ed. Misuraca 1979). – A cavallo della tigre (ed. Flaconi 1984). – Il sonno e la ragione (editoria ed informazione Sicilia oggi. 1984). – Mafia: pentiti? (Ed. Cappelli 1985). – Mafia e antimafia (ed. Pironti 1992). – Omertà di stato. Da Salvatore Giuliano a Totò Riina (ed. Pronti 1993).

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