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Palermo, non versò 15 milioni di euro allo Stato, imprenditore ai domiciliari

Nella serata di ieri, il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, emessa dal  Gip Giovanni Francolini, su proposta del Dipartimento “Criminalità Economica” coordinato dal Procuratore aggiunto Salvatore De Luca, nei confronti del noto imprenditore palermitano Elio Lupo (38 anni), per aver commesso reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale aggravata, in relazione al fallimento della società a lui riconducibile “Agenzia Ippica del Centro Srl” di Palermo, già titolare di vari centri di raccolta scommesse a Palermo e in altre località dell’isola. La società, amministrata di fatto da Lupo anche nei periodi in cui egli aveva piazzato come rappresentanti legali propri prestanome, è stata dichiarata fallita nel mese di aprile 2013 ed è, quindi, stata successivamente sottoposta ad indagini, finalizzate a verificare la eventuale commissione di ipotesi di bancarotta. Secondo la ricostruzione operata dalle Fiamme Gialle, Lupo, tra il 2007 e il 2012, si sarebbe indebitamente appropriato di quasi 15,7 milioni di euro, somma corrispondente al “monte scommesse” ippiche e sportive effettuate presso i suoi centri di raccolta ubicati nella Regione, omettendo di versarli all’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato. L’indagato, secondo le prospettazioni accusatorie, facendosi consegnare periodicamente dai propri collaboratori ingenti somme in contanti, raccolte dalle giocate dei clienti, avrebbe condotto la società all’insolvenza e, quindi, al fallimento, accumulando fraudolentemente debiti di rilevantissima entità, anche nei confronti dell’Erario per contributi previdenziali e imposte non versate, e lasciando – quindi – insoluti debiti complessivi per oltre 37,4 milioni di euro. L’“Agenzia Ippica del Centro Srl” era stata già stata, tra il 2011 e il 2012, al centro dell’attenzione investigativa del Nucleo di Polizia Tributaria, che la sottopose a verifica fiscale, a causa della quale, Lupo – avendo ormai compreso di aver catalizzato su di sé l’attenzione degli organi investigativi, anche in vista del prevedibile dissesto finanziario della società, che, proprio in quel periodo, stava assumendo concreti contorni – ha cercato di sottrarsi ad ogni responsabilità, spogliandosi delle vesti di amministratore della stessa e facendo assumere, nel gennaio del 2012, la relativa carica di rappresentante legale ad un prestanome a lui riconducibile. Tale prestanome, sebbene la società continuasse ad essere di fatto gestita da Lupo, ha continuato a rivestire formalmente la carica di amministratore fino alla data del fallimento, intervenuto nel mese di aprile 2013. Sulla base degli esiti delle indagini condotte dalle Fiamme Gialle – che hanno, peraltro, portato alla segnalazione alla locale Procura della Repubblica per il concorso nel reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e documentale di altri due soggetti, risultati essere per diversi periodi i formali amministratori della società di raccolta scommesse – Lupo è stato oggetto di specifiche contestazioni di natura tributaria, volte al recupero a tassazione di “proventi illeciti” per 15,7 milioni di euro, costituiti dalle giocate delle quali si era indebitamente appropriato, ed è stato quindi denunciato anche per “omessa e infedele dichiarazione dei redditi”, per gli anni dal 2007 al 2011. I tre indagati sono stati, infine, segnalati dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria alla locale Procura Regionale della Corte dei Conti, in relazione al danno erariale arrecato alle casse dell’Amministrazione dei Monopoli di Stato, per l’omesso versamento dei 15,7 milioni di euro di scommesse raccolte.

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