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Castellammare, il consorzio "fantasma" che pagano i cittadini

Un consorzio diventato improduttivo, due dipendenti prima al “lavoro” in un ufficio senza luce, senz’acqua e senza telefono. Dieci precari passati al Comune che ha appena sborsato la quota associativa (6.930 euro) per un ente che non produce ed attende di essere soppresso. A pagare inutilmente sono gli enti pubblici che ne fanno parte: Castellammare, San Vito, Balestrate, Trappeto, Terrasini e la Provincia di Trapani. La Regione, dopo aver cresciuto nutrendolo corposamente, mantiene il consorzio “Golfo di Castellammare per lo sviluppo del patrimonio ittico” in stato vegetativo assieme ai suoi dieci fratelli siciliani (in totale i consorzi ittici sono undici). Il disegno di legge 197 del 2013, in esame per l’approvazione all’Ars, ha previsto la soppressione. Dunque da un anno l’ente non può svolgere alcuna attività. Per questo il personale, dagli uffici in affitto in viale Leonardo da Vinci, è stato spostato in un ufficio di proprietà della Regione, in corso Garibaldi, dove si trova già la condotta agraria. Lì, però, si trovano i due soli dipendenti rimasti al consorzio ittico. I dieci Asu che vi lavoravano sono adesso al Comune (al quale però, fortunatamente in questo caso non costano). Il consorzio è gestito da un funzionario regionale, Ignazio Gentile, nominato commissario ad acta per 4 mesi. I commissari sono stati nominati in considerazione “della grave situazione finanziaria in cui versano gli enti”. Perciò hanno il compito di “acquisire le risorse finanziarie spettanti all’ente, documenti contabili, gestione del personale”. Fino allo scorso anno il consorzio ha provveduto alla annuale pulizia del mare nelle cale inaccessibili via terra, una delle attività che svolgeva regolarmente, utilizzando l’imbarcazione di proprietà dell’Ente, uno dei beni mobili (c’è anche un’auto) acquistato per circa 200 milioni delle vecchie lire. Originariamente era una stazione biologica marina. Adesso non serve a nulla. Il consorzio ittico Golfo di Castellammare è stato istituito, con legge regionale, nel 1974. Il direttore Paolo Desiderio, spera che “la Regione si decida a ridarci la possibilità di lavorare in maniera produttiva. C’è stato il periodo in cui sono stati avviati più di 10 progetti con fondi europei con promozione e ritorno economico non indifferente per il Golfo, ma soprattutto realizzando progetti di grande importanza per la tutela ambientale, l’allevamento e lo studio del settore pesca. Basti pensare al controllo della zona con divieto di strascico (nel 1990 un decreto regionale ha stabilito il divieto di pesca a strascico. L’area interdetta va da Capo Rama a Torre dell’Uzzo, ndc). Altrimenti -conclude Desiderio- la Regione decida per la immediata soppressione invece di mantenere questo stato di cose”. L’amministrazione regionale è decisa a sopprimere gli Enti che ritiene non servano più a nulla, come fa presente l’assessore regionale all’Agricoltura Dario Cartabellotta: “Il disegno di legge per la soppressione dei consorzi è già passato in commissione Attività Produttive, i tempi ormai dovrebbero essere prossimi. Lo strumento di azione per i fondi europei, infatti, non è più rappresentato dal Consorzio, ma dal Gac (gruppo di azione costiera)”. 

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