Carini, derubano mamma e figlia anziani, arrestati quattro giovanissimi

Redazione

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Carini, derubano mamma e figlia anziani, arrestati quattro giovanissimi
Due sono minorenni. La banda capeggiata da un uomo di 36 anni

18 Gennaio 2016 - 00:00

Quale bersaglio migliore di una donna inerme di 67 anni che vive sola con la madre 90enne. Ancora meglio se la ragazza alle dipendenze della vittima con la qualifica di collaboratrice familiare è un membro della banda. Peccato che stavolta la finzione non c’entri affatto: tutto è accaduto ieri mattina a Villagrazia di Carini, quando le due donne hanno probabilmente vissuto l’esperienza più brutta della loro vita, vestendo loro malgrado i panni di vittime di una brutale rapina a mano armata. Il colpo era stato pianificato nei minimi dettagli ed era stato ideato da una ragazza nemmeno diciassettenne (R.G., classe 1997), che da qualche mese lavorava quale collaboratrice familiare alla dipendenza delle vittime. La ragazza si recava nell’appartamento di Villagrazia di Carini tre volte alla settimana per svolgere piccoli lavori domestici, e col passare del tempo aveva notato che quelle donne, quasi sempre sole a casa, avevano la disponibilità di un discreto quantitativo di oggetti d’oro. Di lì il passo successivo di escogitare la rapina è stato breve. La ragazza ha quindi pensato bene di coinvolgere un’amica, Eleonora Abbate, di poco più grande di lei. Alla banda si sono quindi uniti i fidanzati delle due ragazze, Danilo Silvestrini (ventenne, con alle spalle un precedente per furto) e V.S., (non ancora diciassettenne), a cui evidentemente la prospettiva del guadagno facile faceva molta gola. Il quinto soggetto è Antonino Alamia: 36 anni, numerosi precedenti per rissa, spaccio e furto; praticamente, il veterano del gruppo. I cinque hanno parlato del colpo per qualche giorno, fino al pomeriggio di martedì, quando si sono incontrati per concordare i dettagli: le due ragazze avrebbero dovuto recarsi insieme presso l’abitazione della vittima, al solito orario di lavoro di R.G. Questo per consentire ad Abbate, da un lato di localizzare con precisione il bersaglio per poi comunicarne l’esatta ubicazione ai tre complici, che erano in attesa nelle vicinanze; dall’altro, di lasciare aperta il portone d’ingresso della palazzina, al fine di consentire ai tre complici di raggiungere indisturbati il primo piano e cogliere di sorpresa la vittima. Le cose, in effetti, si sono svolte proprio con queste modalità. Una volta entrati in casa, i tre malviventi hanno aggredito la 67enne , spintonandola e facendola cadere pesantemente a terra. Alamia, il più robusto dei tre, l’ha bloccata a terra col proprio peso, tappandole la bocca con una mano e puntandole un coltello alla gola. Gli alti due nel frattempo, seguendo le indicazioni di R.G., si sono introdotti nella stanza da letto dandosi al saccheggio, trafugando orologi, bracciali, orecchini e collane per un valore complessivo di circa 2000 euro. Il tutto è durato poco più di due minuti, al termine dei quali i tre malviventi si sono dati alla fuga. Immediatamente sono intervenuti sul posto i Carabinieri della Compagnia di Carini. Una volta apprese le spregevoli modalità esecutive dei criminali, è stato messo in campo il maggior dispiegamento di forze possibile. I sospetti sono caduti sin da subito su R.G., : troppo rapide le modalità d’azione dei rapinatori, troppo sicuri nel prendere di mira la sola camera da letto e poi, visionando le immagini di un impianto di sorveglianza limitrofo, si è notato uno “strano scambio” di parole tra R.G., e l’Abbate (riconosciuta subito dai Carabinieri). Messa alle strette, ben presto la ragazza è caduta in contraddizione, rendendo palese il proprio coinvolgimento. A quel punto è stato quasi immediato risalire anche a Silvestrini e V.S., , conosciuti ai militari per essere piccoli delinquenti locali. I due, infatti, altro non sono che i fidanzati di Abbate e R.G. . Oltretutto, le corporatura di Silvestrini e V.S., era compatibile con quella di due dei tre soggetti “inquadrati” nei pressi dell’abitazione della vittima. Immediatamente è partita la caccia all’uomo. Per l’individuazione del terzo uomo (quello più robusto) è stato fondamentale un passaggio del video acquisito, dal quale si vede passare poco prima della rapina una Hyundai Atos di colore grigio. Raggiunto a casa, Alamia ha riferito di aver passato l’intera mattinata a letto. Come nel più classico degli scenari, però, i Carabinieri sono stati insospettiti dal fatto che il motore della macchina di Alamia, parcheggiata di fronte casa, fosse ancora caldo. È  scattata la perquisizione, che ha consentito di trovare proprio nella macchina di Alamia il coltello utilizzato nella rapina. Lo stesso è stato condotto in caserma, dove di lì a poco è stato raggiunto anche da Silvestrini e V.S. che, nel frattempo, erano stati catturati nel centro storico di Carini, mentre tentavano la fuga. Tutti e cinque sono stati quindi ristretti in stato di arresto e tradotti presso i vari istituti di custodia competenti. Le ricerche hanno permesso di rinvenire la quasi totalità della refurtiva, che è stata immediatamente restituita alle due donne.

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