Alberi abbattuti nel bosco tra Altofonte e Piana degli Albanesi: Legambiente ferma lo scempio

Redazione

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Alberi abbattuti nel bosco tra Altofonte e Piana degli Albanesi: Legambiente ferma lo scempio
Al lavoro la Forestale, ma la Regione blocca tutto

18 Gennaio 2016 - 00:00

I boschi siciliani non hanno tregua e, sembra un paradosso, gli alberi scampati agli incendi distruttivi di questa estate stanno cadendo ora sotto i colpi delle motoseghe della forestale siciliana. “Da giorni sono in corso lavori assurdi nel demanio forestale che costeggia la strada provinciale che da Altofonte conduce a Piana degli Albanesi – denuncia Angelo Dimarca Responsabile Regionale del Dipartimento Conservazione Natura di Legambiente Sicilia – Centinaia di alberi vengono abbattuti dagli operai forestali per creare una ampia fascia nuda, in un’area non interessata dagli incendi. Ma vi è di più: gli alberi, che svolgono un’importante funzione di difesa idrogeologica, vengono abbattuti proprio dove negli anni sono state realizzate enormi barriere paramassi. E i boschi costituiscono anche naturali barriere a difesa del rotolamento dei massi. Secondo comuni criteri di buon senso si tratta di lavori inutili e dannosi e comunque non prioritari.  E l’interrogativo legittimo ed inquietante allo stesso tempo è: dove finiscono queste migliaia di metri cubi di legname? Basta con questa forestale, davvero basta”. Legambiente denuncia l’assenza dei piani di gestione forestale per ogni complesso boscato obbligatori per legge e l’esecuzione di lavori al di fuori di ogni programmazione, il nuovo piano antincendio (che contiene una censura molto severa sulla realizzazione dei viali parafuoco effettuata negli anni precedenti e sino a questa estate) giace da 2 anni nei cassetti della Presidenza della Regione e non viene decretato. “In questi giorni – continua Angelo Dimarca – pur di garantire comunque le giornate lavorative a decine di migliaia di operai, sono stati aperti centinaia di cantieri al di fuori di ogni pianificazione e di elementari criteri di priorità”. Legambiente chiede un immediato intervento dei neo Assessori regionali all’Agricoltura Caleca ed all’Ambiente Croce per bloccare gli abbattimenti lungo la strada provinciale Altofonte-Piana degli Albanesi e per dare immediato avvio alle attività di programmazione forestale e di pianificazione idrogeologica a livello di bacino, unico strumento per riconvertire in modo serio il settore, rinunciando ad ogni improvvisazione e a logiche emergenziali ed assistenziali. Intanto la Regione dà la prima risposta, sospendendo gli abbattimenti forestali tra Altofonte e Piana degli Albanesi. Legambiente esprime apprezzamento per l’intervento dei neo assessori regionali all’Agricoltura Caleca ed all’Ambiente Croce di sospendere gli interventi di tagli nel demanio della Moarda e rivedere sul piano tecnico il progetto. “Sensibilità personali e istituzionali nuove che creano il presupposto per un discorso serio sulla forestale siciliana – dichiara Angelo Dimarca –. Sugli errori commessi negli ultimi anni e dinnanzi alle sfide future su cambiamenti climatici, dissesto idrogeologico e perdita di biodiversità,  si può costruire il futuro per una forestale sana, fortemente connotata sul piano tecnico ed utile  ambientalmente e socialmente”. In merito ad alcune notizie stampa circolate in queste ore, Legambiente precisa: “Non abbiamo attribuito mai alla forestale – sottolinea Mimmo Fontana, presidente regionale di Legambiente Sicilia – colpe di causare danni più degli incendi. Solo uno stupido od un irresponsabile potrebbe sostenerlo. I documenti di Legambiente sono chiari e non si prestano ad alcun equivoco. Si tratta di titoli scorretti, che si ripetono puntualmente quando si parla della forestale siciliana alla ricerca dello scandalismo fine a sé stesso e non a fare corretta informazione. Conosciamo bene la distinzione tra Corpo Forestale ed  (ex) Azienda, ma pezzi della politica e della burocrazia  dalla legge 14 del 2006 fino alla grave scelta della graduatoria unica degli operai, hanno progressivamente operato per annullare la netta separazione voluta nel 2002. E poi se chi è preposto a vigilare non interviene, si assume la stessa responsabilità di chi realizza gli interventi contestati”. 

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