Rosario Lo Cicero

Sport


La storia della gara nata a Brescia fino allo schianto di De Portago nel 1957

18 Gennaio 2016 - 00:00

Per gentile concessione di dirittinegati.ue In provincia di Brescia, nell'anno 1899, si disputò una grande corsa su strada alla quale, dal 1904 al 1907, fecero seguito le "settimane motoristiche". Tutto sfumò nel 1921, con la soppressione del Gran Premio d'Italia che si svolgeva sullo stradale della "Fascia d'Oro", rivisitazione del "Circuito di Brescia" organizzato da Arturo Mercantini. Il GP d'Italia venne quindi trasferito, a partire dal 1922, all'interno del "Parco di Monza", dove tutt'ora si effettua. Ovviamente lo sconcerto ed il disappunto dei bresciani fu grande ed Arturo Mercantini, organizzatore e pilota, ne restò ferito nell'orgoglio. Nel natale del 1926, il giornalista Giovanni Canestrini udì la voce rauca di Aymo Maggi chiamarlo dal cortile. Con lui c'erano Renzo Castagnetto, Franco Mazzotti ed i barone Flaminio Monti. L'idea era quella di dare un palcoscenico importante alle Case Automobilistiche Italiane, facendole competere tra loro. La scelta prioritaria cadde sulla "competizione stradale" a posto del solito "circuito". Pensarono così di studiare un percorso che partisse da Brescia, si snodasse per tutto il centro Italia, per poi tornare nella loro Brescia. Le auto dovevano percorrere la Riviera adriatica, proseguendo per Ravenna e Pescara, toccare L'Aquila per giungere quindi a Roma. Da li ripartire verso Siena, proseguire per Bologna e concludere a Brescia. 1600 chilomteri tutti d'un fiato e senza tregua, ai quali Franco Mazzotti diede il nome di "Mille Miglia", in ricordo della "Coppa Mille Miglia", la cui prima edizione doveva tenersi nel 1927. La "Mille Miglia" nasce con il nuovo regolamento dello "Automobil Club di Brescia", associato al "Reale Automobil Club d'Italia". Brescia faceva allora parte del "registro" dello "Automobil Club di Milano", dal quale si scisse naturalmente. La carica di primo Presidente della storia dell'appena fondato "Automobl Club di Brescia", venne assunta da Franco Mazzotti che come "Vice" scelse Oreste Bertoli e Aymo Maggi. L'appoggio politico venne offerto dal Segretario del Partito Fascista di Brescia Augusto Turati e dai fedeli Alfredo Giarratana e Innocente Dugnani, in seguito divenuto Federale di Brescia. C'erano inoltre, Renzo Castagnetto (Segretario) e Flaminio Monti (Vice Segretario). L'ACI-Milano non si arrese e sferrò un attacco all'ACI-Brescia ed alla nascente "Mille Miglia", puntando il dito sulla pericolosità dell'evento, ma sia il possibile ritorno d'immagine che ne avrebbe potuto ricavare l'industria automobilistica italiana, che la grande vetrina internazionale che si proponeva al "Partito Fascista", fecero in modo che si abbattessero barriere ed ostacoli di ogni sorta. Vennero così riadattate le strade destinate al percorso di gara e la popolazione tutta ne trasse vantaggio. Importante fu il ruolo giornalistico rivestito da Giovanni Canestrini, giornalista sportivo di grido e curatore della "Rubrica Automobilistica" della "Gazzetta dello Sport" i cui azionisti erano Edoardo Bianchi e Giovanni Agnelli. Fu così garantita la copertura Giornalistica che fu pari a quella che otteneva il "Giro d'Italia" ciclistico. Il 26 maggio del 1927, parte così la prima edizione della "Mille Miglia" che viene vinta dalla O.M. Superb 665 di Ferdinando "Nando" Minoia e Giuseppe Morandi  in 21h 4' 28" alla media di 77km/h. Nel 1928 l'apoteosi, alla presenza del Duce Benito Mussolini che vede la vittoria dell'innovativa Alfa Romeo 6C 1500 Super Sport di Giuseppe Campari che replica anche nel 1929, questa volta al volante dell'Alfa Romeo 6C 1750 Super Sport. Nel 1930, proprio alla "Mille Miglia", nasce la leggendaria rivalità tra Tazio Nuvolari ed Achille Varzi, destinata ad infiammare, per anni, i cuori degli sportivi italiani: si narra, tra storia e leggenda, che il "Mantovano volante", una volta raggiunto Achille, per non farsi scorgere in piena notte, avesse spento i fari della sua Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport, identica a quella del "Signore di Galliate". L'episodio venne confermato da Giambattista Guidotti, copilota di Nuvolari. L'eco del successo della "Mille Miglia", giunge sino all'estero, tanto che il colosso tedesco Mercedes, prende parte all'edizione del 1931, con il modello 720 SSKL di 7100cc, questo, affidato al prorompente Rudolf Caracciola, vince a mani basse, precedendo sul traguardo di Brescia l'Alfa Romeo 6C 1750 Gran Sport di Campari. Nel 1932 vince Baconin Borzacchini su Alfa Romeo SC 2300. La casa di Arese, piazza le sue auto ai primi otto posti della classifica, mentre si registrano i ritiri di Achille Varzi, Tazio Nuvolari e Rudolf Caracciola, anche lui al volante dell'Alfa. Il 1933, vede la presenza sulla scena di Enzo Ferrari, destinato a divenire un mito dell'universo motoristico. Iscrive, infatti, l'Alfa Romeo SC 2300 di Tazio Nuvolari che si aggiudica la massacrante cavalcata. Nel 1934, sono le gomme Pirelli a farla da padrone, infatti, queste, montate sull'Alfa Romeo SC 2300 Monza di Achille Varzi, sotto la pioggia scrosciante, sono più prestazionali delle Dunlop montate da Tazio Nuvolari. Nel 1935 la trovata geniale di Enzo Ferrari: modifica l'Alfa Romeo SC Tipo B, solitamente impiegata nei Gran Premi. L'abitacolo è angusto e vengono quindi scelti due piloti dal fisico minuto, sono Pintacuda – Della Stufa. Grazie anche al ritiro di Achille Varzi si aggiudicano la gara per la felicità di Ferrari. Nel 1936, tante sono le auto alimentate a carbone che si presentano al via. Le prestazioni sono veramente deludenti, ma il clima volto al "risparmio" dal regime Fascista, non pone altra scelta. L'Italia è impegnata economicamente e umanamente, nella "Campagna di Abissinia". A Vincere è l'Alfa Romeo 8C 2900A di Brivio – Ongaro. Nel 1937, grazie all'ingresso sul mercato della Fiat 50C "Topolino", molti giovani piloti, desiderosi di cimentarsi nella mitica competizione, si presentano al via di 20 modelli della piccola torinese. Vince Pintacuda – Mambelli su Alfa Romeo 8C 2900 A, iscritta da Enzo Ferrari. Clemente Biondetti su Alfa Romeo C8 2800 Spider Touring, iscritta dalla Casa madre ma diretta da Enzo Ferrari, s'impone alla media di 138 Km/h nell'edizione del 1938. Nel 1940, dopo lo stop dell'anno precedente, dovuto ad un grave incidente, la gara veste un' insolita cornice e si svolge su un circuito stradale che congiunge Brescia a Cremona e Mantova. Vince la Bmw 328 Berlinetta Touring di Von Hanstein – Baumer. Si registra così la nascita ufficiale della "Scuderia Ferrari". La lunga pausa dovuta alla "Seconda Guerra Mondiale", ferma anche la gara, si riprende nel 1947, ma non c'è più Franco Mazzotti deceduto in guerra. Vince Emilio Romano su Alfa Romeo 2900B Touring. Da registrare la grande prestazione di Tazio Nuvolari, bloccato solo dal maltempo che penalizza la sua piccola Cisitalia 1100cc. Epico duello, nel 1948, tra Clemente Biondetti su Ferrari 166 S Alemanno e l'analoga vettura portata in gara da Tazio Nuvolari. Il "mantovano volante" è stanco e malato, si è ritirato dalle competizioni, ma Enzo Ferrari, lo scova sul lago di Garda. Gli mette a disposizione una vettura scoperta, poichè il pilota ha bisogno di respirare, dati i suoi problemi polmonari. Nuvolari conduce la gara ma giunge stremato a Bologna, dove Enzo Ferrari, lo esorta a ritirarsi. Il coriaceo Nuvolari non molla ma a Reggio Emilia, viene fermato dalla rottura di una balestra. Nel 1949, il "poker" di Clementino Biondetti al volante della Ferrari 166 che supera la "volpe grigia" Piero Taruffi, che per molti chilometri aveva guidato la competizione. Il nobile Giannino Marzotto, vince nel 1950 al volante della Ferrari 195S che guida in abito da sera, con tanto di pochette e cravatta in pendant. Nel 1951, nonostante il bloccaggio del cambio in IV^ marcia e danni alla carrozzeria dovuti ad un'uscita di strada, vince Luigi "Gigi" Villoresi al volante della Ferrari 340 America. Il 1952 consegna alla storia l'indimenticabile vittoria di Giovanni Bracco che, con la sua Ferrari 250, riesce ad avere la meglio sull'accreditatissima Mercedes 300 SL del tedesco Karl Kling. Per la prima volta, nella categoria "Sport" scende in pista la Porsche che, con il modello 356 1100cc guidato da Von Metternich, si aggiudica la classe. Nel 1953 la gara entra a far parte del "Campionato Mondiale Sport", il parco partenti è di rilievo ed al via si presenta anche, al volante di un'Alfa Romeo, un certo Juan Manuel Fangio, e vince ancora il Conte Giannino Marzotto, al volante della Ferrari 340 MM Spider Vignale. Al via anche il noto regista cinematografico, Roberto Rossellini. Nell'agosto del 1953, muore Tazio Nuvolari, così, nel 1954 la gara viene a lui dedicata e prende il nome di "Gran Premio Nuvolari". Il tratto Mantova – Cremona – Brescia è quello designato e lo si può percorrere senza co-pilota. Vince il grande Alberto Ascari su Lancia D24. Nel 1955 ben 521 sono gli equipaggi al via, vince alla strabiliante media (mai più battuta) di 157,65 km/h Stirling Moss, coadiuvato, sulla Mercedes Benz 300 SLR dal giornalista Denis Jenkinson. Nel 1956 Eugenio Castellotti, compagno della soubrette Delia Scala, si aggiudica la gara, con un' epica prestazione di grande classe, al volante della Ferrari 290 MM. Nel 1957, l'ultima tragica edizione. A Guidizzolo, in provincia di Mantova, la Ferrari 335 del nobile Alfonso De Portago, sbanda in pieno rettilineo a circa 300Km/h. Sembra avesse rifiutato, per non perdere tempo, il cambio gomme. Il pilota spagnolo ed il co-pilota statunitense Edmund Gurner Nelson, muoiono sul colpo dopo aver falciato la folla assiepata ai bordi della strada ed aver abbattuto un palo dell'energia elettrica. Oltre ai due sfortunati piloti, si contarono ben nove morti tra gli spettatori. La gara, l'ultima su strada, tra quelle di durata, fu vinta dalla Ferrari di Piero Taruffi. Con la "Mille Miglia" che dal 1977 è tornata a vivere, come rievocazione storica di regolarità, finisce una vera era di mitiche gare e irraggiungibili piloti. Resiste comunque, la siciliana "Targa Florio". (Nella foto, la copertina della "Domenica del Corriere" che "racconta" l'incidente di Guidizzolo, disegnata da Achille Beltrame)

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