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23 anni fa veniva ucciso Livatino, il “giudice ragazzino”

Rosario Livatino era nato a Canicattì il 3 ottobre del 1952. Conseguì la maturità classica, si trasferì a Palermo dove frequentò la facoltà di Giurisprudenza, laureandosi nel 1975 con il massimo dei voti e la lode. Il suo primo incarico fu l'Ufficio del Registro di Caltanisetta, dove prestò servizio tra il 1977 ed il 1978. Poi, nello stesso anno, essendo tra i primi della graduatoria nel concorso per uditore giudiziario, entrò come magistrato presso il Tribunale di Caltanissetta. L'anno successivo, nel 1979, divenne sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento e lì restò sino al 1989, anno in cui assunse il ruolo di giudice a latere. La sua breve quanto intensa vita, si concluse il 21 settembre 1990, sulla SS 640: mentre si recava al lavoro al Tribunale con la propria auto priva di blindatura e non potendo usufruire di alcuna scorta, nonostante le scottanti inchieste contro la mafia delle quali si era occupato, conseguendo importanti risultati mediante confisca dei beni a ben noti delinquenti, venne freddato in maniera barbara da quattro killer della "stidda", la tristemente famosa organizzazione malavitosa contrapposta alla "tradizionale" mafia. Dell'omicidio fu testimone oculare un uomo che casualmente transitava nello stesso punto, che si mise a disposizione delle Forze dell'Ordine e della Magistratura fornendo indizi e riferimenti certi che portarono all'arresto degli esecutori materiali dell'omicidio. Nel 1992 lo scrittore Nando Dalla Chiesa gli dedicò un libro dal titolo "Il Giudice ragazzino" e 1994 il regista Alessandro Di Robiland un film dall'identico titolo. Nel 2006 è stato invece realizzato un film "La luce verticale", finalizzato a promuovere la causa di beatificazione del giovane magistrato che è tutt'ora in corso.

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