Le “piaghe” di Monreale: rane, cavallette e… coca cola

Sergio Calderaro

Dal paese di Frodo

Le “piaghe” di Monreale: rane, cavallette e… coca cola
Continua il nostro viaggio nelle "assurdità" di Monreale raccontate con scritti pungenti da Sergio Calderaro

24 Dicembre 2014 - 11:00

In Egitto ci furono tre piaghe distinte: l’invasione delle rane, l’invasione delle cavallette, l’invasione delle zanzare. A Monreale le tre piaghe furono una sola e tutte insieme, con qualche piccola aggiunta. Ma seguitemi che vi racconto pure questa.

A partire dal paese di Pioppo, sul greto del torrente Sant’Elia, un giorno un gruppo abbastanza nutrito di rane uscì dall’acqua del torrente. Chiamarle rane era sicuramente riduttivo. Infatti si trattava di animali di enormi proporzioni con zampe posteriori fuori misura che, muovendosi a salti, o meglio a balzi, coprivano con un solo stacco alcuni metri. Erano animali venuti certamente fuori dalla mutazione che le sostanze chimiche gettate nel torrente che fungeva allora da vera e propria fognatura, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, anno dopo anno, avevano accuratamente selezionato. La selezione aveva inoltre creato altra fauna dalle caratteristiche del tutto diverse da quelle esistenti nel resto del pianeta. Fra queste nuove specie, oltre alle rane, erano venuti fuori degli strani insetti, che più che a normali cavallette somigliavano del tutto agli elicotteri, in quanto al posto delle ali avevano sviluppato delle strane pale che ruotavano a velocità impressionante e che consentivano oltre ai decolli normali anche i decolli in perfetta verticale e picchiate che sfidavano le più elementari leggi della fisica. Bisogna dire che erano un vero spettacolo. Peccato però che avessero acquisito anche altre allucinanti caratteristiche. Una in particolare era una gran fame e una capacità di nutrirsi di qualsiasi cosa (legno, carta, piante, animali, etc…).

L’altra specie che si era sviluppata in maniera anomala era un tipo di zanzara (provvisoriamente battezzata “gattopardo”, sia per distinguerla dalla cugina la “zanzara tigre”, che per darle una colta e locale denominazione ) che aveva delle macchie bianche e nere e che oltre a volare riusciva a colpire inaspettatamente dopo essersi acquattata dietro un qualsiasi oggetto. Volava pochissimo, ma colpiva con tenacia lasciando orrendi ponfi che davano un insopportabile prurito che durava diversi giorni. La calata delle tre specie fu in qualche modo annunciata dai primi arrivi nelle case perse nelle campagne che circondavano il paese. Fu necessario organizzare dei punti di pronto soccorso dotati di pomate, filo ed ago Si organizzarono allora vere squadre di coraggiosi cittadini armati di tutto punto che provvedevano, con un qualche successo, ad eliminare il maggior numero possibile di insetti e anfibi. Le attrezzature erano tra le più varie: forconi, palette, retine (ma belle robuste) mattarelli, pompe per irrorare riempite di liquidi fra i più vari ed originali: dal bagno schiuma al comune detersivo per piatti, dall’olio di semi  al diluente sintetico. Ognuno, insomma, aveva una sua personale formulazione che sosteneva essere la più efficace.

Come spesso accade i rimedi empirici furono peggiori del male: si rilevarono infatti casi di intossicazione fra i più strani: intossicazioni e avvelenamenti da shampoo, olii, diluenti, ma anche da borotalco, detersivo per  stoviglie, medicinali vari e chi più ne ha più ne metta. Nel frattempo i consiglieri comunali, gli assessori, il sindaco e alcuni indispensabili funzionari si erano barricati dentro la sala comunale da giorni e cercavano, come sempre in queste occasioni, di trovare sollecitamente una soluzione. Furono come al solito chiamati gli esperti, tutti di chiarissima fama e tutti, naturalmente pagati profumatamente ( questo comunque non era un problema ). Ora bisogna sapere che era a disposizione degli illustri amministratori ogni sorta di cibo e di bevande  dato che come detto, pur di non uscire ed esporsi alle micidiali punture delle zanzare o ai morsi delle cavallette, preferivano mangiare e dormire all’interno della sala comunale ormai da diversi giorni.

Capitò allora che una cavalletta, entrata fortuitamente da una smagliatura, da lei stessa aperta, delle pesanti reti di protezione che avrebbero dovuto servire da difesa, cominciasse a volare minacciosa sopra le teste degli illustri personaggi. Inutile dire che il panico che si diffuse nella austera sala destinata  da sempre a storiche decisioni, aveva del disumano, tanto le urla e il gridare usciva dalle finestre non più protette dalle reti. La cavalletta sembrava averci preso gusto e volava come meglio non si poteva immaginare, sfiorando le teste dei presenti e accanendosi in particolare con quelli che più mostravano orrore e paura. A un certo punto l’ orribile insetto sembrò attratto da una lattina aperta di una nota bevanda gassata di colore scuro, vi svolazzò attorno un paio di volte, poi atterrò sul bordo con la grazia tipica della specie. A quel punto si chinò fino a raggiungere il liquido contenuto nella lattina, sembrò per un attimo annusarla e poi si mise a bere a capofitto. Pochi secondi dopo era stecchita.

Alla faccia degli esperti la natura aveva indicato il rimedio eccellente che avrebbe potuto risolvere il problema delle cavallette. Un consigliere un po’ più pronto e coraggioso degli altri, accortosi del comportamento infausto della cavalletta cominciò a gridare : “coca cola per tutti!“. Inutile dire che una parte dello schieramento politico avverso alla maggioranza pensasse all’ ennesimo slogan elettorale (c’erano stati in passato più pilu per tutti, più pane per tutti, più case per tutti e così via) e si mettesse a gridare a sua volta a squarciagola : “ Pepsi cola per tutti “ senza aver compreso sul momento quello che in realtà stava suggerendo l ‘acuto consigliere. Alla fine, spiegato il motivo dell’ urlo che aveva sovrastato la gazzarra creata dalla comparsa della cavalletta, chiarito l’ equivoco, dopo una breve e concitata discussione,  testata per par condicio l’ altra bevanda che si rivelò per fortuna tossica e quindi efficace allo stesso modo ( le cavallette, bevuti diversi sorsi con avidità restavano comunque stecchite ), venne votato un ordine del giorno d’ urgenza a grandissima maggioranza e senza le solite defezioni  ( perchè infatti dalla sala nessuno poteva uscire per il timore di essere punto da una zanzara o divorato dalle cavallette) che autorizzava l’ uso delle bevande  a scopo insetticida per uccidere le cavallette.

Nel frattempo alle zanzare gattopardo avevano dichiarato guerra le rane giganti di Pioppo che si mostrarono particolarmente ghiotte di quella specie ributtante. Così le zanzare furono decimate e furono ridotte di numero al punto che le rane rischiavano di morire di fame. Fu così che cominciarono a mangiare saltuariamente ( è il caso di dirlo ) anche le cavallette che però erano più difficili da catturare. Fu a quel punto che uno degli esperti profumatamente pagato (almeno questo) suggerì di provare a dare alle rane i resti delle cavallette annichilite dalle note bevande. Le rane assaggiarono con circospezione le cavallette, stupite dall’ abbondanza del cibo a disposizione e pare che gradissero molto mangiare gli insetti che oltretutto, saturi di bibite alla cola, si rivelarono anche digestive.

Finite le zanzare e le cavallette digestive, le rane si dedicarono agli insetti più tradizionali e ancora oggi, occasionalmente se ne vede qualcuna di straordinarie dimensioni e tutti, soprattutto i più anziani, la guardano con rispetto e ammirazione senza farle del male.

Mi scuso per la lunghezza ma erano tre piaghe in una!

Per chi si fosse perso le prime piaghe:
PRIMA PIAGA
SECONDA PIAGA
TERZA PIAGA
QUARTA PIAGA

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