Palermo

Sergio Davì, lo skipper monrealese che sfida l’Oceano

Il mare ce l’ha dentro. Tanto che ha fatto di una passione il suo lavoro. Sergio Davì, monrealese che adesso per motivi di lavoro si divide tra Palermo e Cefalù, è pronto a sidare di nuovo l’oceano per un’altra delle sue imprese: raggiungere con un gommone il Brasile partendo da Palermo. C’è chi lo chiama pazzo, chi folle. Lui fa un sorriso e non commenta. Anzi racconta il valore scientifico e culturale della terza missione. Costruita con passione, sacrifici ed in mezzo ad un mare di scartoffie, necessarie per organizzare tutto al meglio.

Sergio, lei non ha mai nascosto le sue origini monrealesi?

“Assoltutamente no. Ho vissuto a Monreale fino alla quarta elementare. Ricordo i rimproveri di Suor Ausilia presso il collegio di Maria. Poi ci siamo trasferiti a Palermo, ma siamo ritornati alla fine degli anni ’80. Mi sono avvicinato al mondo dello spettacolo, ma non ne ho un buon ricordo. Fu negli anni ’90 che iniziai a dedicarmi al mare. Nel 2000 divenni skipper. Trasportavo turisti in giro, sia con un mio gommone che con quello di altri. Fu nel 2009 che scattò in me una scintilla”.

Insomma, un bel giorno si alzò e disse: “Vado ad Amsterdam con il gommone”…

“Fu la mia prima avventura. Tremila miglia che mi sono rimaste nel cuore. Abbiamo dovuto resistere a temperature sotto lo zero di 3 gradi, grandine, neve, vento, burrasche. Ma ce l’abbiamo fatta (il viaggio lo ha condiviso con Umberto Trapani, ndr)”.

Ma non è finita qui, perchè poi è arrivata la Nordkapp Rib Mission, che l’ha portata fino al circolo polare artico sempre a bordo di un gommone…

“Si, a meno di due anni, ci siamo voluti spingere fin sul tetto del mondo. Ed era la prima volta che un gommone partendo dall’Italia raggiungeva il circolo polare artico. Lo avevano fatto partendo dall’Inghilterra. Ho diviso questa avventura con Francesco Pace e Saverio Mandarano”.

“Quali sono state le difficoltà?

Il gommone non era provvisto di cabina, dormivamo dentro delle tende. Quindi abbiamo combattuto il freddo. Poi abbiamo affrontato due grosse avarie:una mentre attraversavamo il canale della Manica che ha distrutto l’impianto elettrico”.

Lei ricorda questa missione anche per il fantastico viaggio di ritorno…

“Già. Sto scrivendo un libro che racconterà la vicenda. Noi siamo tornati in aereo. Ma il gommone è rimasto lì. Sono andato a recuperarlo con il mio amico e monrealese Franco Tripodi a bordo di un furgone scassato ed un carrello. Otto giorni all’andata e nove giorni al ritorno con tanto di nevicata che ci ha bloccato in Norvegia”.

Adesso tentate una missione ancora più difficle. Di cosa si tratta?

“Tenteremo di arrivare in Brasile da Palermo. Sono più di 5.000 miglia. Ma dovremo affrontare cinque giorni di navigazione giorno e notte per raggiungere da Capo Verde l’isola di Fernando de Noronha. Per questo stiamo attrezzando il nostro gommone con un motore diesel che consumi poco, ma che abbia anche le caratteristiche di poter imbarcare una notevole quantità di carburante. Stiamo studiando tutte le soluzioni con il nostro sponsor, l’Elenka. Il viaggio durerà circa due mesi. Partiremo nel 2014, forse ad aprile”.

Il suo rapporto con Monreale?

“Ora che non ci vivo più, nonostante venga spesso per venire a trovare i miei fratelli, mi accorgo di quanto sia bella. I turisti che accompagno in giro non parlano d’altro. Del Duomo, del Chiostro, della conca d’Oro. Peccato solo che non abbia il mare (ride, ndr). Ma ha i suoi problemi. L’hinterland è molto sporco. Non dipende solo da una cattiva amministrazione, ma anche dell’inciviltà della gente che non si rende conto di vivere in uno dei posti più belli d’Italia”:

E nel privato, com’è Davì?

“Una persona normale che lavora e fa tutto con passione. Ho una compagna ed un figlio di 17 anni che è un genio a scuola e che di mare non ne vuole sapere. Amo il calcio, il Palermo in particolare ed anche nella prossima missione porterò la mia sciarpa rosanero per innalzarla all’arrivo in Brasile. Ho fondato nel 2010 l’associazione Ciuri Ciuri mare proprio con l’avvio delle nostre missioni. Un richiamo nel nome alla territorialità della nostra terra”.

Share
Published by