Malgrado la tecnologia avanzi senza sosta e il mercato si arricchisca ogni anno di dispositivi mobile innovativi e all’avanguardia, buona parte dei consumatori sembra preferire cellulari essenziali, economici e con pochissime feature. Prendono il nome di “Dumb Phone” (o “telefoni di base”, in italiano) e, pur essendo di rilascio recente, si ispirano ai vecchi modelli anni ‘90, pensati quasi esclusivamente per gestire telefonate e SMS.
Sui dumbphones, insomma, non c’è spazio per i social, foto di alta qualità né per qualsiasi altra futile distrazione. Ovviamente, alcuni modelli sono dotati anche di connettività, lasciando evntualmente la libertà di accedere a portali di intrattenimento e di gioco online. Basta pensare a piattaforme come 7melons casino, che offre un ampio catalogo di giochi per casinò, slot machine, giochi da tavolo e titoli con croupier dal vivo, completamente fruibili dal proprio dispositivo mobile.
Ma come si spiega questo strano fenomeno tra le nuove generazioni? Che si tratti di un primo segnale di ribellione verso l’abuso di smartphone e della dipendenza da tecnologia?
Un utilizzo più sano e consapevole
Che ci si trovi in metropolitana, in ufficio o persino a scuola, esiste una probabilità quasi certa che qualcuno nei paraggi stringa nella propria mano uno smartphone. La straordinaria diffusione di questi dispositivi ha certamente portato con sé un buon numero di vantaggi e di eccezionali comodità, ma non si può negare che gli stimoli dei social e della costante connettività possano portare anche a pericolose dipendenze.
Proprio per questo motivo, le nuove generazioni sembrano voler remare contro questa deriva ritornando ad utilizzare i propri telefoni solo per le funzioni strettamente necessarie. Da qui la nascita dei dumbphones, che oltre ad essere estremamente economici rispetto ai nuovi modelli sul mercato, consentono di ridurre al minimo le distrazioni e di fare un utilizzo più sano e consapevole delle nuove tecnologie.
Non a caso si parla sempre più spesso di “digital detox”, un periodo in cui si sceglie di limitare al massimo il tempo trascorso davanti allo schermo e di impegnare le proprie giornate senza coinvolgere i propri dispositivi mobile. E che questo genere di fenomeni stiano prendendo sempre più piede tra i consumatori di nuova generazione, in effetti, dovrebbe dare da pensare parecchio.
Perché i dumbphones?
Ma perché, quindi, scegliere di privarsi delle nuove funzionalità offerte dai device mobile e preferire un dispositivo essenziale e “datato”? I motivi sono principalmente due. Da un lato, infatti, c’è chi non riesce ad avere il controllo sul proprio dispositivo e che spesso trascorre più tempo a fissare lo schermo di uno smartphone di quanto si dovrebbe. Da un altro lato, invece, c’è chi per propria natura rifiuta l’eccessiva quantità di feature contenuta nei moderni device tecnologici.
Del resto, i dumphones costano poco e offrono esattamente tutto ciò che ci si aspetta da un telefono cellulare. Per navigare, poi, un pc fisso o un laptop basta e avanza, specialmente considerando il fatto che ormai la fibra ottica ha raggiunto qualsiasi angolo dello stivale. Uno tra i più popolari dumbphone in commercio, ossìa il leggendario Nokia 3310 di nuova generazione, viene venduto ad esempio ad un prezzo che oscilla tra i 30 e i 40 euro.
Alcuni modelli offrono lo stretto necessario, ma altri sono dotati anche di fotocamere e di connettività di base. Si tratta, insomma, di una scelta che consente di rimanere connessi con i propri amici e coetanei, pur dando maggiore risalto alla vita vera, fatta di attività fisica, incontri vis-a-vis ed esperienze formative. Un fenomeno che mette in luce quanto gli utenti di nuova generazione comincino ad essere stufi dell’eccesso di intrattenimento e di comodità fornite dalla tecnologia.
Quale sarà il futuro degli smartphone?
Difficile dire che la diffusione dei dumbphone possa segnalare il declino dello smartphone e dell’utilizzo dei social media. Il crescente interesse verso questi dispositivi essenziali e minimal, tuttavia, permette di capire quanto le nuove generazioni diano un valore maggiore al proprio tempo.
Al binge-watching, ai reels e ai continui stimoli dati dalle piattaforme social si può serenamente rinunciare. O comunque, vi si può dedicare una o due ore al giorno, esattamente il tempo che si dedicava alla televisione fino a pochi anni fa. Non sarà certo una rivoluzione, ma senz’altro è un piccolo segnale di cambiamento e di consapevolezza. Foto di Bruno da Pixabay




