Sulla Palermo-Sciacca si continua a morire: interventi subito, non parole

Giorgio Vaiana

Cronaca - L'editoriale

Sulla Palermo-Sciacca si continua a morire: interventi subito, non parole
La statale 624 ormai tutti la chiamano “la strada della morte”. E come potrebbe essere altrimenti?

28 Novembre 2025 - 18:43

Ancora una tragedia sulla Palermo-Sciacca. Ancora lacrime, ancora dolore, ancora famiglie spezzate. Oggi a perdere la vita sono state Angelica Ganci, 78 anni, e Saveria Valeria Di Giorgi, 52 anni: due donne, due mamme, due volti conosciuti e amati a Pioppo, la frazione di Monreale che oggi piange le sue figlie. Uno scontro frontale che non ha lasciato scampo, un istante che ha cancellato due vite e travolto intere comunità. A lottare tra la vita e la morte ci sono adesso due ragazzi di 19 anni, strappati alla loro normalità in un attimo.

Questa nuova tragedia arriva a pochi giorni da un altro incidente mortale. Troppo poco tempo per asciugare le lacrime, troppo presto per accettare un altro dolore. E invece eccoci qui: ancora sangue sull’asfalto, ancora nomi che si aggiungono a una lista che sembra non finire mai.

La statale 624 ormai tutti la chiamano “la strada della morte”. E come potrebbe essere altrimenti? Incidenti continui, quasi quotidiani. Alcuni lievi, certo, ma molti devastanti. Famiglie distrutte, destini spezzati, comunità intere che si ritrovano a chiedersi: perché ancora?

Di chi è la colpa? Il manto stradale malridotto, i lavori infiniti, i cambi di corsia improvvisi. Ma anche – e soprattutto – comportamenti irresponsabili: telefoni in mano, velocità folli, sorpassi azzardati. E di notte le moto che sfrecciano come se quella strada fosse una pista. Una roulette russa che ogni giorno può scegliere una nuova vittima.

Cosa dobbiamo fare ancora? Gli autovelox fissi ormai non bastano: tutti sanno dove sono e rallentano solo in quel punto. Servono controlli veri, frequenti, severi. Autovelox mobili, pattuglie, multe pesanti per chi mette a rischio la propria vita e quella degli altri. E forse, se la legge lo permette, una barriera che separi le corsie. Qualcosa che possa salvare anche solo una vita.

Perché siamo stanchi. Stanchi di raccontare tragedie che si potrebbero evitare. Stanchi di vedere famiglie distrutte. Stanchi di piangere un’altra Angelica, un’altra Saveria, un altro ragazzo, un altro nome da ricordare. Siamo stanchi di contare i morti su quella strada. E vorremmo soltanto smettere di farlo.

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