L’obiettivo è, per l’appunto, restituire la parola attraverso l’attività cerebrale. La comunicazione verbale, infatti, interessa specifiche aree del cervello che si attivano inviando segnali ai muscoli della bocca, della lingua e della laringe. Patologie come paralisi cerebrale, ictus, sclerosi multipla, lesioni midollari o SLA (Sclerosi Laterale Amiotrofica) interrompono questo circuito, impedendo ai segnali di trasformarsi in suoni. Le interfacce cervello-computer (BCI) come Neuralink registrano e decodificano questi impulsi direttamente dalla corteccia, convertendo l’intenzione di parlare in linguaggio digitale.
L’azienda sta già conducendo cinque studi clinici tra USA, Canada, Regno Unito ed Emirati Arabi, e di recente ha ottenuto dall’ agenzia federale statunitense FDA – Food and Drug Administration – la designazione di “dispositivo innovativo” per il recupero della parola. Un esempio concreto è quello di Bradford G. Smith: affetto da SLA, Smith ha riacquistato una “voce” grazie all’impianto Neuralink e all’AI di Elon Musk. La tecnologia gli permette di controllare il computer con il pensiero e di utilizzare un sintetizzatore vocale che clona il suo vecchio timbro.
Il chip Neuralink mira a risolvere una vasta gamma di problemi neurologici finora privi di cura.
– Bradford G. Smith con la moglie e i tre figli – Photo courtesy of Bradford G. Smith –
(ITALPRESS).




