Un’operazione coordinata dal Nucleo investigativo del Reparto operativo dei carabinieri di Palermo ha portato alla luce un sofisticato sistema criminale che avrebbe trasformato il furto d’auto in un vero e proprio affare tecnologico globale. Sotto la direzione della Procura della Repubblica di Palermo, i militari hanno eseguito cinque perquisizioni e tre sequestri preventivi d’urgenza di conti correnti, nei confronti di tre persone indagate per associazione a delinquere finalizzata al furto aggravato di auto, alla ricettazione e alla diffusione di dispositivi informatici illegali.
L’operazione, condotta con il supporto dei carabinieri di Alcamo e del Nucleo Investigativo di Milano, si inserisce in una più ampia indagine internazionale coordinata da Eurojust, l’Agenzia europea per la cooperazione giudiziaria penale, e svolta simultaneamente in Francia e nel Regno Unito. L’ARTICOLO CONTINUA DOPO IL VIDEO
Le indagini hanno avuto origine da elementi raccolti dagli inquirenti francesi, che avevano scoperto una rete criminale specializzata nella produzione e commercializzazione di strumenti in grado di avviare autovetture di lusso senza chiavi codificate, aggirando i sistemi di sicurezza. Tra i contatti del principale indagato francese è emerso il nome di un palermitano, dotato di competenze tecniche eccezionali e già noto alle forze dell’ordine per reati simili.
Secondo quanto ricostruito dai militari, il gruppo avrebbe ideato e messo in commercio dispositivi in grado di violare i sistemi di protezione elettronici di numerosi modelli di auto di fascia alta. A rendere ancora più inquietante il quadro è la presunta collaborazione di insospettabili complici, tra cui il titolare di un’officina ufficiale di un noto marchio automobilistico, che avrebbe fornito chiavi originali poi inviate in Cina per essere analizzate e decodificate. Il principale indagato avrebbe inoltre effettuato viaggi a Dubai per testare sul campo i dispositivi, verificandone l’efficacia e documentandone le prestazioni su veicoli di lusso.
I criminali, consapevoli dell’illegalità delle proprie azioni, discutevano tra loro degli arresti di altri gruppi europei, pianificando di eliminare ogni traccia compromettente. I dispositivi venivano venduti sia nella sede milanese della società collegata agli indagati, sia online, a prezzi compresi tra 3.000 e 50.000 euro, anche a noti ladri d’auto. Per eludere i controlli e i sequestri, i proventi sarebbero stati versati su conti correnti digitali, in parte all’estero, oggi sottoposti a sequestro preventivo per impedire la prosecuzione delle attività illecite.
Durante le perquisizioni, i Carabinieri hanno scoperto a Palermo un laboratorio tecnologico perfettamente attrezzato per la progettazione e realizzazione dei dispositivi elettronici, mentre a Milano sono stati rinvenuti due apparecchi OBD (On-Board Diagnostics) con chiavi auto già pronte per la spedizione e un documento con l’elenco dettagliato dei destinatari in tutto il mondo. Un’operazione che conferma come la criminalità moderna stia spostando il proprio campo d’azione sempre più verso la tecnologia, trasformando il furto d’auto da reato comune a sofisticata impresa informatica internazionale.




