Palermo ricorda il generale Dalla Chiesa, 43 anni dopo l’eccidio di via Carini

Redazione

Palermo - L'anniversario

Palermo ricorda il generale Dalla Chiesa, 43 anni dopo l’eccidio di via Carini
Giunto a Palermo come prefetto con l’obiettivo di contrastare con determinazione la mafia, venne ucciso il 3 settembre 1982

03 Settembre 2025 - 10:33

Quarantatré anni dopo l’agguato mafioso di via Carini, Palermo e la Sicilia intera hanno reso omaggio alla memoria del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso il 3 settembre 1982 insieme alla moglie Emanuela Setti Carraro e all’agente di scorta Domenico Russo. Le commemorazioni, svoltesi in vari momenti, sono iniziate con una toccante cerimonia all’interno della caserma intitolata proprio al Generale Dalla Chiesa, luogo di grande valore simbolico e sede del Comando Legione Carabinieri “Sicilia”, dove l’Alto Ufficiale ricoprì il ruolo di Comandante dal 1966 al 1973. In rappresentanza del governo regionale ha preso parte l’assessore ai Beni culturali, Francesco Scarpinato, delegato dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. Presente anche il sindaco Roberto Lagalla.

Qui, il Comandante Interregionale Carabinieri “Culqualber”, Generale di Corpo d’Armata Claudio Domizi, il Comandante della Legione Carabinieri “Sicilia”, Generale di Brigata Ubaldo Del Monaco e il Comandante provinciale di Palermo, Generale di Brigata Luciano Magrini, hanno deposto una corona d’alloro al busto dedicato al Generale, rinnovando il forte legame dell’Arma con i valori lasciati in eredità da Dalla Chiesa.

Le celebrazioni, alla presenza del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, delle autorità civili, militari e religiose, nonché dei familiari delle vittime, sono proseguite in via Isidoro Carini, luogo dell’efferato agguato mafioso, dove sono state deposte delle corone d’alloro in omaggio alla memoria dei caduti. Successivamente, nella Cattedrale di Palermo, è stata celebrata una solenne messa dall’Arcivescovo Metropolita Corrado Lorefice. Al termine della funzione religiosa, un momento particolarmente significativo si è svolto in via Vittorio Emanuele dove alcuni bambini hanno deposto un omaggio floreale innanzi il cippo commemorativo. Questo gesto, compiuto alla presenza delle autorità e dei familiari delle vittime, ha rappresentato un segno di speranza e un impegno a costruire un futuro libero dalla violenza e dal sopruso, nel nome degli ideali difesi dal Generale Dalla Chiesa.

“Nel giorno in cui ricordiamo il sacrificio del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa – ha dichiarato Schifani – la Sicilia si stringe attorno alla memoria di un uomo che resta un faro di legalità per le generazioni presenti e future. Dalla Chiesa è per noi motivo di commozione e di profonda gratitudine: in un contesto difficile come quello siciliano, lottò senza tregua contro la criminalità organizzata, pagando con la vita il suo altissimo senso di fedeltà allo Stato. A 43 anni dalla morte, la sua figura continua a costituire un esempio prezioso, capace di scuotere la coscienza civica di ogni cittadino e rappresentante delle istituzioni”.

“Il senso dello Stato e la tenacia dimostrati dal prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa nel contrasto alla mafia, in un contesto difficile come quello siciliano, toccano ancora oggi, nel profondo, la coscienza civica di ogni cittadino e di ogni rappresentante delle istituzioni. Un esempio prezioso per le nuove generazioni con cui il generale amava dialogare, avendo capito l’importanza del loro coinvolgimento nel promuovere la cultura della legalità. Per questo, oggi, il governo Schifani ha voluto essere presente ricordando il suo sacrificio e quello della moglie Emanuela Setti Carraro e dell’agente di scorta Domenico Russo”, le parole dell’assessore ai Beni culturali e all’identità siciliana, Francesco Paolo Scarpinato.

“Ricordare il Prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa non è solo un dovere civico, è un atto politico e morale. È la scelta consapevole di non accettare l’oblio, di non lasciar vincere il silenzio su chi ha provato a disarmare la violenza con il senso dello Stato. Il Generale Dalla Chiesa resta una delle figure più limpide della nostra Repubblica. La sua vita non ci parla solo di legalità, ci parla di giustizia. E la giustizia, a differenza della legalità, non è mai neutra. Sta sempre da una parte: quella dei cittadini, quella della verità, quella delle istituzioni che sanno cosa vuol dire servire e non servirsi. Oggi, nel suo nome, siamo chiamati a chiederci se stiamo facendo abbastanza, se le nostre città sono davvero ostili alla criminalità organizzata. A chi considera questi momenti semplici rituali, rispondiamo con l’impegno quotidiano. Perché la memoria, se non è azione, è complicità. Carlo Alberto Dalla Chiesa è stato un uomo che ha pagato il prezzo più alto per non voltarsi dall’altra parte. Sta a noi, ogni giorno, dimostrare che Dalla Chiesa, la moglie Emanuela Setti Carraro e l’agente Domenico Russo, uccisi nell’agguato di 43 anni fa, non sono morti invano”. Così il sindaco Roberto Lagalla.

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