Dallo sguardo all’anima: i volti dell’artista monrealese Rocco Micale in mostra a Roma

Redazione

Eventi - Al teatro Marconi

Dallo sguardo all’anima: i volti dell’artista monrealese Rocco Micale in mostra a Roma
L’esposizione è inglobata all’interno di un evento più articolato che è l’open day di Penelope Lazio

28 Maggio 2025 - 15:35

L’artista monrealese Rocco Micale esporrà i suoi ritratti a Roma. Il 31 maggio, infatti, in occasione dell’Open Day Penelope Lazio, al teatro Marconi della Capitale, Micale sarà protagonista con una selezione dei suoi quadri che raffigurano celebri personaggi del mondo dello spettacolo realizzati con la tecnica del bianco e nero. “Il primo ritratto l’ho fatto a 9 anni – racconta Rocco Micale – Era la mia maestra della quinta elementare, a cui piazzai un paio di occhiali da sole di un nero che più nero non si può. Per me, a quei tempi, disegnare gli occhi era un ostacolo quasi insormontabile”. Gli occhi, invece adesso, sono il centro indiscusso del 99 per cento dei ritratti dell’artista monrealese. “Ritrarre per me, oggi – dice – è diventato un modo per celebrare, restituire, ringraziare. Un atto d’amore rivolto a chi, in qualche modo, ha attraversato il mio percorso, lasciando una traccia. E’ la mia forma di dialogo, silenzioso, con chi ha nutrito, e continua a nutrire, la mia crescita, artistica e umana”.

L’esposizione, come detto, è inglobata all’interno di un evento più articolato che è l’open day di Penelope Lazio, l’associazione fondata da Gildo Claps e Nicodemo Gentile più di 20 anni fa e che si occupa di persone scomparse. La mostra, che si esaurirà nel pomeriggio di sabato 31, prevede la presenza delle copie e di alcuni originali di ritratti di personaggi famosi. Alcuni di questi saranno presenti per ricevere il lavoro che li ritrae. “Nel ritratto passa inevitabilmente quanto il soggetto in posa ha saputo riflettere del suo ritrattista – dice Roberto Deidier, poeta e saggista italiano – Mi accade di notarlo anche nei ritratti di Rocco Micale, nati da una lontana passione e da un’esigenza: proprio quella di apprendere il disegno dell’occhio e dunque lo spazio vitale di uno sguardo, che è lo stesso della verità. Credo stia qui il motivo per cui l’artista ha voluto riprendere e sviluppare questa sua attitudine disegnando i volti dei poeti, per passare quindi ai personaggi dello spettacolo in ogni sua forma. Quella verità appena intravista andava ampliata, riconosciuta anche al di fuori di chi la praticava, facendola diventare altro, perfino simulazione, come è nelle arti sceniche e performative. Nei ritratti di Rocco, dietro la sapienza o la leggerezza del tratto si avverte un’inquietudine, che appartiene all’artista e al suo soggetto. Per ciò che condividono. Perché infine, entrambi, ritrattista e ritratto, nel loro reciproco osservarsi e indagarsi, lasciano scorrere tra di loro la più silenziosa e terribile delle domande”.

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