Sparatoria a Monreale: 19enne dello Zen confessa, poi si avvale della facoltà di non rispondere

Redazione

Cronaca - La svolta

Sparatoria a Monreale: 19enne dello Zen confessa, poi si avvale della facoltà di non rispondere
Prima l'autoaccusa, poi il giovane ritratta e resta in silenzio davanti al Pm

28 Aprile 2025 - 09:23

S.C. 19 anni, residente nel quartiere Zen di Palermo, è stato fermato nella notte con l’accusa di aver partecipato alla sparatoria che ha provocato la morte di tre giovani di Monreale (leggi qui e qui). Subito dopo la strage, il ragazzo, come scrive Palermo Today, ha reso dichiarazioni spontanee ammettendo di essere stato tra coloro che hanno aperto il fuoco. Tuttavia, durante l’interrogatorio formale davanti al pubblico ministero Felice De Benedittis, si è avvalso della facoltà di non rispondere. È quanto emerge dal decreto di fermo firmato dallo stesso pm.

Secondo quanto ricostruito, il giovane si era presentato in caserma ieri mattina denunciando il furto del proprio scooter, un tentativo — secondo la Procura — di sviare le indagini. Le successive testimonianze raccolte e le immagini delle telecamere di videosorveglianza, però, hanno permesso di identificarlo e di ricostruire il suo coinvolgimento nei fatti. Nel provvedimento di fermo, il pm sottolinea come “le dichiarazioni autoaccusatorie rese dall’indagato appaiono pienamente riscontrate dai filmati di videosorveglianza acquisiti presso gli esercizi commerciali della zona”.

In un primo momento, il diciannovenne avrebbe ammesso davanti ai carabinieri di aver sparato. Successivamente, alla presenza del suo avvocato, ha scelto di non rispondere alle domande del magistrato. Durante le sue prime dichiarazioni, il giovane ha anche riferito di aver perso i propri occhiali durante la lite che ha preceduto la sparatoria. Un particolare che si è rivelato decisivo: i carabinieri, infatti, hanno ritrovato un paio di occhiali nella zona dei fatti, perfettamente corrispondenti a quelli che il ragazzo indossava, come dimostrato anche da una foto estrapolata dai suoi profili social. Per la Procura, si tratta di “un elemento oggettivo individualizzante” che conferma in maniera concreta la presenza del 19enne sulla scena del delitto.

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