Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a una graduale evoluzione normativa riguardante la cannabis terapeutica, segno di un crescente riconoscimento del suo potenziale medico. Il percorso è stato segnato da dibattiti accesi, passi avanti significativi e alcune aree ancora in attesa di chiarezza legislativa.
Cannabis terapeutica: dalla sperimentazione alla diffusione
Il primo grande passo verso la regolamentazione della cannabis a scopo terapeutico in Italia risale al 2007, quando il Ministero della Salute autorizzò l’uso di farmaci a base di cannabinoidi per alcune patologie specifiche. Negli anni successivi, il decreto del 9 novembre 2015 segnò un punto di svolta, stabilendo le linee guida per la produzione, distribuzione e prescrizione di cannabis terapeutica in tutto il territorio nazionale.
Fino al 2024, i pazienti italiani possono accedere alla cannabis terapeutica per il trattamento di diverse condizioni, tra cui:
- Dolore cronico, spesso legato a malattie oncologiche o neuropatiche.
- Sclerosi multipla, per alleviare spasmi muscolari e rigidità.
- Anoressia e perdita di peso in pazienti oncologici o affetti da HIV.
Il farmaco può essere prescritto da medici specialisti e distribuito in farmacia su ricetta non ripetibile. Tuttavia, la disponibilità è ancora limitata e molti pazienti lamentano difficoltà nell’accesso a causa della scarsa produzione nazionale e delle complessità burocratiche.
Incremento della produzione nazionale
Uno dei principali ostacoli rimane la dipendenza dalle importazioni, principalmente da Paesi Bassi e Canada. Per far fronte alla domanda crescente, lo Stato italiano ha rafforzato la produzione locale, concentrata presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Nel 2023, è stata annunciata l’intenzione di aumentare significativamente la produzione interna entro il 2025, con l’obiettivo di ridurre i costi e migliorare l’accessibilità per i pazienti.
Evoluzione normativa: il quadro del 2024
Nel corso del 2024, il dibattito parlamentare ha visto proposte di legge per ampliare le condizioni trattabili con la cannabis terapeutica e per rendere più uniforme la distribuzione a livello regionale. Alcune regioni, come Toscana ed Emilia-Romagna, sono già pionieri nell’offerta gratuita per i pazienti con patologie specifiche, ma altre aree del Paese restano indietro.
Un altro aspetto cruciale riguarda la formazione medica: per favorire una prescrizione più consapevole, nel 2024 sono stati introdotti corsi obbligatori sul tema nei percorsi di aggiornamento professionale per i medici.
Un accenno alla cannabis light
Parallelamente al tema della cannabis terapeutica, continua a crescere l’interesse per la cannabis light, un prodotto con bassissime concentrazioni di THC, legale in Italia e venduto sia sul territorio che online (vedi ad es. l’erba legale di Maria CBD Oil). Sebbene la normativa sulla cannabis light sia rimasta sostanzialmente invariata fino a dicembre 2024, essa rappresenta un settore in espansione, grazie alla sua accessibilità e alla percezione di essere un prodotto naturale con effetti rilassanti.
Sfide future
Nonostante i progressi, molte sfide restano aperte:
- La necessità di regolamentare ulteriormente il settore, garantendo maggiore trasparenza e uniformità.
- L’importanza di abbattere lo stigma sociale legato all’uso di cannabis, distinguendo tra scopi terapeutici e ricreativi.
L’urgenza di risolvere i problemi legati alla carenza di scorte, che penalizza i pazienti bisognosi.