Mafia, un corteo nel nome di Peppino Impastato: “Esempio di impegno civile”

Redazione

Regione - L'anniversario

Mafia, un corteo nel nome di Peppino Impastato: “Esempio di impegno civile”
Stamane cerimonia al casolare, dove venne ucciso. Nel pomeriggio il corteo da Radio Aut a Casa Memoria Cinisi

09 Maggio 2024 - 13:08

Ricordato nella sua Cinisi il giornalista e militante antimafia Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Stamane l’intervento al casolare, dove venne ucciso, di familiari e associazioni. Nel pomeriggio, dalle 16, corteo da Radio Aut Terrasini a Casa Memoria Cinisi.

Peppino, come era conosciuto da tutti, era nato il 5 gennaio del 1948 a Cinisi da una famiglia legata a Cosa Nostra. Le sue denunce attraverso Radio Aut, da lui fondata insieme a un gruppo di amici, davano fastidio al boss Gaetano Badalamenti, tanto da deciderne la morte, mascherandola con un finto attentato dinamitardo sui binari della ferrovia Palermo-Trapani. Successivamente gli inquirenti parlarono di un possibile suicidio. Ma nel maggio del 1984 l’Ufficio istruzione del tribunale di Palermo, sulla base delle indicazioni del Giudice consigliere istruttore Rocco Chinnici, che aveva concepito e avviato il lavoro del primo pool antimafia ed era stato assassinato nel luglio del 1983, emise una sentenza, firmata da Antonino Caponnetto, che aveva sostituito Chinnici dopo la sua morte, in cui si riconobbe la matrice mafiosa del delitto, attribuito però a ignoti. Ma il 5 marzo 2001 la Corte d’assise riconobbe Vito Palazzolo colpevole materialmente dell’omicidio e lo condannò a trent’anni di reclusione. L’11 aprile 2002, a distanza di quasi 24 anni dal delitto, anche don Tano Badalamenti venne riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo.

IL PROGRAMMA DEL CORTEO A CINISI

Al centro della mobilitazione di Casa memoria Felica e Peppino Impastato, proprio il tema dell’informazione libera, ma pure l’antimafia sociale, le guerre (in particolare la situazione palestinese), del rapporto tra mafia, narcotraffico e dipendenze, che vedrà la presenza, insieme alle associazioni che si battono nei territori contro il crack, anche quella di una delegazione del Congresso nazionale Indigeno dal Messico, composta da rappresentanti di lotte di resistenza nella regione meridionale del Pacifico messicano come Michoacan, Guerrero, Oaxaca e Chiapas, che attualmente sopravvivono di fronte alla criminalità organizzata in collusione con il narcostato messicano.

“Il 9 maggio del 1978 a Cinisi la mafia uccideva Peppino Impastato. Peppino nonostante la sua giovane età ha scelto di lottare contro il potere criminale mafioso. La sua è quindi una storia da raccontare perché è una storia di coraggio ma è soprattutto una scelta, certamente dolorosa, di rottura di legami personali in favore della legalità”. Ha scritto sui social la presidente della Commissione parlamentare Antimafia Chiara Colosimo. “Di questa storia fa parte anche sua madre Felicia. Anche lei rifiuta la cultura mafiosa decidendo di portare avanti il sogno di Peppino: raccontare una Sicilia diversa libera da Cosa Nostra – continua – Ha lottato per ottenere la verità sul suo omicidio e ha riscattato le battaglie del figlio, attraverso una testimonianza costante alle nuove generazioni”.

“Il coraggio del giornalista e attivista Peppino Impastato resta ancora oggi un esempio di impegno civile concreto nel contrasto alla mafia – ha detto il sindaco di Palermo Roberto Lagalla -. Attraverso la sua attività politica e culturale è riuscito a piegare l’indifferenza davanti al fenomeno mafioso in un periodo durante il quale era più facile abbassare lo sguardo rispetto all’influenza di cosa nostra. Quel 9 maggio 1978 resterà per sempre una data che ha segnato una svolta nella storia del Paese perché nel giorno dell’omicidio di Peppino Impastato veniva anche ritrovato il corpo senza vita del Presidente Aldo Moro, assassinato dalle Brigate rosse. Per tale ragione, oggi è doveroso ricordare Impastato e Moro e tutti coloro che hanno sacrificato la propria vita nella lotta alla mafia e al terrorismo”.

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