Nei luoghi in cui hanno lavorato i giudici Falcone e Borsellino: gli studenti della Morvillo visitano il “bunkerino”

Redazione

Cronaca - Al tribunale di Palermo

Nei luoghi in cui hanno lavorato i giudici Falcone e Borsellino: gli studenti della Morvillo visitano il “bunkerino”
I ragazzi hanno visitato le aule blindate in cui lavoravano i due giudici uccisi dalla mafia

17 Gennaio 2024 - 08:19

La costruzione di una memoria collettiva e la formazione di cittadini consapevoli sono due degli obiettivi fondamentali della scuola, agenzia educativa prima ancora che luogo di trasmissione e diffusione di conoscenze disciplinari. Oggi, più che mai, è indispensabile che i giovani vivano il rispetto della Giustizia come bussola che li guidi nelle loro scelte future e nel cammino che li condurrà ad essere gli uomini e le donne di domani. Tuttavia, la semplice narrazione di fatti del passato, di cui non sono stati testimoni diretti, e la conoscenza delle vicende dei loro protagonisti non sempre si rivelano sufficienti. Chi erano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino? Spesso i due magistrati, martiri della mafia, rischiano di trasformarsi ai loro occhi, in icone, immagini lontane, slegate dal vissuto e dalla realtà. È necessario, pertanto, restituire loro l’aspetto umano, fatto di impegno, di lavoro, certamente, ma anche di luoghi, oggetti, aneddoti, di vita vera.

Con questo spirito, gli alunni delle classi terminali della scuola media dell’IstitutoFrancesca Morvillo“, accompagnati dai loro docenti, si sono recati in visita al Museo Falcone Borsellino, realizzato all’interno del Palazzo di Giustizia di Palermo, nelle stanze blindate dove i due magistrati lavorarono insieme per alcuni anni e più noto come il “Bunkerino”. La visita si è presto trasformata in un prezioso momento di incontro e riflessione, ma anche di emozione, generata da quei luoghi che ancora trasudano della presenza dei due Magistrati. I ragazzi hanno osservato i materiali storici presenti negli uffici, posto domande, fatto interventi pertinenti e consapevoli, mostrando di volere essere realmente eredi morali di un progetto di lotta alle mafie, di volere essere quelle gambe su cui continueranno a camminare le idee nate in quegli uffici blindati. Ancora una volta, l’Istituto monrealese, che si pregia di portare il nome di Francesca Morvillo, ha dato prova di voler essere strumento attivo della costruzione di una cultura del diritto e luogo ideale di dibattito civico e morale, in cui i veri attori siano sempre gli studenti.

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