Strage della Circonvallazione, una cerimonia a Palermo ricorda le vittime

Redazione

Palermo - In via Ugo La Malfa

Strage della Circonvallazione, una cerimonia a Palermo ricorda le vittime
Il mandante della strage fu identificato in Nitto Santapaola. L'obiettivo era il boss Alfio Ferlito

16 Giugno 2023 - 11:39

Questa mattina a Palermo, in via Ugo La Malfa, hanno avuto luogo le celebrazioni per il 41esimo anniversario della strage della Circonvallazione, in cui persero la vita l’appuntato Silvano Franzolin, il carabiniere scelto Luigi Di Barca e il carabiniere Salvatore Raiti, vittime di un agguato mafioso e decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria. Alla presenza del comandante della Legione Carabinieri Sicilia, il generale di divisione Rosario Castello, del Prefetto di Palermo, Maria Teresa Cucinotta, dei familiari dei caduti e di una delegazione dell’associazione Nazionale Carabinieri di Palermo, sono state commemorate le vittime con la deposizione di una corona d’alloro sul luogo dell’eccidio.

L’attentato avvenne a Palermo il 16 giugno 1982. Obiettivo era il boss catanese Alfio Ferlito che, durante un trasferimento dal carcere di Enna a quello di Trapani, morì nell’agguato insieme ai tre carabinieri della scorta e al ventisettenne Giuseppe Di Lavore, autista della ditta privata che aveva in appalto il trasporto dei detenuti e che venne poi insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile. La vicenda è stata inquadrata, nel corso dei processi, nello scontro che si era venuto a creare tra i Santapaola e i Ferlito per il predominio criminale sul territorio di Catania. Il mandante della strage fu identificato in Nitto Santapaola.

Il Presidente della Repubblica, il 28 aprile 1995, ha conferito la “Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Memoria” ai tre militari dell’Arma dei Carabinieri con la seguente motivazione: “Militari impegnati in un servizio di scorta, venivano raggiunti da numerosi colpi d’arma da fuoco esplosigli contro alcuni malfattori, al fine di uccidere il detenuto tradotto. Sebbene gravemente feriti, impugnavano l’arma in dotazione per affrontare gli aggressori ma, colpiti a morte, si accasciavano al suolo e sui sedili. Splendidi esempi di spezzo del percolo ed alto senso del dovere, spinti sino all’estremo sacrificio”.

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