Premio nazionale dedicato ai dialetti: premiata poesia di alunna della Morvillo

Redazione

Cronaca - Il riconoscimento

Premio nazionale dedicato ai dialetti: premiata poesia di alunna della Morvillo
La poesia è scritta in dialetto siciliano e arabo e punta dritto al tema dell’immigrazione

26 Maggio 2023 - 12:12

“Chista è a prighiera ri migranti ca stannu rintra a varca ri la morti. priari e spirari. Spirari pi lu tempu a biniri e spirar ri unn’addivintari na chiazza russa rintra u mari”, (“Questa è la preghiera dei migranti/ che stanno sulla barca della morte./ Pregano, perché è l’unica cosa che gli resta da fare è pregare,/ pregare e sperare./ Sperare per il loro futuro e sperare di non diventare/ una macchia rossa dentro il mare”). Sono alcuni dei toccanti versi di “U mari nostru“, opera seconda classificata nella sezione “Scuola”, categoria “Poesia”, del premio letterario nazionale, dedicato ai dialetti, “Salva la tua lingua locale” (promosso da Unione Pro Loco, Ali Lazio e l’associazione Scuola strumento di Pace – Eip) ; la poesia è stata scritta da Agnese Sferruzza scuola media (2° B) dell’istituto Francesca Morvillo di Monreale.

Il componimento è scritto in dialetto siciliano e arabo. La poesia punta dritto al tema dell’immigrazione e delle tragedie dei mari. Al centro dell’opera centro il Mare Mediterraneo: “U mari nostru, u Mari Mediterraneo è chinu ri sangu” (Il mare nostro, il “Mare Mediterraneo” è pieno di sangue). “È un testo che ci ha commosso, cogliendo in pieno il senso del premio. Una poesia scritta in un’inedita alternanza fra dialetto siciliano e arabo, a sancire da un lato l’incrocio di culture, dall’altro l’universalità della tragedia dei migranti. Versi che diretti che colpiscono forte: da un lato emozionano, facendo stringere il cuore, dall’altro sono veri e propri pugni nello stomaco” commenta il presidente dell’Unione Nazionale delle Pro Loco, Antonino La Spina.

Nella poesia la giovanissima autrice rimarca le immani tragedie che si sono consumate in questi anni “L’avitru jiornu vitti cosi troppo siddriate ca nun ma sentu mancu ri cuntari. Iu sugnu ancora nica pi viriri sti tragedie!”, (L’altro giorno ho visto cose troppo tristi/ che non mi sento neanche di raccontare./ Io sono ancora piccola per vedere queste tragedie!) tanto da invocare la scelta di un nome diverso da “Mediterraneo”: “Un capisciu picchì stu mari si chiama accussì. Mari Russu o Mari Mortu, s’avissi a chiamari” (Non capisco perché questo mare ha questo nome./ Mare Rosso o Mare Morto,/ si dovrebbe chiamare). “Uno sguardo troppo tenero per reggere all’insensata tragedia del mare ma non per descriverla nella pregevolissima intuizione d’un dialetto arabo-siciliano che, implicitamente, già ci suggerisce la via d’uscita e la speranza antica quanto attuale di un “Mediterraneo dei popoli”, del linguaggio trasversale della Pace” questa la motivazione dedicata all’opera dalla giuria del Premio, presieduta da Elio Pecora (poeta e critico letterario).

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