Mafia, 36 anni fa l’omicidio di Ninni Cassarà e di Roberto Antiochia

Redazione

Palermo - L'anniversario

Mafia, 36 anni fa l’omicidio di Ninni Cassarà e di Roberto Antiochia
La Questura ha ricordato il loro sacrificio con la deposizione di una Corona d’alloro sul luogo dell'omicidio

06 Agosto 2021 - 10:39

In occasione del 36° anniversario dell’uccisione del Vice Questore Antonino Cassarà e dell’Agente Roberto Antiochia, due figure simbolo della lotta alla mafia nella Palermo degli anni 80, la Questura ha ricordato il loro sacrificio con la deposizione di una Corona d’alloro, alla presenza del Questore di Palermo, Leopoldo Laricchia, dei familiari e delle autorità Civili e Militari, presso la stele marmorea che sorge in piazza Giovanni Paolo II ad imperitura memoria dei due poliziotti. A seguire, una Santa Messa di suffragio è stata celebrata presso la Chiesa del Santissimo Salvatore di Corso Vittorio Emanuele, da Padre Massimiliano Purpura, Cappellano della Polizia di Stato.

Antonino Cassarà, vice capo della Squadra Mobile di Palermo, e l’agente Roberto Antiochia condivisero parte della loro vita professionale raggiungendo importanti successi nella lotta alla criminalità organizzata. Insieme trovarono anche la morte in viale Croce Rossa, quando furono abbattuti da una gragnuola di colpi di kalasnikov a pochi passi dall’abitazione del funzionario di Polizia, ad opera di un gruppo di nove killer della mafia appostati nei piani del palazzo di fronte.

In quegli anni difficili e scomodi per gli uomini dello Stato, Antonino Cassarà rappresentò un naturale ed abituale interlocutore per i magistrati impegnati sul fronte dell’antimafia. Egli fu l’interlocutore per eccellenza della Polizia di Stato, garantendo una sicura e proficua collaborazione agli investigatori del “pool”, come Giovanni Falcone, impegnati nella lotta a Cosa Nostra. A lui si deve in particolare il “Rapporto dei 162”, che costituì la prima pietra su cui fu costruito il maxi processo dell’86. Roberto Antiochia, nel 1985 fu trasferito alla Criminalpol di Roma ma appreso dell’omicidio di Montana, sebbene in congedo, chiese di tornare a Palermo per portare il suo personale aiuto agli ex-colleghi della Mobile di Palermo e lavorare a fianco di Ninni Cassarà.

“Il 6 agosto 1985 ero qui nel mio ufficio di sindaco – ha detto Leoluca Orlando -, quando mi giunse la notizia della uccisione di Ninni Cassarà e di Roberto Antiochia. Mi precipitai in viale Croce Rossa e lì, davanti ai loro cadaveri in una pozza di sangue, vidi anche il volto di Natale Mondo, che si era salvato da quella terribile strage, ma che cadde successivamente, sempre per mano mafiosa, qualche anno dopo. Oggi, in un tempo in cui gli uomini delle Istituzioni si sforzano di non essere collusi, in un tempo in cui la mafia non governa più questa città, ma esiste ancora, ricordare il sacrificio di Ninni Cassarà, di Roberto Antiochia e di Natale Mondo è un modo per avere fiducia domani nello Stato che rispetta i valori costituzionali e garantisce un ordinato svolgimento della vita civile e democratica”.

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