Mafia, sequestrati beni per 600 mila euro a due pregiudicati palermitani

Redazione

Palermo - Il provvedimento

Mafia, sequestrati beni per 600 mila euro a due pregiudicati palermitani
La pericolosità sociale di entrambi i soggetti, appartenenti a cosa nostra, è emersa  dalle indagini della Squadra Mobile

15 Aprile 2021 - 14:53

La Polizia di Stato ha eseguito un sequestro di beni disposto dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Palermo, nei confronti di Luigi Scimò e di Pietro Di Marzo con il quale è stato disposto il sequestro: di una società operante nel settore delle onoranze funebri (agenzia Zappulla); della quota pari al 50% di una società di Bagheria, attiva nel medesimo settore; di due autoveicoli di grossa cilindrata, il tutto per un valore complessivo pari a circa 600.000 euro.

La pericolosità sociale di entrambi i soggetti, appartenenti a cosa nostra, è emersa  dalle indagini della Squadra Mobile di Palermo, coordinate dalla Procura della Repubblica e dalla Dda nell’ambito dell’operazione denominata “Maredolce 2”, confluita nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari emessa dal gip del Tribunale di Palermo, che ha inflitto un duro colpo alla famiglia mafiosa di Brancaccio.

In particolare, nell’ordinanza viene messo in risalto il ruolo centrale di Scimò nell’ambito della famiglia mafiosa operante nel territorio palermitano di “Corso dei Mille”, in quanto ritenuto promotore e organizzatore delle illecite attività economiche poste in essere nel territorio di riferimento, ritenute oltremodo remunerative per la consorteria mafiosa, quali la gestione del traffico di “Tabacchi Lavorati Esteri” e di sostanze stupefacenti, nonché la gestione, anche per interposta persona, di imprese aventi ad oggetto la distribuzione di mini slot.

Anche il ruolo di Di Marzo, genero di Scimò, è emerso nell’ambito delle indagini in quanto soggetto perfettamente inserito nelle logiche criminali di “cosa nostra” che si è messo a disposizione del sodalizio mafioso di cui è organico, sposandone le modalità operative; in particolare, si è distinto per aver curato gli incontri del suocero con altri rappresentanti di vertice delle altre famiglie mafiose presenti nel territorio palermitano, nonché per aver ricoperto, per conto del sodalizio criminale di appartenenza, un importante ruolo nella gestione del traffico degli stupefacenti con le organizzazioni criminali presenti nel territorio calabrese.

Traendo spunto da tali evidenze investigative, l’Ufficio Misure di Prevenzione Patrimoniali della Divisione Anticrimine della Questura di Palermo ha condotto indagini patrimoniali nei confronti dei due uomini e dei relativi nuclei familiari, accertando una sproporzione economica tra gli acquisti effettuati ed i redditi percepiti, a conferma dell’utilizzo di risorse finanziarie di natura illecita. Il provvedimento assume un’importante valenza in quanto, grazie alla sinergica attività congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Palermo, entrambi titolari del potere di proposta dell’applicazione di misure di prevenzione, si mira a restituire alla comunità i beni illecitamente accumulati da “cosa nostra”.

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