Cinisi, 42 anni fa la mafia uccideva Peppino Impastato

Redazione

Regione - Disturbava con i suoi comizi la mafia

Cinisi, 42 anni fa la mafia uccideva Peppino Impastato
Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 a Cinisi, in provincia di Palermo, veniva ucciso Peppino Impastato

09 Maggio 2020 - 12:58

Nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978 a Cinisi, in provincia di Palermo, veniva ucciso Peppino Impastato. Disturbava con i suoi comizi il malaffare di un sistema mafioso troppo forte e che faceva da governo ombra. La morte del giornalista e attivista politico, all’inizio venne chiusa come incidente. Con il suo cadavere gli assassini inscenano un suicidio: fu disteso sui binari della ferrovia con sotto una carica di tritolo. Tutti parlarono di un atto terroristico in cui l’attentatore sarebbe rimasto ucciso. Il delitto passò quasi inosservato perchè in quelle stesse ore di 42 anni da a Roma, venne ritrovato il corpo senza vita del presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro.

Soltanto nel maggio del 1984 l’Ufficio Istruzione del tribunale di Palermo, emise una sentenza in cui si riconobbe la matrice mafiosa del delitto. Il 5 marzo 2001 la Corte d’assise ha riconosciuto Vito Palazzolo colpevole dell’omicidio e lo ha condannato a 30 anni di reclusione. L’11 aprile 2002 anche Gaetano Badalamenti è stato riconosciuto colpevole e condannato all’ergastolo come mandante.

“La morte di Peppino Impastato ha segnato uno dei punti più tragici e perversi della permeabilità sino alla identificazione fra istituzioni pubbliche e private e mafia, che assumeva a volte anche il volto dello Stato – ha detto il sindaco Leoluca Orlando  -. Ricordare la sua morte ma soprattutto la sua vita, impegnato con le armi della cultura, dell’informazione e dell’ironia contro la violenza fisica e culturale della mafia, non è solo un modo per continuare a rendere un doveroso omaggio, ma è anche un modo per ricordare quanto quelle armi siano tutt’ora un grande strumento, unito alla repressione giudiziaria, per contrastare le mafie di ogni tipo”.

Anche il gruppo siciliano dell’Unione Cronisti (Gruppo di specializzazione della Fnsi-Assostampa) oggi ricorda Impastato al quale soltanto dopo il barbaro assassinio è stato riconosciuto il tesserino di giornalista. “Dai microfoni dell’emittente privata Radio Aut – ha osservato il presidente dell’Unci Sicilia, Leone Zingales – Impastato quotidianamente condannava la mafia e faceva i nomi dei boss mafiosi e dei politici collusi con la mafia. Peppino Impastato raccontava di comitati d’affari e di appalti sui quali bisognava indagare. Il tritolo che lo ha ucciso non ne ha minimamente scalfito la memoria e l’impegno civile. Il casolare di via 9 maggio 1978, a Marina di Cinisi, è stato dichiarato nel 2014, dalla Regione siciliana, edificio di interesse culturale. Diverrà – ha concluso Zingales – un luogo di memoria proprio come il Giardino di Ciaculli, alla periferia di Palermo, dove Unci e Anm, ricordano le vittime della mafia con la piantumazione degli alberi. Anche a Peppino, come agli altri sette giornalisti uccisi dalla mafia in Sicilia, abbiamo dedicato un albero”.

“Peppino è per tanti, soprattutto giovani, simbolo di un impegno contro le mafie, la corruzione, le ingiustizie. Simbolo senza confini, vista la dimensione nazionale e internazionale assunta ormai dal crimine organizzato”. Ha detto Luigi Ciotti, presidente Libera. “La sua è però una memoria esigente, che non può fermarsi ai discorsi e alle celebrazioni retoriche. Tanto più che una delle grandi intuizioni di Impastato è stata usare l’arma della satira contro la mafia e contro la politica che con la mafia faceva e fa affari”, ha aggiunto don Ciotti. “Una scelta dirompente, all’epoca, nata da chi il codice di valori mafioso lo conosceva molto bene, dall’interno, e sapeva che ai cosiddetti uomini d’onore la denuncia di violenze e malefatte fa spesso il solletico, mentre la messa alla berlina dei loro atteggiamenti, delle loro manie di grandezza, del loro prendersi molto sul serio suona come il peggiore degli affronti. Allora grazie di cuore, Peppino! Grazie per quello che hai fatto e che ci hai lasciato. Lo riconosco ogni giorno, il valore della tua eredità. Negli sguardi irrequieti di tanti giovani, nella loro passione e nel loro impegno” ha concluso il presidente di Libera.

Altre notizie su monrealepress

Autorizzazione del Tribunale di Palermo N. 621/2013

Direttore Responsabile Giorgio Vaiana
redazione@monrealepress.it