Tra bellezze architettoniche e naturalistiche, c’è la Randonée di bici. Anche a Monreale e Pioppo

Redazione

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Tra bellezze architettoniche e naturalistiche, c’è la Randonée di bici. Anche a Monreale e Pioppo

15 Marzo 2018 - 12:55

Sarà la prima Randonée della provincia di Palermo. Cos’é una Randonée? Non è una gara di bici vera e propria, ma un’alternativa al turismo veloce che ti porta ovunque per scattare qualche foto e condividere le bellezze dei luoghi con i compagni di viaggio che pedalano alla tua stessa velocità. L’evento è stato voluto ed organizzato dall’Asd Gs Mediterraneo, storica società sportiva dilettantistica siciliana. Due i tracciati previsti, uno da 200 chilometri e uno da 300 chilometri da chiudere entro 12 ore con varie tappe intermedie di controllo. L’obiettivo che si pone la Randonée di Palermo è quello di fare vivere un esperienza unica ai partecipanti coniugando sport, cultura e natura. Un continuo alternarsi di paesaggi naturalistici, opere monumentali di rilievo internazionale, luoghi della memoria che lasceranno un segno indelebile a tutti i partecipanti.

IL PERCORSO DEI DUECENTO CHILOMETRI
Si parte il 31 marzo alle 7, massimo alle ore 8 dal Teatro Massimo di Palermo. Si attraversa la città passando dalla Cattedrale e Palazzo dei Normanni, si esce da Porta Nuova per dirigersi verso la rocca di Monreale che con il suo Duomo sovrasta la Conca D’Oro, si continua a salire attraversando la frazione di Pioppo e si arriva dopo 25 chilometri dalla partenza al punto più alto della Randonneè a 670 metri di altezza (località Ponte di Sagana); si scende attraverso la strada statale 186 in una stretta valle che dopo pochi chilometri si apre sul golfo di Castellammare sovrastando i paesi di Borgetto, Partinico e proseguendo in pianura sulla strada statale 113 per Alcamo. Da qui parte la strada del vino attraverso morbide colline con filari sterminati fino ad arrivare, in salita allo scenario tristemente suggestivo dei paesi devastati dal terremoto del Belice del 1968 con i ruderi di Poggioreale e a seguire il famoso Cretto di Burri che altro non è che la perfetta riproduzione della pianta urbana della Gibellina originale (distrutta appunto dal terremoto), espressa nella più grande opera d’arte del mondo.
Dalle strade testimoni di un dramma, si ritorna alla vita incontrando Santa Ninfa, Gibellina Nuova e si risale a Salemi, dopo aver attraversato il paese di Vita, si scende gradualmente fino al bivio di Calatafimi; si punta quindi decisamente verso il mare e si raggiunge la costa a Castellammare del Golfo, a seguire Alcamo marina e i paesi costieri di Balestrate e Trappeto. Si ritorna sulla Statale 113, dopo il bivio per Terrasini, si incrocia il corso di Cinisi e si prosegue verso Villagrazia di Carini; poi Isola della Femmine e Sferracavallo ultimi borghi marinari, oggi praticamente interland Palermitano, prima di rientrare in città dal lato nord. Quindi viale dell’olimpo, Mondello, la “Favorita”, piazza Leoni, piazza Vittorio Veneto, via della Libertà, piazza Castelnuovo e si arriva nuovamente a Piazza Verdi.

IL PERCORSO DEI TRECENTO CHILOMETRI
I primi 98 chilometri sono identici. A Santa Ninfa ci si saluta con i duecentisti e ancora di più ci si addentra svoltando a sinistra verso Partanna. Quindi si scende giù verso la valle del Belice e si risale verso Montevago e Santa Margherita di Belice; si prosegue verso Sambuca di Sicilia. Poi Giuliana, Chiusa Sclafani e Palazzo Adriano. Poi Prizzi, Corleone, Ficuzza, Piana degli Albanesi, Santa Cristina Gela, Belmonte Mezzagno. Si rientra da Gibilrossa, Ciaculli, il lungomare, la “cala” e il Teatro Massimo.

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