Mazzette per il rilascio del “Durc”. Sequestrati beni all’ex direttore Inail

Redazione

Palermo

Mazzette per il rilascio del “Durc”. Sequestrati beni all’ex direttore Inail

13 Novembre 2017 - 09:13

Avrebbe ricevuto denaro per consegnare documenti Durc alle aziende che invece non ne avevano i requisiti. I finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo hanno dato esecuzione alla misura di prevenzione patrimoniale disposta nei confronti di Giuseppe La Mantia, ex vice direttore Inail di Palermo e già direttore dell’ufficio di Termini Imerese, ritenuto responsabile di aver consentito illecitamente il rilascio di numerosi Durc (Documenti unici di regolarità contributiva), a favore di diversi imprenditori che lo ricompensavano pagando sostanziose mazzette.

Il provvedimento emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, su proposta della Procura della Repubblica, è stato eseguito dalle Fiamme Gialle del Gico, che hanno operato il sequestro di immobili e conti correnti per un valore complessivo pari a 516 mila euro. Le indagini condotte dai finanzieri hanno permesso di ricostruire la fitta rete di complicità tra La Mantia, all’epoca ai vertici degli uffici palermitani dell’Inail, ed imprese compiacenti che – nonostante il ricorrere di evidenti cause ostative, come l’esistenza di cartelle esattoriali mai pagate – venivano favorite nell’entrare in possesso delle certificazioni di regolarità contributiva.

“Il rilascio di documenti del tutto falsi – spiegano dal comando – ha consentito ad imprenditori privi di scrupoli di realizzare, tra il 2007 ed il 2012, ingenti guadagni attraverso la partecipazione ad appalti e gare pubbliche senza averne titolo e, in altri casi, di ottenere pagamenti da pubbliche amministrazioni nonostante fosse sistematicamente evaso il versamento di contributi e premi assicurativi dovuti all’Inps ed dell’Inail, determinando così un rilevantissimo danno alle casse dell’Erario ed una distorsione delle regole di funzionamento della concorrenza e del mercato”.

Per le sue “prestazioni”, La Mantia veniva ricompensato con la consegna di buste contenenti denaro, che riscuoteva direttamente presso il proprio ufficio, ovvero ottenendo l’accredito di somme direttamente su conti correnti di cui era titolare o di cui aveva la disponibilità perché intestati a familiari o persone a lui vicine. In alcuni casi, la “mazzetta” veniva riscossa anche sotto forma di concessione dell’uso gratuito di cellulari e auto di lusso. Oltre alle condotte di corruzione e concussione, gli investigatori hanno ricostruito l’inclinazione a commettere illeciti del La Mantia, il quale truffava la stessa Inail, attestando falsamente le proprie presenze in ufficio, e chiedeva ad altri dipendenti di sottrarre e distruggere la documentazione custodita presso gli uffici Inail di Termini Imerese, durante l’esecuzione di perquisizioni svolte nei suoi confronti, da parte dei finanzieri.

Le indagini hanno, inoltre, fatto emergere la vicinanza a diversi esponenti di “cosa nostra”, quali il costruttore Camillo Graziano, della famiglia mafiosa dell’Arenella, il capo del mandamento San Lorenzo, Vincenzo Giacalone, e gli esponenti del clan Madonia, del quale per diverso tempo era stato il “cassiere”. Del La Mantia avevano, peraltro, parlato anche alcuni collaboratori di giustizia, riferendo di una sua partecipazione alla gestione degli appalti di cui al tempo si era occupato Angelo Siino, il “ministro dei lavori pubblici” della Mafia. Nel corso delle indagini, sono stati – infine – documentati i rapporti d’affari intercorsi tra Giuseppe La Mantia e Giuseppe Damiata, anche quest’ultimo colpito da misura di prevenzione eseguita dalla Guardia di Finanza nel dicembre 2016 e con il quale il La Mantia divideva gli “utili” derivanti dalla gestione illecita di alcune cooperative.

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