Nelle opere del maestro La Bruna un’infinità di sensazioni

Raimondo Burgio

Cronaca

Nelle opere del maestro La Bruna un’infinità di sensazioni

01 Maggio 2017 - 09:45

Per osservare con occhio libero da preconcetti o condizionamenti le opere del maestro Giuseppee La Bruna è necessario abbandonare i tradizionali sentieri tracciati dai procedimenti di deduzione e induzione, ed è necessario trovare la strada che conduca al nucleo centrale dell’anima della sua opera, brevemente sintetizzata in questo piccolo compendio retrospettivo, dal quale sorge e si irradia l’energia che genera e sviluppa forme di esperienza estetica. Questo nucleo centrale è dato dal vuoto intorno cui si dipana la leggerezza dell’involucro forma. Non dal concetto di vuoto, ma dall’esperienza del vuoto.

Ciò significa che alla base delle attività che accompagnano i processi formativi di tale forma espressiva e che interessano la fruizione estetica delle forme da esse prodotte, non risiede una teoria del vuoto, ma un’esperienza del vuoto: ottenibile solo mediante la pratica di un particolare tipo di approccio ai temi espressi. La produzione di Giuseppe La Bruna è un ricettacolo di mezzi toni e sfumature anche in presenza di forti matericità, di spazi vuoti che non vanno subito colmati, ma goduti come sono, di un’infinità di sensazioni che hanno come scopo non il prodotto estetico ma l’atto che arricchisce il rapporto tra significato e significante. Rapporto con le persone, rapporto con la natura, rapporto con le cose, rapporto con la storia.

Nel fare di La Bruna non troviamo la plasticità gratuita di certi modernismi o il realismo spinto contemporaneo, la sua arte è trasversale, perché fatta di natura temporale che attraversa le forme, il vento che soffia attraverso le sue strutture è quello del tempo e non quello dell’immanenza. Lo sguardo sui pieni e i vuoti di questo mondo, determina una misura degli esseri che è infinita; il loro tempo non ha termine; la loro condizione non ha permanenza; il loro principio e la loro fine non hanno durata.

Come il vuoto spaziale non è pura assenza di spazio né spazialità assoluta, così, nel caso della temporalità, il vuoto temporale non è semplice assenza di tempo né temporalità assoluta, cioè tempo indefinito e indeterminato. Il vuoto temporale, come quello spaziale donato dalle distanze dalle assenze, ha una funzione dialettica: come lo spazio vuoto si dà solo in rapporto allo spazio pieno e viceversa, così il tempo vuoto, ossia quello che si potrebbe chiamare “tempo assente” – il quale si determina come “già stato” (passato) e come “non ancora” (futuro) – si dà solo in rapporto al tempo presente, e viceversa. In queste opere si legge pertanto solo una apparente leggerezza, un senso dell’attraversamento che passa la storia e porta lo sguardo dell’osservatore a meditare, attraverso la suggestione delle opere di La Bruna, nel tentativo di comprendere il suo linguaggio e di decodificare le sensazioni frutto del pensiero tracciante come del lavoro pesante, artigianale, che con continue superfetazioni emozionali genera le produzioni dell’artista.

Solo oggi e in questa sede ho voluto parlare di questa raccolta di opere esposte, al di fuori del clamore del vernissage, però da cittadino monrealese voglio invitare l’attento spettatore a visitare la mostra che si terrà sino al 3 giugno presso il Complesso Monumentale Guglielmo II nelle sale della Galleria Civica d’Arte Moderna, corredata da un bel catalogo che completa il lavoro e realizzato grazie al contributo privato di due aziende cittadine: la Casamento Travel e l’Ottica Nuova Visione sensibili a fare della cultura circuito di crescita.

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