La mostra “Città fantasma” del monrealese Vincenzo Ganci a Milano

Giorgio Vaiana

Cronaca

La mostra “Città fantasma” del monrealese Vincenzo Ganci a Milano
Da oggi e fino al 12 novembre allo "spaziogmarte" 25 scatti della cittadina di Poggioreale distrutta dal terremoto del 15 gennaio 1968

29 Ottobre 2016 - 09:42

Permettetici un pizzico di emozione, ma anche tanto orgoglio. Un nostro collega, amico e braccio operativo della Migi Press, la società che edita i quotidiani Monreale Press, Madonie Press e Villabate Press, esporrà la sua personale “Città fantasma” a Milano.

Venticinque scatti fotografici accuratamente selezionati che raccontano il dramma del terremoto, quello del Belice, mai come adesso argomento di attualità, realizzati a Poggioreale e che sono stati esposti anche a Monreale qualche tempo fa (leggi qui). La mostra di Vincenzo varca lo Stretto dunque e sarà da oggi e fino al 12 novembre, presso lo “spaziogmarte” di Milano in via Settembrini al civico 60 ed è curata da Giulia Maselli.

La mostra è patrocinata dal Comune di Monreale, dal comune di Poggioreale e dall’Airf (Associazione Italiana Reporter Fotografi). Il progetto fotografico di Vincenzo, giornalista pubblicista e fotoreporter, racconta il dramma del terremoto del Belice, che sconvolse tutta l’Italia. Poggioreale, oggi, è ancora ferma a quella drammatica notte tra il 14 e 15 gennaio del 1968. Gli scatti di Vincenzo si soffermano più che sulle vedute d’insieme, sui particolari “perchè l’intensità della nostalgia grava su di essi con peso maggiore – dice la curatrice della mostra -. E’ come se il ricordo, celato nelle architetture del paese, continuasse a dare respiro alle sue vie, ai suoi muri, alle sue finestre, ai suoi cortili, alle sue scale che conservano la cura e l’ingegno di chi le ha costruite. E’ il racconto di una cultura forte e carica di storia ma è anche una dichiarazione d’amore per la propria terra e per le proprie origini”.

E il testo critico in qualche modo ci appartiene. Visto che è stato scritto da Raimondo Burgio, autore del blog Matita di Legno e nostro collaboratore.

Ecco il testo critico:
“Nella capacità di vedere la vita attraverso la morte forse crediamo di allontanare il fato e i segni della ineluttabilità. Ma le immagini proposte da Vincenzo Ganci sono atti di un amore ritrovato. Il concetto che ha guidato l’occhio del fotografo siciliano, è incentrato sull’assunto che la morte è necessaria per sentire forte tutto l’amore e il coinvolgimento verso l’altro, dove la città assurge a significante per un altro significato.

Già Dante nella “Vita nova” aveva espresso questo tipo di formulazione, dicendo “bisogna che la mia donna muoia”, perché amando nella morte la sua donna, sarà per lui una promessa di felicità. Quando si compie un percorso di psicoanalisi, spesso si cammina a ritroso per ritrovare la matrice del proprio essere, del proprio disagio, delle insoddisfazioni di ogni genere: genitoriali, urbane e primigenie in senso lato.

E in questo caso la costruzione di una galleria di immagini, è ricerca e si è tramutata in psicoanalisi fotografica dei resti di una amata terra. Queste mura di una città solitarie e smarrita nei segni della natura che riconquista gli spazi, narrano di un qualcosa ormai perso, cristallizzato nell’istante e trasfigurato. La amata si ama di più nella necessità dello smarrirsi dovuto all’assenza della amata stessa. Scatti che raccontano di una perdita e che pulsano di un amore profondo. Visioni che si squarciano nel silenzio di qualcosa che non tornerà mai, più un amore forte, una amore perso, cercato tra le pietre: sostanza mutata in un contesto in cui il paesaggio sublima l’amore in thanatos. Perché simbolo esplicito della tendenza di ogni cosa a ritornare al suo stato inorganico, originario, entropico.

Vincenzo Ganci immagina di mettere insieme le tracce di un amore che fu e suggerisce luci che trasmettono silenzio, immobilità, attesa e lento struggente divenire. Non possiamo rinunziare a vedere e comprendere cosa ci sia dietro il taglio proposto in questa mostra, perché l’esperienza dell’immagine divenga altro perché saremo condotti ad amare la città perduta che è dentro di noi”.

Breve biografia di Vincenzo Ganci
Iscritto all’Airf (Associazione Italiana Reporters Fotografi) e all’Ordine dei Giornalisti di Sicilia, Vincenzo Ganci, vive e lavora da freelance in Sicilia. Scatta principalmente per l’agenzia di stampa Migi Press (che collabora con diverse testate giornalistiche locali e nazionali), occupandosi anche di uffici stampa per enti e amministrazioni pubbliche, aziende e associazioni.

Si occupa principalmente di cronaca, ma il suo vero amore è la fotografia sportiva (motorsport) e la fotografia naturalistica e paesaggistica. Da sempre attratto dall’arte creativa e dalla tecnologia, trova il suo connubio perfetto nella fotografia digitale. L’amore per lo sport e i motori lo rendono fin da subito un ottimo fotoreporter sportivo, in grado sempre di percepire il momento per lo scatto perfetto. Cerca nelle sue foto di cogliere l’istante esaltando l’essenza di quell’attimo irripetibile. Col tempo riscopre la sua vera indole nella “street photography” doverosamente in bianco e nero, perché senza la distrazione dei colori, si percepisce un essenza più pura delle cose e delle persone.

Il suo studio lo porta ad interessarsi dei Ruderi di Poggioreale, una raccolta di scatti, esposti per la prima volta presso la Civica Galleria d’Arte Moderna “Giuseppe Sciortino” di Monreale (PA). Una raccolta di scatti in cui l’osservatore viene catapultato in un viaggio visivo di una cittadina in cui il tempo sembra sospeso, una sorta di realtà onirica fatta di muri, facciate, stanze vuote. Tutto è com’era e com’è.

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