Gettò la figlia nel cassonetto, la Procura chiede 21 anni di carcere

Redazione

Palermo

Gettò la figlia nel cassonetto, la Procura chiede 21 anni di carcere
Secondo i consulenti del Gip, la donna sarebbe stata capace di intendere e volere perché aveva un disturbo di adattamento che non ne avrebbe inficiato la lucidità

05 Luglio 2016 - 12:03

Ventuno anni di carcere per omicidio premeditato. E’ questa la richiesta avanzata dalla Procura per Valentina Pilato, la mamma che gettò la figlia appena nata in un cassonetto della spazzatura il 24 novembre 2014 (leggi qui e qui). La donna che si trova agli arresti domiciliari e può vedere gli altri figli solo in ambienti protetti e secondo modalità particolari, secondo l’accusa era capace di intendere. Il processo si giocherà molto probabilmente sulle condizioni psichiche della donna.

Per Francesco Bruno e Maria Pia De Giovanni, che hanno eseguito una nuova perizia disposta dalla Corte d’assise, quando gettò sua figlia appena nata nel cassonetto in via Di Giorgi, la donna non era in grado di intendere e volere. Si liberò del feto come si fa di “un oggetto pericoloso che la mente della madre si rifiuta di considerare un figlio”. La donna secondo i due esperti, ha un disturbo grave dell’umore che si “accompagna a vissuti dissociativi e paranoidei di tipo cognitivo anancastico”. Questa condizione era presente al momento dell’infanticidio e al momento del parto avvenuto “dopo una rilevante negazione della gravidanza e di qualsiasi reazione affettiva a esso legata”.

Si tratta della terza perizia, richiesta perchè le precedenti valutazioni erano in contrasto. Secondo i consulenti del Gip invece, la donna sarebbe stata capace di intendere e volere perché aveva un disturbo di adattamento che non ne avrebbe inficiato la lucidità. Di parere opposto i periti della difesa, guidata dall’avvocato Enrico Tignini. Inizialmente i pm avevano contestato alla giovane mamma il reato di infanticidio, l’imputazione, però, è stata poi modificata.

Secondo la ricostruzione della Procura la gravidanza sarebbe stata nascosta a tutti, come ha ammesso in parte anche la donna. I parenti della donna si sarebbero accorti, come hanno testimoniato, che non stesse bene, avendo tentato anche il suicidio. Da qui la decisione di riportarla a Palermo dal Friuli, dove si era trasferita con il marito.

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