Commercianti del Bangladesh si ribellano al pizzo, dieci arresti a Ballarò

Redazione

Palermo

Commercianti del Bangladesh si ribellano al pizzo, dieci arresti a Ballarò
Oltre cento uomini sono stati impiegati nell'operazione della Polizia di questa mattina

23 Maggio 2016 - 09:22

Sono stati eseguiti dalle prime luci dell’alba dalla Polizia numerosi provvedimenti di fermo disposti dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, nei confronti di altrettanti soggetti accusati di far parte, a vario titolo, di un gruppo che teneva sotto controllo una parte del quartiere Ballarò e responsabile di decine di reati aggravati dal metodo mafioso e dalla discriminazione razziale, vicini alle famiglie mafiose di “Palermo Centro”.

Le indagini della Squadra Mobile diretta dal Rodolfo Ruperti hanno sgominato un pericoloso gruppo armato che per lungo tempo si è imposto sul territorio del centro storico di Palermo terrorizzando i commercianti stranieri. I reati contestati sono tentato omicidio, estorsione, incendio, rapina, violenza privata e lesioni personali tutti perpetrati ai danni di commercianti extracomunitari prevalentemente del Bangladesh, etnia nota per l’indole pacifica.

Le indagini della Squadra Mobile hanno subito un decisivo impulso dopo il fermo di Emanuele Rubino per il tentato omicidio di Yusupha Susso, giovane gambiano ferito, lo scorso 4 aprile, con un colpo d’arma da fuoco alla testa, “colpevole” di avere reagito all’ennesimo atto di gratuita sopraffazione (leggi qui) e alla decisione dei commercianti del Bangladesh di ribellarsi alle richieste di pizzo.

“Dopo i primi tentennamenti dovuti alla paura e al terrore – spiegano dalla Questura –  facendosi forza l’un l’altro, hanno rotto il muro di omertà che andava avanti da anni ed hanno deciso, coraggiosamente, di raccontare la loro odissea”.

In poco tempo si sono susseguite numerose denunce che hanno messo in luce decine di reati subiti dai cittadini stranieri. Di fatto, i cittadini stranieri del quartiere erano impossibilitati a svolgere liberamente la loro professione ma, anche, a vivere serenamente la loro vita privata, in quanto le minacce erano rivolte, spesso, anche ai loro familiari. Dai racconti, infatti, delle vittime emerge chiaramente la paura che le portava, addirittura, per evitare di incontrare i criminali appartenenti a questo gruppo o semplicemente per evitare di incrociare i loro sguardi, a mutare radicalmente le proprie abitudini di vita.

All’esecuzione dei fermi hanno partecipato oltre cento uomini, non solo in ragione della pericolosità dei soggetti, ma anche della particolarità del territorio caratterizzato, sotto l’aspetto topografico, da vicoli tortuosi mentre, per quanto concerne l’aspetto sociale, da un alto numero di pregiudicati.

“A Ballarò, dopo la reazione civile ma decisa dei giovani, prima del Gambia, e oggi del Bangladesh, alle violenze e ai soprusi, si è innescato un circolo virtuoso di legalità e civiltà, che vede da un lato l’impegno della Magistratura e delle Forze dell’Ordine e dall’altro la ribellione contro la mafia, il pizzo e la violenza”.

Lo ha dichiarato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, commentando la notizia del blitz della squadra mobile nel quartiere di Ballarò.

“Ad essere protagonisti di questa ribellione, che è una grande lezione di civiltà e cultura della legalità per tutta Palermo, – ha continuato Orlando – sono i migranti che confermano di essere al centro della rinascita e dello sviluppo libero della nostra città. L’efficienza con cui le Forze dell’Ordine e la Magistratura hanno operato, e stanno operando, – ha concluso il sindaco – è a sua volta e nello stesso tempo uno stimolo e una conseguenza della ribellione civile, così forte nel quartiere di Ballarò, nel quale l’impegno congiunto della società civile e dell’Amministrazione comunale possono essere un modello per tutti”.

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