Si spaccia per uno “007” e perseguita la ex: arrestato cinquantenne palermitano

Redazione

Palermo

Si spaccia per uno “007” e perseguita la ex: arrestato cinquantenne palermitano
L'uomo smascherato dagli agenti del commissariato Porta Nuova, si era inventato di sana pianta una lunga militanza nelle file dei servizi segreti, attività sotto copertura e missioni all’estero

04 Marzo 2016 - 14:22

Protagonista della vicenda P.D.L., 52enne palermitano della zona di corso Calatafimi finito in manette dopo un’indagine degli agenti del Commissariato Porta Nuova, che sono riusciti a “liberare” una donna dalle grinfie dell’ex-compagno.

L’uomo, nel corso degli ultimi anni, aveva intrecciato una relazione sentimentale con la donna conosciuta tramite amici comuni; aveva costruito intorno a sé un aura di mistero ed autorevolezza, inventandosi di sana pianta una lunga militanza nelle file dei servizi segreti, attività sotto copertura e missioni all’estero, risultando credibile, in tal senso, alla sua compagna ed alcuni congiunti di quest’ultima. Tale etichetta sarebbe stata utilizzata come strumento di pressione psicologica dallo stalker per incutere timore nella vittima e farla desistere dal proposito di interrompere la relazione.

“La vittima – spiegano dalla Questura – incoraggiata da familiari ed amici, con i quali era riuscita a confidarsi, si è recata presso gli uffici del Commissariato dove ha raccontato di anni di ansie e paure, vissuti nel terrore, a causa dalle minacce subite e dai comportamenti prevaricatori, vessatori ed oppressivi dell’ex compagno”.

Conosciuto tre anni prima, fin dai loro primi incontri, si era spacciato per un appartenente ai servizi segreti, molto influente e spesso impegnato in delicate operazioni, anche all’estero. Quando la malcapitata ha deciso di interrompere la relazione è scattata la ritorsione del compagno, in breve trasformatosi in vero e proprio stalker: minacce di divulgare materiale “hot” avente quale protagonista la donna stessa, “materiale – aggiungono dalla Questura – comunque rivelatosi inesistente” e la ben più temuta minaccia di usare la propria autorevole posizione per sottrarre la custodia genitoriale dei figli, sono soltanto alcune delle pressioni esercitate sulla vittima per convincerla a ritornare sui suoi passi. L’uomo aveva fatto ricorso anche ad un artificio tecnologico, vero e proprio programma “spia”, installato sul telefonino della donna, per conoscerne movimenti, contenuti e destinatari di dialoghi.

La gran mole dei dati raccolti sarebbe servita per dimostrare ulteriormente alla donna come l’uomo potesse fruire di privilegiati circuiti d’informazione legati alla sua fantomatica professione e, quindi, per ingenerare in lei la sensazione di essere in “trappola”. La vittima, provata da tali vessazioni, ha trovato il coraggio di confidarsi con un congiunto che l’ha convinta a contattare la Polizia e denunciare le minacciose pressioni.

In alcune occasioni, sarebbero stati gli stessi agenti a verificare “in diretta” l’arrivo di alcuni messaggi dal tono inequivocabilmente minatorio sul cellulare della vittima. I poliziotti, dopo aver appreso tutte le informazioni necessarie, hanno avviato le indagini, con pedinamenti e appostamenti e durante una di queste attività, hanno notato l’uomo “braccare” la donna fin sul suo luogo di lavoro , dove sono intervenuti, arrestandolo. All’uomo, è stato convalidato l’arresto dall’Autorità Giudiziaria che ha disposto la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla vittima ed ai luoghi da lei frequentati e il divieto di comunicazione con la donna, anche a mezzo di terze persone.

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