Tragedie al Giro di Sicilia, il mistero di due morti

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Tragedie al Giro di Sicilia, il mistero di due morti
Oggi inizia una serie dedicate ad un tragico evento che sconvolse il giro automobilistico siciliano, dove persero la vita i piloti La Motta e Faraco.

18 Gennaio 2016 - 00:00

Per gentile concessione di dirittinegati.ue L'Undicesima edizione del "Giro Automobilistico di Sicilia" dell’1 aprile 1951, segnò una delle pagine più tristi dell'automobilismo. Nella tragica competizione, persero la vita due bravi piloti, due uomini di innata simpatia, che con il loro impegno sportivo avevano calamitato l'attenzione del mondo motoristico di allora: Stefano La Motta, Barone di Filicino e Monressato e Francesco Faraco, "Ciccio" per gli amici. Il nobiluomo era nato a Palermo il 2 ottobre del 1920, la sua vita fu, per gran parte, votata allo sport. Fu fondatore del "poligono di Tiro al piccione" che sorgeva nella borgata palermitana di Romagnolo e dell'Ippodrono "La Favorita" che un tempo portava il suo nome. La vicinanza di Vincenzo Florio e l'amicizia con Raimondo Lanza di Trabia, fecero nascere in lui, l'irrefrenabile passione per l'automobilismo. Inizia così la sua carriera di pilota, con al suo fianco il meccanico Gino Alterio. La prima auto, la  Cisitalia 1100cc che via via modificò, facendola somigliare ad una F.1 ed ideando per lei una bianca e singolare livrea. Con la vetturetta progettata da Piero Dusio, coglie tante affemazioni nella sua "classe" e monopolizza l'attenzione degli sportivi. La guida spericolare ed il carattere vulcanico ed irruente, lo accompagnano anche in politica, è infatti tra gli animatori del "Partito Separatista" di Finocchiaro Aprile. Nel 1950, in occasione della decima edizione del "Giro Automobilistico di Sicilia", coglie un risultato di grande prestigio, piazzandosi al terzo posto assoluto della classifica finale al volante di una Ferrari 166S, preceduto da Bernabei – Pacini su Ferrari 166 MM e dalla vittoriosa Alfa Romeo 6C 2500 competizione dei fratelli Bornigia. Anche per Francesco "Ciccio" Farmaco grandi soddisfazioni in quel giro del 1950. Giunse infatti 8° assoluto al traguardo, pilotando la piccola Cisitalia 202 SMM, coadiuvato dal castellammarese Rosario Montalbano. La Cisitalia era di proprietà del Bar. Antonio Pucci, amico ed allievo prediletto di "Ciccio". Quel prestigioso risultato fruttò a Faraco, il Campionato Sicliano della classe 1100cc che dedicò all'amico e pilota Costantino Magisti, con il quale aveva esordito, all'età di 27anni, alla Targa Florio del 1935, nella quale si piazzarono al 4° posto assoluto, a bordo dell'Alfa Romeo da loro stessi preparata nelle officine di Carlo Gasparin. Ciccio Faraco e Stefano La Motta, vennero uniti dal tragico destino, in occasione del "Giro Automonbilistico di Sicilia" del 1951; il Barone palermitano, stimolato dai vertici dell'Alfa Romeo e dagli amici Conte Lucio Tasca e principe Raimondo Lanza di Trabia, abbandonò, nonostante il parere contrario del fido Gino Alterio, la Ferrari 166MM, con la quale, l'anno precedente, si erano piazzati al 3° posto assoluto, per calarsi nell'abitacolo dell'Alfa Romeo 1900 che la Casa torinese doveva lanciare sul mercato. Gino Alterio, qualche anno prima di morire, raccontò (in una chiacchierata privata con me) che il motivo del loro dissidio, fu causato proprio da questa automobile: “Il Barone non volle darmi retta – disse – collaudammo su viale del Fante di Palermo una delle quattro Alfa Romeo 1900 che aveva acquistate. Mi sistemai alla guida e poco dopo esternai tutte le mie perplessità: macchina poco manegevole, molto potente, ma con un cambio al volante e dei freni per nulla adatti alle strade siciliane del "giro". Barone – disse rivolgendosi al nobile palermitano – questa macchina è troppo rischiosa, io non me la sento. Mi dia retta, corriamo con la Ferrari. Non ci fu nulla da fare – continuò Gino Alterio – Stefano La Motta era irremovibile ed io decisi di non affiancarlo”. A Stefano La Motta, occorre urgentemente un co-pilota, uno che conosca bene le strade siciliane, uno capace di prendere il volante ed all'occorrenza esser capace di agire sulla meccanica. La scelta cadde quindi su Ciccio Faraco che a tanti "Giro di Sicilia" aveva partecipato al fianco di Antonio Pucci e che l'anno prima aveva ottenuto lo splendido 8° posto assoluto. Ciccio si sente lusingato dalla scelta del Barone, ma essendo già quarantenne ed avendo la responsabilità di ben 7 figli, in un primo momento, declina l'invito, anche perchè febbricitante, a causa di un persistente stato influenzale. Stefano La Motta, risoluto ed irremovibile come sempre, insiste, fa visita al poco convinto Faraco, gli porta l'allora quasi introvabile "Aspirina americana" e lo invita di nuovo a prender parte alla gara. Alle insistenze del nobile palermitano, assistono le figlie maggiori, Francesca e Pupa e la terzogenita Savoia, che oggi è mia madre. Così mio nonno, questo nonno materno che non ho conosciuto, ma che tanto amo, cede e va, corre inconsapevolmente incontro alla morte. L’1 aprile del 1951 non fu una delle solite mattine gioiose che precedono la competizione, Ciccio era infatti debilitato la febbre, salutò la moglie Bianca ed i cinque figli ( Nando, Pupa, Savoia, Francesca e Biancastella) che ancora dormivano. A piedi, abitando non molto distante, si avviò verso piazza Castelnuovo, storico punto di concentramento della partenza del "Giro". Ciccio era nato a Mazzarino (Cl), il 30 maggio 1908. Giovanissimo si era trasferito a Palermo, dopo aver comunque preso parte ad alcuni corsi indetti direttamente dall'Alfa Romeo. Nel Capoluogo siciliano, entrò subito in stretto contatto con Costantino Magistri e Carlo Gasparin. Grazie a loro, esplose irrefrenabile, la sua passione per la velocità e per la meccanica. (continua) (L'auto con i piloti La Motta e Faraco dall'archivio di Rosario Lo Cicero)

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