Si fingevano finanzieri per rapinare gli appartamenti, arrestati in 5

Redazione

Palermo

Si fingevano finanzieri per rapinare gli appartamenti, arrestati in 5
Avevano agito nella provincia di Palermo e di Trapani: un colpo aveva fruttato 200 mila euro

18 Gennaio 2016 - 00:00

Alle prime luci dell’alba di questa mattina la Polizia di Stato ha eseguito  un provvedimento di custodia cautelare in carcere nei confronti dei palermitani Giovanni Beone, classe ‘64, Luigi Verdone, classe ‘69, Giuseppe Marrone, classe ‘63, Antonio Patti, classe ‘58 e di Giuseppe Vittorio Amato, classe ‘63 di San Severo (Fg), ma residente a Palermo, tutti pluripregiudicati, ritenuti responsabili in concorso dei reati  di associazione a delinquere, rapina aggravata in abitazione, possesso di segni distintivi contraffatti, ricettazione e usurpazione di funzioni pubbliche. Le indagini sono state coordinate dalla locale Procura della Repubblica, Sostituto Procuratore,De Flammineis ed il provvedimento cautelare, eseguito in mattinata, è stato emesso dal GIP, Petrucci. L’arresto costituisce la conclusione di una complessa e minuziosa attività d’indagine condotta dalla sezione “Antirapina” della Squadra Mobile di Palermo, che dopo aver già tratto in arresto i cinque,  congiuntamente alla Squadra Mobile di Trapani, il 16 marzo dello scorso anno,  per una rapina in flagranza di reato compiuta ai danni di un facoltoso commerciante trapanese nella sua abitazione, ha continuato senza sosta un lavoro meticoloso rivolto non solo a scoperchiare l’attività del sodalizio criminoso, ma anche a disarticolarlo. I poliziotti della sezione “Antirapina” della Squadra Mobile di Palermo, infatti, da tempo avevano intuito che, dietro alcuni episodi di rapina,  avvenuti tra maggio del 2012 e marzo del 2013,  vi fosse un consolidato gruppo criminale, operante nel territorio della provincia di Palermo e nel trapanese. Un sodalizio criminale ben organizzato e strutturato,  munito di proprie risorse come mezzi di trasporto, una cassa comune necessaria per la commissione dei delitti, un ricco equipaggiamento (nello specifico, uniformi delle forze dell’ordine contraffatte utilizzate per le rapine), ed anche dotato di un’articolata struttura gestionale. Una intensa e scrupolosa attività investigativa, che ha avuto come punto di partenza i racconti e le descrizioni somatiche fornite dalle vittime, corroborata, tra l’altro, da servizi di osservazione e pedinamento,  ha consentito agli investigatori di individuare il gruppo criminale, i rispettivi ruoli e il modus operandi. È stato accertato che i malviventi, operanti nelle province di Palermo e Trapani, erano soprattutto specializzati in rapine in abitazione eseguite fingendosi appartenenti alle Forze di Polizia, in particolare i rapinatori si improvvisavano militari della Guardia di Finanza. Il commando era solito operare in un numero minimo di cinque, traendo in inganno i malcapitati, camuffandosi con pettorine della Guardia di Finanza, mostrando falsi tesserini di riconoscimento e simulando false perquisizioni per avere facile accesso alle abitazioni  al fine di depredarle. L’odioso compimento di tali reati era precedentemente ben studiato e pianificato in ogni singolo dettaglio. I cinque, capeggiati da Beone, ritenuto il promotore dell’associazione, effettuavano appositi incontri per organizzare ogni aspetto dell’aggressione criminale. Le vittime prescelte venivano studiate, monitorandone abitudini, movimenti, orari ed ogni singolo particolare potesse risultare utile per la consumazione del disegno criminale. Veniva, altresì, progettata la rapina, in ogni fase, predeterminando tutto dall’inizio alla fine, predisponendo ad esempio il finto provvedimento da esibire come rappresentanti delle forze dell’ordine in modo da avere accesso alle abitazioni. L’associazione, nonostante la sua meticolosa capacità organizzativa, non è riuscita a camuffarsi agli occhi degli investigatori che hanno ricostruito a carico dei cinque arrestati, due precisi episodi di rapina, impedendo, altresì, in altri casi, la consumazione di altri analoghi episodi ai danni di imprenditori e/o commercianti di Palermo e provincia. I due episodi, ricostruiti compiutamente dagli inquirenti, sono quello avvenuto il 21 maggio del 2012, intorno alle ore 4 del mattino, quando i cinque sono entrati in azione, con altrettanti complici, nella villa di un facoltoso commerciante di  Palermo. Il commando costituito da dieci persone, tutte travisate da passamontagna e muniti di false pettorine,  tesserini, pistole, guanti e manette, ha radunato le vittime in alcune stanze dell’abitazione, depredandole di tutti i gioielli e contanti per un valore di 200 mila euro. La seconda rapina, invece, è stata effettuata il  6 dicembre 2012, alle ore 20,45 circa, a Trapani, quando quattro finti finanzieri con false pettorine e pistola, anche in questo caso, travisati da passamontagna, si sono presentati a casa di un pensionato con la scusa di dovere eseguire una perquisizione. Conquistato l’ingresso, l’anziano e la sua badante sono stati trattenuti in una stanza da uno dei malviventi, mentre i complici  hanno rovistato nella restante parte della casa in cerca di preziosi e contanti. Quel colpo fruttò la  somma di 5.000 euro in contanti, oltre che numerosi  monili. Le due rapine si aggiungono all’altra compiuta a Trapani il 15 marzo 2013, allorché i cinque sono stati tratti in arresto nella flagranza dei reati di sequestro di persona e rapina aggravata ai danni di un commerciante. Anche in quel caso, con lo stesso modus operandi, i cinque avevano simulato di essere appartenenti alla Guardia di Finanza, con indosso uniformi contraffatte, usando come espediente una perquisizione domiciliare alla ricerca di sostanze stupefacenti e armi. I membri della famiglia, venivano costretti a rimanere in una stanza, mentre al capofamiglia veniva chiesto di aprire la cassaforte. I cinque colti in flagranza di reato dai poliziotti venivano bloccati e tratti in arresto.

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