Sequestro per 25 milioni di euro a Palermo

Redazione

Palermo

Sequestro per 25 milioni di euro a Palermo
Colpito Salvatore Vetrano, collettore della cosca di Corso Calatafimi

18 Gennaio 2016 - 00:00

  Un patrimonio enorme, accumulato grazie ai rapporti con la famiglia mafiosa di Corso Calatafimi. Il provvedimento, disposto dal Tribunale di Palermo ed eseguito dagli agenti del nucleo operativo della DIA, rientra nel quadro delle attività tese ad aggredire i patrimoni criminali e colpisce, ancora una volta, l'imprenditore palermitano Salvatore VETRANO che, secondo le risultanze delle indagini eseguite a suo carico, sarebbe un collettore degli interessi mafiosi nel commercio di prodotti surgelati, gestito anche a mezzo di familiari prestanomi. Già nel luglio del 1999, Salvatore Vetrano e il padre Giacomo, erano stati raggiunti da una ordinanza di custodia cautelare per aver ricevuto ed occultato, per conto di Cosa Nostra, un carico di pesce proveniente da una rapina in danno in danno ad un autotrasportatore. La merce venne nascosta in una cella frigorifero della “Veragel srl”, azienda riconducibile proprio ai Vetrano. Il furto era stato commesso da criminali legati alla cosca di Corso Calatafimi. Nel febbraio 2002, Salvatore Vetrano veniva nuovamente tratto in arresto, ancora una volta a causa di un carico di pesce congelato rapinato in concorso con altri soggetti organici a “cosa nostra”. Un soggetto ben noto, dunque, alle forze dell’ordine il Salvatore Vetrano che, con il padre Giacomo, risultava anche nell’Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere emessa dalla D.D.A. di Palermo nel febbraio  2005, che raggiungeva esponenti di spicco di cosa nostra come Benedetto Graviano e Cesare Lupo Cesare. I Vetrano venivano citati nell’ordinanza quali soggetti “vicini” all’organizzazione mafiosa. Questa “vicinanza” aveva fruttato ai Vetrano un ingente patrimonio, fra proprietà mobiliari e immobiliare, aziende (specie nel settore alimentare) e anche finanziamenti comunitari erogati dal Fondo Europeo per la pesca in Sicilia. Nel giugno 2012 per Vincenzo Vetrano arriva anche il “salto di qualità” con  l’arresto per il reato di tentato omicidio, detenzione e porto illegale di arma da fuoco, in pregiudizio dell’imprenditore Toia Giuseppe. In esito agli ultimi accertamenti disposti dal Direttore della DIA ed agli ultimi elementi acquisiti dal Centro Operativo di Palermo, il Tribunale ha disposto il sequestro dei beni riconducibili al Vetrano, la cui successo imprenditoriale è ascrivibile alle attività illecite messe in atto per conto di “cosa nostra” anche grazie ai rapporti intrattenuti con elementi del calibro di Gianfranco Puccio e Giuseppe Salvatore Riina (figlio del boss corleonese). Tra i beni oggetto dell’odierno sequestro risultano 7 aziende, tra cui la “Veragel srl” di Carini, 2 Veicoli di grossa cilindrata, 2 imbarcazioni da diporto di oltre 20 metri, 20 immobili, costituiti da appartamenti, magazzini e terreni ubicati tra Palermo, Carini, Trabia, Marsala e Sciacca. Nonché Rapporti bancari ed assicurativi e il Ristorante “L’Orca”, sito nella località balneare palermitana di Isola delle Femmine. Il valore complessivo dei beni sequestrati è di oltre 25 milioni di euro.

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