San Giuseppe, svolta nella vicenda di Concetta Conigliaro, confermato il fermo del marito

Redazione

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San Giuseppe, svolta nella vicenda di Concetta Conigliaro, confermato il fermo del marito
Salvatore Maniscalco si sarebbe più volte tradito durante l'interrogatorio

18 Gennaio 2016 - 00:00

Nella giornata odierna è stato convalidato dal Gip Lorenzo Matassa il fermo di indiziato di delitto spiccato dal Sostituto Procuratore Gianluca De Leo nei confronti di Salvatore Maniscalco, il marito della giovane Concetta Conigliaro di cui la madre aveva denunziato, lo scorso 14 maggio, l’allontanamento volontario. Le preoccupazioni della madre erano maturate solo quando, il 13 maggio scorso, aveva ricevuto alcuni effetti personali della figlia rinvenuti dalla Pol.Fer della Stazione Centrale di Palermo e consegnati ai militari della Stazione di San Cipirello. Per tale motivo il 14 maggio si era determinata a denunciare la scomparsa della figlia, precisando di non averne avuto più notizie dalla metà di marzo scorso, dopo l’ennesimo litigio insorto tra lei e la figlia a causa della difficile convivenza tra le due che si era avviata dall’inizio dell’anno, da quando cioè Concetta aveva lasciato l’abitazione familiare ed il marito, da cui aveva intenzione di separarsi, trovando momentaneo asilo dalla madre. Concetta aveva lasciato, quindi, anche quella sistemazione per trovare ospitalità a casa di un’amica per qualche giorno, come la madre aveva saputo, chiedendo ai parenti di non interessarsi più di lei perché se ne sarebbe allontanata. Avviate immediatamente le indagini indirizzate a rintracciare la giovane, i militari della locale Stazione e della Compagnia di Monreale hanno orientato anzitutto le ricerche sulle frequentazioni della Conigliaro in paese e nei centri limitrofi, procedendo a sentire, oltre al marito, che peraltro il 23 aprile aveva anche presentato una denuncia contro la moglie per violazione degli obblighi di assistenza familiare per aver abbandonato lui e le figlie minori, anche gli amici, le amiche, l’avvocato e la psicologa di riferimento di Concetta, al fine di acquisire dettagli utili per risalire eventualmente alla sua posizione. Atteso l’esito negativo di questi accertamenti preliminari, d’intesa con l’Autorità giudiziaria si è proceduto all’acquisizione dei tabulati sulle due sim della donna: il traffico telefonico su una di esse ha dimostrato un’incongruenza che ha riportato gli investigatori a concentrarsi nuovamente sulla difficile situazione familiare di Concetta; sebbene il traffico si fosse infatti del tutto interrotto il 9 aprile, il 13 aprile risultava un’associazione tra la sim della ragazza ed il telefono del marito, circostanza che lasciava supporre che la scheda fosse stata inserita in quel telefono. Per questo, nel pomeriggio di sabato, assunto a sommarie informazioni testimoniali dagli investigatori per molte ore, Maniscalco ha cominciato a presentare segni di evidente cedimento, fino a decidere di indicare dove si trovassero parte dei resti della moglie senza però spiegare chiaramente i contorni del suo ruolo nell’agghiacciante vicenda. Quindi ha acconsentito a condurre i militari lungo la SP2 San Cipirello – Partinico dove, sotto un viadotto a bordo strada, in un dislivello di circa 5 metri, è stato rinvenuto un fusto metallico per carburanti contenente alcuni resti ossei ed organici carbonizzati, repertati dalla Sezione Indagini Scientifiche del Comando Provinciale di Palermo e consegnati all’Istituto di Medicina Legale che dovrà esaminarli e stabilirne natura ed attribuzione. Nella notte tra sabato 7 e domenica 8 giugno, Maniscalco, prima di fronte ai militari, poi innanzi al magistrato intervenuto per interrogarlo, ha cominciato ad alternare silenzi, versioni discordanti e confuse dei fatti ancora tutte da valutare e ricostruire da parte degli inquirenti. Nello specifico, in un primo tempo ha rifiutato di rispondere alle domande del P.M. in presenza del suo avvocato, intervenuto poiché espressamente richiesto dallo stesso assistito nonostante il legale avesse in precedenza rimesso il suo mandato a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal Maniscalco alla stampa alcuni giorni prima e non concordate; in un secondo tempo ha deciso di collaborare, seppur in presenza di altro avvocato nominato d’ufficio, riconoscendo alcune responsabilità che, sebbene parziali, sono risultate ampiamente sufficienti alla convalida del fermo e tali da integrare tutti i necessari gravi indizi di reità che ne sono alla base. Questi i fatti, mentre continuano incessanti le indagini finalizzate a ricostruire pienamente ruolo e responsabilità del Maniscalco, allo stato detenuto presso il carcere Ucciardone di Palermo. Nel frattempo proseguono le indagini finalizzate a ricostruire la vicenda, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (Procuratore aggiunto, dottor Corselli, Sostituto Procuratore De Leo e De Somma) e condotte dai Carabinieri della Compagnia di Monreale.

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