Prestavano denaro con tassi fino al 300 per cento. Arrestati due palermitani

Redazione

Palermo

Prestavano denaro con tassi fino al 300 per cento. Arrestati due palermitani
La Guardia di Finanza li ha individuati grazie alle denunce delle vittime. In questi anni erano riusciti ad accumulare un patrimonio di 20 milioni di euro

18 Gennaio 2016 - 00:00

Con l’accusa di usura la Guardia di Finanza di Palermo ha tratto in arresto due  palermitani, responsabili di aver gestito per anni un vastissimo giro di usura che ha coinvolto decine di imprenditori e commercianti della provincia di Palermo e di Trapani. L’ordinanza che applica la misura cautelare della custodia in carcere è stataemessadal Gipdel Tribunale di Palermo, su richiesta dellaProcura della Repubblica che ha coordinato le indagini condotte dai militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo – Gruppo Tutela Mercato dei Capitali – iniziatecirca un anno fa, a seguito delle denunce presentate da due imprenditori, ormai stremati dalle continue richieste di denaro da parte di uno degli indagati. L’approfondimento delle investigazioni ha fatto emergere un quadro ben più ampio ed articolato del giro di affari illeciti gestito dai due indagati,di cui uno conosciuto nell’ambiente con l’appellativo “il Monaco”: numerosi ed ingenti prestiti concessi a tassi di interesse esorbitanti, tra il 120% ed il 300% annuo. Tra le vittime imprenditori, piccoli artigiani e commercianti, ma anche casalinghe e pensionati, tutti cittadini a cui il credito legale aveva ormai chiuso le porte e che la crisi economica che attanaglia anche il capoluogo siciliano ha posto di fronte ai drammatici problemi conseguenti ad un crescente indebitamento, come confermano le recenti statistiche che classificano la Sicilia tra le maggiori regioni a rischio di usura. Ingente il patrimonio, accumulato negli anni con i proventi dell’usura, sequestrato agli indagati contestualmente al loro arresto: conti correnti, libretti di risparmio, quote di fondi comuni di investimento, titoli di Stato, quote societarie e 60 immobili tra appartamenti, ville, garage, locali commerciali, dislocati tra Palermo e Balestrate, nonché un prestigioso appartamento a Milano, per un valore complessivo di circa 20 milioni di euro. A nulla è servito l’espediente di uno degli indagati di disfarsi formalmente dell’immenso patrimonio personale, trasferendolo ai figli. Infatti, le indagini economico-patrimoniali condotte dalle Fiamme Gialle, hanno dimostrato come l’unica fonte di ricchezza che aveva permesso di realizzare tutti gli investimenti patrimoniali, fosse, di fatto, costituita esclusivamente dalla redditizia attività usuraria. Ufficialmente, uno degli arrestati negli ultimi venti anni aveva dichiarato redditi ai limiti della sussistenza e persino perdite derivanti da un’attività di commercio di ceramiche, risultata poi essere inattiva da diversi anni; nella realtà i prestiti concessi a tassi usurari  hanno garantito a lui ed al suo socio rendite tali da non dover svolgere nessun altro lavoro. Gli investigatori hanno quindi seguito gli arrestati per mesi, monitorando i loro spostamenti ed i loro quotidiani contatti con le numerose vittime, nonché esaminato la notevole mole di documentazione che ha permesso di ricostruire il vorticoso “giro di affari” riguardante l’attività usuraria e di individuare tutte le disponibilità finanziarie illecitamente accumulate.

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