Palermo, truffa da 350 mila euro, 5 persone in manette

Redazione

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Palermo, truffa da 350 mila euro, 5 persone in manette
Guidavano auto di lusso e vestivano abiti griffati, per raggirare i clienti

18 Gennaio 2016 - 00:00

I Carabinieri di Bagheria e della sezione di Polizia Giudiziaria della Procura della Repubblica di Palermo, Ficarazzi e Santa Flavia, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del tribunale di Palermo su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di 5 persone (Paolino Cavallaro, Domenico Siciliano, Attilio Di Stefano, Salvatore Storniolo e Antonino Ribaudo. Uno agli arresti domiciliari e gli altri in carcere) ritenute responsabili, a vario titolo e in concorso, di una pluralità di reati per essersi associate fra loro allo scopo di commettere più delitti di ricettazione di assegni, truffa e falso, tramite la negoziazione di assegni di provenienza illecita. Fra questi, numerosi titoli del Banco di Sicilia provenienti dallo smarrimento di 5.000 stampe denunciato da G.P. nel 2005 a Santa Croce Camerina ed assegni “ballerini” o “brasileiri” come vengono ironicamente definiti dagli indagati nel corso di una conversazione intercettata, tratti su conti correnti aperti da prestanome e privi dei necessari fondi a copertura della relativa emissione. L’esecuzione dei provvedimenti conclude un lungo e complesso iter investigativo che, riprendendo trasversalmente più indagini pendenti presso la Procura della Repubblica di Palermo in tema di ricettazione di titoli di credito e truffe mediante assegni, si è proposto l’obiettivo di analizzare ed approfondire i rapporti fra gli indagati in differenti procedimenti penali. È stato così possibile ricostruire l’esistenza di una vera e propria organizzazione, grazie ad attività tradizionali (perquisizioni, sequestri, interrogatori) e tecniche (acquisizione e analisi di tabulati telefonici, intercettazioni telefoniche ed ambientali), integrate con le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia. L’attività investigativa è stata coordinata dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca. Le indagini prendevano spunto nel 2012 dall’accertata contraffazione di un contratto preliminare relativo alla vendita di una villetta in Altavilla Milicia a persona ormai deceduta, dietro la falsa corresponsione di assegni del Banco di Sicilia provenienti dalla denuncia di smarrimento. I titoli, tutti o quasi nella disponibilità di Antonino Ribaudo, infatti, venivano negli anni messi in circolazione, dando luogo a centinaia di procedimenti penali per ricettazione e truffe. La ricorrenza nell’ambito di gran parte dei procedimenti di alcuni nominativi in qualità di primo prenditore del titolo di provenienza illecita ovvero di giratario dello stesso, comuni nelle diverse indagini ha suggerito agli investigatori un approfondimento di indagini. In tale contesto veniva accertato che gli arrestati, potendo contare sulla disponibilità di veicoli di pregio (fra cui un Mercedes S 320), "vestendo alternativamente gli abiti dell’uomo facoltoso o dell’autista, inscenavano l’arrivo di un acquirente propenso ad effettuare spese assai generose – per l’acquisto di lussuosi abiti griffati, sontuosi pranzi presso rinomate strutture ristorative, – che venivano poi puntualmente pagate con effetti bancari privi di alcun valore". L’organizzazione, inoltre, non disdegnava il settore artistico. Paolino Cavallaro e Domenico Siciliano, infatti, acquistavano, in diversi momenti, presso una galleria d’arte palermitana, circa 75 quadri di pittori siciliani, alcuni di rilevanza nazionale, consegnando in pagamento assegni fasulli per un valore complessivo di circa 100 mila euro. Gran parte dei dipinti, tra i quali una litografia di Guttuso, nel corso delle indagini, è stata sequestrata e restituita. Altro settore commerciale privilegiato era quello relativo alla compravendita di orologi di marche di ingente valore, come ad esempio un Rolex Daytona in oro “rosa”, completo di scatola che ne simulasse l’autenticità. In tale quadro, il Siciliano, è risultato un vero e proprio mago dell’inganno, “arruolato” dagli iniziali promotori dell’organizzazione per le sue potenzialità e doti di creatività. Emblematico, in termini di creatività e capacità di improvvisazione è un episodio dai risvolti tragicomici, documentato da una telefonata intercettata, nella quale, al fine di accreditarsi quale importante commerciante di orologi, il Siciliano si accorda con un complice che dovrà fingersi, in un successivo contatto telefonico che avverrà alla presenza della vittima di turno, un fornitore cinese (simulandone l’accento) incaricato di consegnarli i cronografi da “piazzare”. Gli associati si sono rivelati anche particolarmente attrezzati sotto il profilo tecnologico. Nelle diverse perquisizioni eseguite, è stato possibile rinvenire e sequestrare una notevole mole di documentazione cartacea attestante l’esistenza di una vivace attività di falsificazione. Venivano, ad esempio, approntati da Attilio Di Stefano, files relativi a timbri postali contraffatti con cui realizzare false attestazioni di pagamento delle bollette per la fornitura di servizi relativi alle utenze domestiche che venivano anche offerti al pubblico, nonché falsi contratti per l’attivazione di servizi televisivi (pay tv), telefonici, a nome di soggetti inconsapevoli. L’ammontare complessivo dei proventi originati è stimabile, allo stato attuale dell’indagine, complessivamente in circa 350 mila euro, quasi certamente suscettibili di ulteriore incremento nel corso di altre analisi, tenuto conto che è stato possibile documentare l’attività di riciclaggio svolta da Salvatore Storniolo e tendente a sostituire il denaro proveniente dalle varie truffe.

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