Palermo, rapina nell'appartamento dove vivevano madre e figlia, arrestato uno dei responsabili

Redazione

Palermo

Palermo, rapina nell'appartamento dove vivevano madre e figlia, arrestato uno dei responsabili
La polizia sulle tracce degli altri tre. Si stanno visionando i filmati delle videocamere di sorveglianza

18 Gennaio 2016 - 00:00

Agenti della Polizia di Stato, appartenenti alla quinta sezione Antirapina della Squadra Mobile di Palermo, hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto, emesso dal Pm dottor Petrigni, nei confronti di due giovani palermitani poiché ritenuti responsabili, in concorso, del reato di rapina aggravata ai danni di due donne, madre e figlia, conviventi in una abitazione, nei pressi di via Leonardo Da Vinci. Il provvedimento è stato convalidato dal Gip, dottor Sestito, che ha disposto la traduzione in carcere per Danilo Ingarao e la rimessione in libertà per l’altro complice, A.P., per l’insufficienza degli indizi a suo carico. I fatti risalgono allo scorso 28 aprile, quando la figlia, intorno alle ore 2, ha udito dei rumori, nel pieno della notte. La donna, in un primo tempo, pensando che la madre si fosse alzata, non ha dato importanza a quegli scricchiolii notturni ed ha ripreso a dormire. Poco dopo, un fascio di luce nel corridoio ha però attirato la sua attenzione, facendole presumere che qualcuno si fosse introdotto all’interno del suo appartamento. Armata di coraggio, sebbene il cuore avesse iniziato a palpitare, la donna si è diretta verso il corridoio per capire cosa stesse accadendo. Sono occorsi solo pochi attimi e la donna si è ritrovata un uomo addosso che, tappandole la bocca, le ha intimato di stare in silenzio. Stessa sorte è toccata poco dopo all’anziana madre, svegliata dal frastuono ed immobilizzata, prima di venire condotta, insieme alla figlia, in una stanza della casa. Qui alcuni rapinatori si sono curati di controllarne i movimenti e di tenerle a bada, mentre i complici hanno rovistato la casa alla ricerca di tutto il depredabile. Frugato l’appartamento da cima a fondo, i rapinatori si sono impossessati,  tra le altre cose, di un I-pad, un I-phone, due PC portatili, alcuni libretti postali di deposito, carte bancomat, carte di credito e assegni bancari. Subito dopo, arraffato quanto trovato, i malviventi, complessivamente quattro, sono fuggiti utilizzando la porta di un’uscita secondaria dell’appartamento che li ha condotti  nelle scale dell’edificio utilizzate come vie di fuga. Le donne, una volta accertatisi che i malviventi si erano allontanati, si sono precipitate a chiamare il “113” ed informare la Polizia di Stato della rapina appena subita. Gli agenti della Squadra Mobile intervenuti si sono immediatamente messi a lavoro per ricostruire ogni particolare della rapina, raccogliendo ogni elemento utile che potesse costituire spunto d’indagine. Dopo aver udito la narrazione dei momenti di paura vissuti dalle due donne, nonché raccolte le descrizioni fisiche dei quattro uomini, gli agenti hanno ricostruito il percorso utilizzato dai malviventi per l’entrata e l’uscita dall’appartamento. È stato subito evidente che i rapinatori avessero fatto accesso all’abitazione, attraverso una finestra dell’anticucina, raggiunta arrampicandosi su un cancello conducente al retro del palazzo e che avessero utilizzato come via di fuga l’ingresso secondario dell’appartamento ed il portone principale del palazzo. I poliziotti dell’Antirapina, determinati a mettere fine all’ennesima rapina registrata nel giro di qualche mese sempre nei quartieri palermitani Uditore, Zisa e Noce, tutte rigorosamente consumate in danno di persone anziane, nel corso delle prime ore del mattino, hanno scrupolosamente analizzato ogni particolare che potesse condurre all’identificazione dei responsabili. Lo studio accurato dei dettagli, unito all’esperienza professionale dei poliziotti ed in particolare da una approfondita conoscenza del territorio e dei criminali che lo frequentano, ha condotto in breve tempo all’identificazione di due dei responsabili della rapina, uno dei quali risulta esser figlio di Nicola Ingarao, esponente mafioso, trucidamente assassinato nel 2007 per le strade del quartiere Zisa. Numerosi sono gli elementi raccolti dagli investigatori che hanno consentito di chiudere il cerchio. Un primo aiuto è stato fornito dalle immagini di alcuni impianti di videosorveglianza presenti in zona. Le immagini descrivono l’arrivo dei quattro rapinatori a bordo di un’autovettura, il loro passaggio a piedi dinnanzi il portone di accesso nonché l’arrampicarsi di tre di loro su un cancello per raggiungere la finestra antistante la cucina dell’appartamento preso di mira. Le telecamere registrano, inoltre, la fase in cui il quarto complice, rimasto come “palo” su strada per alcuni minuti, raggiunge poi il portone d’ingresso del palazzo, trovato chiuso ed aperto poco dopo da uno dei “compari”. Le immagini riprendono per qualche secondo il malvivente con funzione di “palo” consentendo di scorgerne anche le caratteristiche fisiche somatiche. Sono state proprio queste a mettere sulla strada giusta gli investigatori che hanno riconosciuto quest’ultimo in Danilo Ingarao che, nonostante la sua giovane età, era già ben noto agli investigatori. Dall’identificazione di quest’ultimo, si è giunti così a quella del suo complice A.P., criminale di maggiore esperienza e con il quale Ingarao  è solito trascorrere le giornate nel quartire Zisa. Un altro indizio rilevante è stato tratto dal tentativo di prelievo, presso uno sportello bancomat della zona Zisa, effettuato con la carta di credito rubata. Il proposito delittuoso è stato immortalato dalla telecamera della banca, consentendo di scorgere le caratteristiche fisiche somatiche del soggetto, A.P.. Tra l’altro l’ubicazione del bancomat utilizzato è proprio nei pressi dei luoghi frequentati dagli indagati.   Infine, un ultimo dettaglio deriva dall’auto utilizzata dalla rapina, ripresa dalle telecamere del sistema di videosorveglianza degli esercizi commerciali che gli investigatori hanno riscontrato essere in uso ad Ingarao. L’articolata e minuziosa attività investigativa ha portato all’individuazione di dei due presunti responsabili della suddetta rapina ritenuti, tra l’altro, far parte di un gruppo ben rodato, non alla prima esperienza criminale, sui quali ricadono i sospetti degli investigatori delle molteplici e violente rapine in abitazione, susseguitesi a ritmo costante dal gennaio ad oggi nel quartiere Zisa, ai danni delle fasce più deboli della società. Indagini sono ancora in corso per rintracciare gli altri due complici nonché per individuare il gruppo protagonista delle rapine in abitazione nei quartieri sopra citati. La Procura ha annunciato che presenterà ricorso al Tribunale del riesame circa il provvedimento di rimessione in libertà riguardante il complice di Ingarao. 

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