Palermo, la Dia sequestra beni per 5 milioni al "re" della Pietra di Billiemi

Redazione

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Palermo, la Dia sequestra beni per 5 milioni al "re" della Pietra di Billiemi
Giuseppe Bordonaro gestiva una cava con un dei marmi più rari e pregiati

18 Gennaio 2016 - 00:00

La Direzione InvestigativaAntimafia di Palermo, nel prosieguo della strategia di contrasto alla criminalità organizzata attraverso l’aggressione ai patrimoni mafiosi, ha sequestrato beni immobili all’imprenditore palermitano Giuseppe Bordonaro, 55enne,  mafioso, libero. Il Tribunale Sezione MP di Palermo, condividendo appieno l’esito degli ulteriori accertamenti svolti dalla DIA, ha emesso l’odierno provvedimento di sequestro, che va ad aggiungersi ai precedenti Decreti di Misura di Prevenzione Patrimoniale, scaturiti dalla proposta del Direttore della DIA, Arturo De Felice. Bordonaro ha operato, unitamente al padre Salvatore, deceduto, ed ai fratelli Pietro e Benito,  nel settore dell’imprenditoria, ed  in particolare nella gestione di cave di pietra con produzione e commercializzazione del calcestruzzo, dei conglomerati bituminosi, del cemento, del materiale per costruzioni e del marmo, producendo dalla “cava Bordonaro” uno dei marmi più pregiati e rari, conosciuto come la  “pietra di Billiemi”. Il predetto, a mezzo delle sue aziende e con i  “benefici”  derivanti  dalla  sua  appartenenza  a  cosa nostra,  ha consolidato la sua posizione in campo imprenditoriale, nello strategico settore degli appalti, così come emerso nel corso delle complesse attività d’indagine  svolte nei suoi confronti dal personale della DIA palermitana. Le risultanze investigative sono state, altresì, suffragate dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Baldassare Di Maggio, Calogero Ganci, Salvatore Cangemi. Bordonaro era partecipe al cosiddetto “metodo Siino” in base al quale, così come evidenziato nel processo denominato “mafia e appalti”, cosa nostra controllava il sistema di aggiudicazione degli appalti, a mezzo di un “tavolino tecnico”,  del  quale  facevano parte  imprenditori,  politici e  mafiosi, e che era diretto dal noto Angelo Siino, il cosiddetto “ministro dei lavori pubblici” di Salvatore Riina. Le vicende giudiziarie che hanno interessato Bordonaro, condannato, con sentenza della Corte d’Appello di Palermo del 2003, divenuta definitiva il 12/04/2007, ad anni 4 e mesi 6 di reclusione per associazione di tipo mafioso, lo indussero a porre in liquidazione tutte le società a lui riconducibili. Nel contempo, le imprese, oggetto di liquidazione o scioglimento, vennero nuovamente costituite, con il medesimo oggetto sociale, ma con la proprietà in capo ai fratelli Pietro e Benito, immuni da pregiudizi penali. Il vincolo associativo che lega la famiglia Bordonaro a  cosa nostra  si rileva, altresì, dal contenuto di un “pizzino”, rinvenuto in data 5 novembre 2007 nella disponibilità dei noti mafiosi Salvatore e Sandro Lo Piccolo, riferibile a dei lavori in subappalto effettuati a Punta Raisi dove si legge testualmente “Bordonaro – Palermo – tu sai chi è”. Ai beni posti in sequestro con i precedenti provvedimenti (quote societari e relativo complesso aziendale, beni immobili, disponibilità bancarie, autovetture di grossa cilindrata ed una imbarcazione), si aggiungono quelli colpiti dall’odierno decreto, consistenti in due ville, cinque appartamenti, sette locali adibiti a box ed un locale adibito ad ufficio. Il valore dei beni sequestrati è di oltre 5 milioni di euro che, sommati ai precedenti sequestri sempre a carico dello stesso, raggiunge la cifra di 21 milioni di euro. 

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