Nella mattinata i Carabinieri della Compagnia di Palermo Piazza Verdi hanno eseguito 4 misure cautelari (2 ordinanze di custodia cautelare in carcere, 1 ordinanza agli arresti domiciliari e 1 divieto di dimora nel Comune di Palermo) e messo sotto sequestro il patrimonio aziendale dell’impresa individuale “Ribaudo Salvatore” che opera nel settore del movimento terra e trasporto dei rifiuti. Il valore dell’azienda, comprensivo di ben 16 mezzi di movimento terra, è di circa un milione di euro. I reati contestati dalla Procura di Palermo sono la “realizzazione di una discarica non autorizzata priva di protezioni per il terreno, nonché gestione abusiva, deposito e abbandono incontrollato di rifiuti, pericolosi e non” in un’area di oltre 4.000 metri quadrati immersa negli agrumeti a margine del quartiere Falsomiele, a poco meno di 300 metri dal centro abitato. Così come in alcune ben note realtà campane, anche a Palermo l’impatto ambientale di una sconsiderata gestione dei rifiuti ha provocato danni devastanti. Le indagini hanno infatti documentato, in appena 70 giorni, 58 episodi di smaltimento di ogni tipo di materiale: amianto, mercurio, eternit e perfino un cavallo deceduto. Sostanze pericolose selvaggiamente scaricate ed interrate sopra una falda acquifera che rifornisce i pozzi dei vicini terreni agricoli coltivati ad agrumi. L’esecuzione dei provvedimenti, emessi dal Gip del Tribunale di Palermo, Marina Petruzzella, conclude una complessa attività investigativa, condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Palermo Piazza Verdi sotto la direzione della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo (Procuratore Aggiunto Leonardo Agueci, Sostituti Procuratori Calogero Ferrara, Caterina Malagoli), che ha dimostrato come gli indagati abbiano, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, ed attraverso l’allestimento di mezzi ed attività organizzate, realizzato una discarica non autorizzata, priva peraltro delle necessarie misure volte a prevenire la contaminazione del suolo, e gestito abusivamente ingenti quantità di rifiuti, pericolosi e non, trasportandoli, abbandonandoli e depositandoli in modo incontrollato. Le indagini, sviluppate dalla fine del 2012, nascono dalle evidenze raccolte dai militari attraverso servizi di osservazione che hanno permesso di filmare conferimenti e smaltimenti abusivi nonché di ricostruire la fitta rete commerciale creata da Salvatore Ribaudo, legale rappresentante e gestore dell’omonima impresa, unitamente al figlio Claudio, volta a rendere professionalmente al pubblico servizi fondati sul riciclaggio illecito dei rifiuti, non curandosi del fatto che gli stessi siano pericolosi o meno, e sul loro completo trattamento abusivo. L’Impresa “RIBAUDO SALVATORE” L’impresa Individuale “Ribaudo Salvatore” viene regolarmente registrata quale ditta di movimento terra e demolizione edifici nel 1988 e, solo nel 2001, viene iscritta all’albo dei Trasportatori dei rifiuti della Provincia di Palermo, accreditandosi per la raccolta ed il trasporto di rifiuti non pericolosi. Secondo le leggi italiane tali rifiuti avrebbero dovuto essere dalla ditta raccolti e conferiti, per il trattamento ed il successivo smaltimento, presso impianti autorizzati che avrebbero dovuto, a loro volta, accettare e timbrare gli appositi formulari volti al controllo della tracciabilità dei rifiuti trasportati. Dal 2001 ad oggi, secondo i Modelli Unici di Dichiarazione ambientale (M.U.D.), depositati dalla ditta presso il competente ufficio del catasto dei rifiuti, l’attività di trasporto dei rifiuti risulterebbe effettuata unicamente nell’ambito dell’esercizio gestionale del 2009. Le indagini hanno invece dimostrato come, nel 2012 e nel 2013, la ditta fosse altamente attiva in questo particolare mercato ed avesse relegato l’attività di movimento terra e demolizione ad un ruolo residuale, se non di copertura formale, per quello estremamente più redditizio di smaltimento di ogni tipo di rifiuti. Di fatto, anche grazie ai sequestri portati a compimento, si è dimostrato come la moltitudine dei trasporti di ogni tipo di rifiuto fosse coperta attraverso la redazione, svolta a cura della dipendente Veronica Ribaudo (nonché figlia del titolare), di false attestazioni documentali che indicavano prestazioni differenti rispetto a quelle realmente fornite (normalmente si riferivano alla movimentazione di sabbia). Le intercettazioni telefoniche effettuate hanno comprovato come Salvatore Ribaudo, collaborato nella gestione dell’impresa dal figlio Clauido e fedelmente coadiuvato dal dipendente Francesco Ginex, sia stato in grado di sovrintendere ad una fitta rete di clienti ai quali ha fornito, con conferimenti a cadenza giornaliera al costo medio di 250 euro a trasporto, servizi incontrollati di smaltimento e riciclaggio di rifiuti anche pericolosi con un devastante impatto ambientale e una preoccupante indifferenza per la salute pubblica. La discarica abusiva e le risultanze geologiche Per quanto riguarda lo smaltimento dei materiali prelevati, le attività di indagine hanno messo alla luce, oltre all’abbandono dei rifiuti letteralmente al primo angolo di strada, la realizzazione di un sito, di 4.000 mq circa, adibito stabilmente a discarica creato in un terreno da tempo trascurato dai legittimi proprietari per ragioni di eredità. In questo appezzamento i rifiuti venivano, talvolta, semplicemente dispersi sul terreno, altre volte occultati miscelandoli tra loro ed interrandoli in apposite buche realizzate e poi ricoperte con un escavatore. La dimensione dell’economia illecita realizzata dagli arrestati, riguardante soprattutto il settore edilizio, viene evidenziata sia l’elevato numero di mezzi movimento terra posti sotto sequestro che dalle dimensioni del blocco di rifiuti appiattito sul terreno di Falsomiele con un valore medio stimato di circa 6.500 metri cubi. Le conseguenze negative per l’ambiente sono di proporzioni allarmanti nella considerazione che i carotaggi eseguiti hanno dimostrato, tra i rifiuti, la presenza di materiali isolanti contenti amianto, eternit, rifiuti dell’attività di costruzione contenenti mercurio nonché terre e rocce contenenti sostanze pericolose; il tutto conferito senza alcuna protezione in un terreno permeabile ed altamente vulnerabile per la presenza di una falda acquifera da cui, peraltro, i vicini pozzi attingono per l’irrigazione delle colture ivi realizzate.