Maxi frode da 7 milioni di euro: in manette due imprenditori palermitani

Redazione

Palermo

Maxi frode da 7 milioni di euro: in manette due imprenditori palermitani
La guardia di finanza sta eseguendo sequestri di immobili, conti correnti e quote societarie

18 Gennaio 2016 - 00:00

Militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo hanno arrestato due imprenditori palermitani, Marco Matranga e Salvatore Calamia, che sarebbero responsabili, secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, di una gigantesca frode fiscale in materia di Iva, del valore complessivo di 7 milioni e 400 mila euro.  Nei confronti di questi e di altre 3 persone, le fiamme gialle stanno eseguendo sequestri di denaro, immobili e quote societarie fino alla concorrenza del valore complessivo del debito tributario. Indagati Giuseppe Guzzo, Pietro Levantino, Piera Amato, Rosaria Costa e Pietro Lusitano, Liborio Pinella (legale rappresentante de La Rivendita sas) e Giuseppe Pistone. I provvedimenti restrittivi richiesti dalla Procura della Repubblica di Palermo – Dipartimento Criminalità Economica – coordinato dal Procuratore Aggiunto Salvatore De Luca – sono stati emessi dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Palermo Nicola Aiello, il quale ha ritenuto particolarmente gravi le condotte di frode fiscale e il danno provocato all’Erario. L’attività investigativa ha tratto origine da una verifica fiscale effettuata nei confronti di una società attiva nel commercio al dettaglio di elettrodomestici, prodotti di elettronica, di consumo e di informatica. Nel corso della verifica è stato accertato che alcuni fornitori, sfruttando illecitamente il regime fiscale che regola i passaggi di beni tra paesi appartenenti all’Unione Europea, hanno acquistato da un fornitore di Madeira (Portogallo) e poi commercializzato sul territorio nazionale ingenti quantitativi di prodotti Hi-Tech, senza corrispondere la relativa Imposta sul Valore Aggiunto, attraverso un meccanismo denominato “frode carosello”. Tale sistema prevede la presenza di società c.d. “cartiere” amministrate da soggetti prestanome, che oltre a vendere i propri prodotti ad un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato, speculando sul mancato versamento dell’IVA, consentono una indebita detrazione da parte dell’acquirente compiacente, provocando, così, da un lato, un ingente danno alle casse dello Stato e, dall’altro, una “distorsione” degli equilibri del mercato e delle regole sulla concorrenza. Nello specifico, la società controllata ha acquistato da quattro imprese coinvolte nel traffico, prodotti, ad un prezzo particolarmente vantaggioso, con risparmi anche del 25%. Le persone arrestate oggi sono due soggetti che hanno gestito di fatto le società “cartiere” coinvolte nel meccanismo fraudolento.

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