Mafia, i carabinieri sequestrano i beni del boss Benedetto Capizzi

Redazione

Palermo

Mafia, i carabinieri sequestrano i beni del boss Benedetto Capizzi
Nonostante detenuto all'ergastolo impartiva ordini e tentò di riformare la commissione provinciale di Cosa Nostra

18 Gennaio 2016 - 00:00

Un’attività svolta dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Palermo, che aveva già portato al sequestro di beni per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro, ha consentito l’emissione, da parte del Tribunale di Palermo, del provvedimento di confisca a carico di: Benedetto Capizzi, classe 44, detenuto, a seguito dell’operazione denominata "Perseo". L'attività investigativa, svolta attraverso accertamenti patrimoniali sui beni sospettati di essere nella effettiva disponibilità dell'uomo, ha consentito di individuare un ingente patrimonio accumulato illegalmente. Tra i beni sequestrati, una villa di tre piani, intestata ad altro soggetto prestanome compiacente, per eludere le norme in materia di misure di prevenzione patrimoniale. Capizzi nonostante fosse detenuto e condannato all’ergastolo, a seguito di due condanne rispettivamente del 2006 e del 2008, non solo continuava ad essere il reggente del mandamento di Villagrazia – Santa Maria di Gesù, ma aveva anche in animo, dopo gli arresti di Salvatore e Sandro Lo Piccolo, di ricostituire la commissione provinciale di “Cosa Nostra” e di porsi al suo vertice. A tal proposito, emblematiche sono le conversazioni con il figlio, tramite il quale, impartiva le direttive per la gestione della consorteria e al quale perentoriamente raccomandava: “Se qualcuno vuole alzare la “cricchia” se la cali perché ci lascia la pelle, chiaro?…Pugno duro, hai capito? Pugno duro con tutti”. Merita di essere riportata la conversazione intercorsa in una riunione di mafia tra Giovanni Adelfio, Giuseppe Scaduto e Sandro Capizzi, in occasione della quale, secondo gli accordi presi da Scaduto con Benedetto Capizzi, venivano definiti alcuni tra gli aspetti salienti della Commissione Provinciale di “Cosa Nostra”: “…all’ultimo ci sediamo e cerchiamo di fare una specie di Commissione all’antica, cinque, sei, otto cristiani come si faceva una volta e quindi la responsabilità se dobbiamo fare una cosa ce l’assumiamo tutti”. Il provvedimento del Tribunale ha interessato i seguenti beni:   1 attività e relativo complesso beni aziendali dell’impresa individuale denominata “TAFURI MARIA” con sede in Palermo, esercente attività di movimento merci relativo a trasporti terrestri; 1 attività e relativo complesso beni aziendali dell’impresa individuale denominata “CAPIZZI MARIA RITA” con sede in Altofonte (PA), esercente attività di sbancamento terra, demolizione di edifici; 1 attività e relativo complesso beni aziendali dell’impresa individuale denominata “CAPIZZI ANTONINO GIOACCHINO” con sede in Altofonte (PA), esercente attività di sbancamento terra, demolizione di edifici; 1 intero capitale sociale e complesso beni aziendali della società “MEDITIN DI CAPIZZI ANTONINO & C. S.N.C.”, con sede in Palermo, operante nel settore dell’edilizia e dei trasporti merci; 1 fabbricato composto da più capannoni adibiti ad attività commerciali ed artigianali, sito in Palermo; 1 immobile composto da un fabbricato costituito da tre elevazioni fuori terra e un fabbricato costituito da una elevazione fuori terra, sito in Palermo; una villa unifamiliare sita in Campofelice di Roccella (PA); 1 autovettura.

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